giovedì 26 maggio 2011

La tua assenza è un assedio. Le donne raccontano Piero Ciampi



Video-promo-delirio (realizzato con immagini molto amatoriali), dello spettacolo prodotto dalla compagnia "Usa&Getta Teatro" di Siena.
E' una questione strettamente personale.
ps: (mai più i pantaloni sotto un vestito attillato....)

mercoledì 25 maggio 2011

*** go on!

E' brutto e fa male quando qualcuno approfitta della tua fiducia e della tua buona fede.
Ma c'è il sole e allora chisseneimporta.
Non hai da pentirti di nulla. Tu. Anzi, ora sai  meglio con chi hai a che fare.
Go on!

Quando l'amore è prudenza che spegne (Chi tene 'o mare - Pino Daniele)

Lui era un bell'uomo e lo sapeva. Lei era una bella donna ma non lo sapeva.

Lui si meravigliava quando qualcuno non si girava per guardarlo.
Lei si meravigliava quando qualcuno si girava a guardarla.

Lui camminava sicuro, spalle dritte e aperte, sguardo fiero.
Lei camminava veloce, come a voler scappare da lì, spalle curve e occhi altrove.

Si conobbero perché i loro figli frequentavano la stessa scuola ed erano amici.
Ma non fu subito.
Lei, come tanti altri, lo aveva notato per la bellezza: un padre giovane, dal look alternativo, bello come il sole. Tanto fiero quanto distante dal mondo. O almeno così sembrava.
Lui l'aveva notata per il carisma: piena di vitalità, sempre di fretta. La salutava ogni volta. Si sedeva accanto a Lei. Sorrideva e non diceva niente.

Fu Lei che un giorno prese l'iniziativa. "Sei il padre di ...?"
Iniziarono a parlare e sembrò interessante. Tante le cose da dirsi. Erano così diversi...
Lei scoprì con non poca sorpresa che Lui non era così altero come sembrava.
Lui confessò di averla sempre guardata con interesse perchè bella e intelligente.
Presero ad uscire insieme da genitori: accompagnavano i loro figli e intanto parlavano. Parlavano un sacco.
Poi uscirono anche da soli.
Con prudenza.
Lei era meravigliata che Lui così bello, fosse attratto da Lei.
Lui era meravigliato che Lei, così intelligente e affascinante, fosse attratta da Lui.
Lui fece scoprire a Lei che era bella. Lei fece scoprire a Lui che era simpatico.
Uscirono allo scoperto lasciando per un po' le loro maschere.
E poi appena provarono a scoprirsi davvero la prudenza diventò paura.


Alla fine Lui non era altero, era insicuro. Più insicuro di Lei, che era palesemente insicura.
Lui era un insicuro "arrogante". Lei era un'insicura "timida".
Ma sempre di insicuri si trattava.
E presto la fiducia vacillò sotto i colpi della loro prudenza.
Nessuno dei due riuscì a fare un passo avanti rispetto al proprio limite.
Si piacevano tanto ma restavano lì. Bloccati. Prudenti.
"Lui è troppo bello per me"
"Lei è troppo intelligente per me"
A furia di darsi prudentissime motivazioni del genere, fecero cadere un prudentissimo silenzio che spense il fuoco scoppiettante di quell'inizio estate.
E quando mesi dopo Lui l'aggredì di perché, Lei non seppe trovare risposte.
E non ci furono rimpianti del tipo "eh beh, chissà cosa poteva essere..."
Era chiaro che quel fuoco d'estate presto spento era tutto quello che ci sarebbe potuto essere.
Di fatto, nel loro esser tanto diversi, erano così uguali nelle loro insicurezze che invece di spingersi reciprocamente in volo, si lanciavano messaggi di prudenza.
No, non potevano proprio esser l'uno di aiuto per l'altro.

Nonostante il coraggio tardivo con cui Lui abbandonò il suo orgoglio e le voglie seduttive male espresse di Lei, quella volta fu proprio impossibile far tornare nuovo qualcosa che si era guastato.



martedì 24 maggio 2011

FuoriModaFuoriTempo / 7

Uomini e ego. Donne e ego.
Volevo scriverne, lo avevo annunciato.
Ma da quando mi son fermata a studiare tale materia, mi sono persa. Sono fuori tempo.
Già: sono tali e tante le rivelazioni di questi giorni che pare che il cosmo si sia ingegnato per offrirmi casi e spunti.
E allora chiedo tempo. Mi prendo tempo. Anche perché sbattere addosso all'ego monolitico di qualcuno non fa benissimo alla salute (di chi sbatte, ovvio) sebbene alla lunga, anche questo, non sia detto.
Alla lunga chi sbatte, incassa la botta, aspetta che il livido sbiadisca e poi va oltre.
Va oltre per forza e per amore (come si canta a Siena).
Chi si difende proteggendosi con il proprio ego monolitico a furia di rimbalzare gli altri, resta per forza solo.
Per forza, e non per amore.
L'amore, l'ego monolitico, lo ha per se stesso e mi sa che non sia esperienza che sia disposto a dividere e condividere. Ma non per cattiveria eh... per paura.
E dopo questa affermazione sono ancor più fuori moda.

lunedì 23 maggio 2011

*** colazione all'alba

Come le bottiglie di vino rosso dopo una festa. Vuote ma segnate.
Come le stelle quando il cielo è basso. Vicine ma silenziose.
Come l'onda del mare. Si gonfia, arriva, ti bagna le gambe e ti lascia per sempre appena un attimo dopo.
Come il giorno di festa. Malinconia da biasciare quando finisce.

Ma stavolta non ti chiedi perché. 
Questa vita è troppo corta per metter nei cassetti tempo da regalare con nastri e fiocchi d'oro a chi non sa di che farsene. Di te, del tuo tempo migliore. Delle tue parole. Dei tuoi sogni e dei tuoi bisogni.
E butta via, come fosse milionario, senza manco fare raccolta differenziata.

Massì: con tutti gli impegni che abbiamo, meglio dimenticarsene proprio del tempo.
Il tempo tanto, passa lo stesso, con le cose da fare e quelle da non fare.
Con quello che siamo capaci di dire e con quello che ci morirà in corpo.

Si. Meglio dimenticarsi.
Di se stessi, e talvolta anche di qualche altro.
Dimenticarsi delle parole (al vento).
Dei complimenti.
Delle lusinghe.
Delle promesse di chi tanto non mantiene.
Della superficialità che ti offende.
Delle brutte facce che ti giudicano.
Delle buone idee che all'improvviso son guaste.

Meglio farsi scivolare addosso quel che viene.
I sorrisi e le carezze.
Le calze nere e i giocattoli.
I morsi e le lacrime.
I segreti e i divieti.
Le colpe e le virtù.
L'innocenza e i vizi.
La lussuria e il candore.
La castità e la seduzione.
E e parole che pensavi piene di senso e che invece senso non ne hanno e ti fanno sbandare in un viaggio già meravigliosamente pieno di curve.

Meglio dimenticare ed evitare il battersi di petti e lo strapparsi di capelli.
Copioni già visti, buoni per i funamboli dei sentimenti; quelli che comprano odio e amore al discount, 3x2 come la carta igienica.

Che fatica sopportare tutto questo dolore ostentato per finalità diverse dal dolore!
Che noia tutto questo brutto spettacolo del nulla.
Che offesa questo nullo pregare un nessun-dio sordo e inesistente.

E tu che sai come non far dormire, sei una donna che non dorme mai.
Ma lasci dormire tutti.
Ci mancherebbe... rispetto lo chiamano.
Così domani saranno più riposati per il lavoro, le famiglie, le scappatelle, le merende, i proclami, gli inviti del mai, lo shopping, e il wellness.
Ma tu non ci sarai per nessuno.
Avrai da dormire e da sognare un nessundove meglio di questo posto qui. Già, questo posto qui, dove tutti son felici e tracimanti di gioia per una vita che non vivono se non a parole; tanta è la paura di sentire battere il cuore di gioia o di tristezza. tanta è la paura di scoprirsi generosi davvero o cattivi davvero.

Ma chissà che sogni fanno le anime candide della gente perbene.

Tu sei animale notturno e sai che tra poco la luce della luna lascia posto all'alba.
Da bravo vampiro ti chiuderai al buio. Almeno per un po'.

E poi è già domani: via per un altro giro di giostra.
Intanto sono già le 5.
La prima infornata di pane croccante, ha profumato l'aria. Ho anche la nutella.
Prendo e vado a mangiare.
Colazione all'alba, stamani!

lunedì 16 maggio 2011

Riflessioni 20 / quante?

Quanta gente ci sta in una città?
Quanta gente ci sta in un palazzo?
Quanta gente ci sta in una televisione?
Quanta gente ci sta in un cuore?
Quante persone ci stanno nel mio cuore?
*sospira e non sa rispondere*

(che bella novità la prossima carezza che verra')

sabato 14 maggio 2011

Perché? / 3

Domanda numero 1: perché mi manda in bestia chi non risponde alle domande (quelle facili, ovvio)?
Domanda numero 2: perché mi manda in bestia anche chi risponde a domande che non hai fatto?
(Terza domanda, diciamo, di riserva: sono molto intollerante?)

martedì 10 maggio 2011

FuoriModaFuoriTempo / 6

Vorrei dire tante cose. O meglio, avrei tante cose da dire.
Ma taccio.
Aspetto.
Aspetto che tutto tenda naturalmente all'armonia (o almeno spero che questo accada).
Ho sprecato tante energie a fare, brigare, spiegare, chiarire. Tutta polvere che si leva e annebbia le idee. Forza che se ne va.
No. Adesso che il serbatoio segna rosso fisso, è tempo di grandi economie. Le salite non si fanno se non necessario, le discese si fanno a motore spento.
E' proprio tempo di tacere. Fermare i pensieri. Fermare gli ormoni. Fermare anche il battito del cuore, così da non farsi prendere da pericolose voglie irrefrenebili. 
Accettare di essere impotente.
Darsi una morte apparente e aspettare il tempo migliore per tornare a vivere.

E poi, perchè devi sempre scegliere, inseguire, capire tu?
Aspetta (questo ti ripeti).
Il rischio che corri è di arrivare fuori tempo. Fuori moda lo sei già da un bel pezzo.


domenica 8 maggio 2011

*** voci che tornano, voci che fuggono

Tornano voci dal passato. Pare che dopo un po' di silenzio forzato, tutti abbiano molto da dire. Io invece, che parlo sempre troppo, dopo un po' di silenzio forzato mi metto zitta del tutto. 
Per me la naturalezza del dire non può avere "regolamenti" da osservare e se si tace lo si fa perché quel silenzio e' parte dello scambiarsi vita, racconti.

Fuggono voci del tuo presente. Anzi scappano (e ti accorgi che lo fanno) forzatamente. E' tale e tanto l'imbarazzo amplificato da questa poca naturalezza che c'è poco da dire. 
Anzi. Niente da dire.
Come sulle montagne russe: solo che qui non ti viene da urlare per l'emozione. E' tutto molto pensato e ben poco di pancia. Freddo. Calcolato.
Ma c'è chi vive solo di testa. E ha bisogno di dare nome a tutto e un peso specifico a tutto. Alle emozioni soprattutto.

Prima o poi, sia chi torna sia chi fugge, si compiace nel dare spiegazioni. Le danno a te che non le hai richieste e che te ne resti muta. Basita talvolta.
Magari e' un modo per chi parla di mettersi a posto l'alibi o farsi assolvere dal senso di colpa o rimediare alla figuraccia.
Mah. Tu non sei nessuno e di fatto non ne capisci molto, per cui guardi come guarda un pesce dall'acquario.

Ti resta sempre una perplessità: ma chi ti si avvicina, lo vede con chi ha a che fare? Ti pensa umano o a causa  della tua troppa pazienza e disponibilità, ti vede gia' munito di aureola e stimmate? 

Bene. Oggi il luna park (santuario compreso) e' chiuso. A prescindere. Non si concedono grazie ne' si fanno miracoli.

Per oggi sono solo io, in carne ed ossa e basta.     

sabato 7 maggio 2011

Perché? / 2

Perché c'è chi ci pensa prima?
Perché c'è chi ci pensa dopo?
Perché c'è chi non ci pensa mai?
Perché c'è chi se ne dimentica proprio?

(confesso che -appassionata di dettagli- qui qualche risposta me la do' ma non mi passa lo sdegno per la stupidita', la superficialità, l'assenza, l'egoismo)

giovedì 5 maggio 2011

RIFLESSIONI / 19 a piedi nudi sul palco

Mi trovo a piedi nudi su un piccolo palcoscenico e avverto una sensazione nuova. Piedi nudi sul legno. Fa freddo, non è una novità... a me fa sempre freddo, ma i piedi nudi sul legno regalano un piccolo piacere a cui non mi va di rinunciare e me la godo. Mi sento "dentro" un qualcosa che non so descrivere, ma "dentro".
Si parla di emozione, si scambia emozione e anche se sento di avere l'energia di un pulcino bastonato tutto scorre con armonia e nell'armonia.
Piero Ciampi su quel piccolo palcoscenico ci racconta d'amore, vita. Pronuncia verità assolute ed eterne. E ogni volta che ti soffermi su una frase ne cogli nuovi significati.
E' bello stare qui. Bello e breve e dopodomani finito.
Come un amore che ti travolge.

Pensi a te. 
A quanto sangue hai versato in nome dell'amore e quanto ne hai succhiato in nome dell'amore.
Che poi...bah!

Amore.

Mi viene da chiedere scusa.
Scusa, si.
Perché ogni volta che mi innamoro il resto del mondo d'improvviso sparisce. L'oggetto del mio innamoramento mi porta a non considerare come si deve quello che fino ad un attimo prima era tutta la mia vita. E così gli amori veri, quelli che ci sono sempre li dò per scontati. Anzi, danno anche un filino di fastidio. Eh, tolgono il tempo all'oggetto/persona/attività di cui son innamorata.

Ecco la sottile crudeltà che agisco e subisco: a chi si innamora basta l'innamorato, tutto quello che c'era prima appare superfluo. Quel resto di umanità che ami, ri-amato, diventa un insieme di file di denti al sole, direbbe il poeta, categoria "si dai, vediamoci" ma senza dire quando.
Perché non pensi a niente altro che al tuo sorriso. 
Vuoi solo che il mondo sorrida con te e non tolleri chi non può o non sa sorridere.
Va bene l'entusiasmo, ci mancherebbe. Ma a mio avviso oltre una certa soglia diventa egoismo. 
E di tanto egoismo si fa virtù.
Tanto i veri amori, sai che li troverai sempre e comunque lì, nei giorni di felicissima tristezza e di banalissima noia.
Si, li troverai lì sempre, anche se non avranno più il tuo indirizzo o una loro casa.
E non per spirito bohemien, ma perché la vita va avanti caparbia ogni giorno e domani chissà che succede.

Ecco su cosa mi trovo a riflettere qui, a piedi nudi sul legno, prima di uscire da questo "dentro", mettere le scarpe e rincasare.
Rifletto sui miei egoismi e le mie trascuratezze.

E allora chiedo scusa ai miei amori. I pochi che ho. So di aver abusato della loro pazienza.
Però sappiate che i miei innamoramenti mi travolgono e spesso bruciano veloci e velocemente diventano cenere. Voi, invece, amori miei, avete uno spazio assoluto. Perché quelli mi seducono e mi consumano e li voglio per un po', ma a voi vi amo. 
E questo "vi amo"  è per un tempo senza tempo. Anche quando tocca a voi essere innamorati ed egoisti. E mi lasciate lì. Dimentichi e storditi.
Vi vedo e mi riconosco e vi continuo ad amare.

tu precipitasti nella mia anima / ricordi che io ti chiesi: "ma tu chi sei?" / e tu mi rispondesti: "non hai capito?" / tu mi rispondesti: "io sono te"
Piero Ciampi

martedì 3 maggio 2011

FuoriModaFuoriTempo / 5

E mentre tutti guardano sognanti e fiduciosi al sole, all'improvviso diluvia -tuoni e fulmini compresi-.
Dal portone che ti offre riparo osservi con lentezza.
Vedi l'acqua che scorre per strada e che si porta via lo sporco, le vomitate di veleno inutili, il livore della rabbia, la bava della gelosia, i silenzi, gli sguardi duri e freddi. E ancora giù fulmini e funi di pioggia che travolgono e portano via i progetti del pomeriggio che ormai bagnati devono esser modificati, le telefonate, la fretta, l'ansia, il tempo di chi non ha tempo per un pensiero, la paura di chi non ha tempo per i sentimenti.
Costretti a una pausa forzata, dentro al portone una coppia "di mezza età" si scambia effusioni.
I turisti passano a frotte con impermiabili modello preservativo.
I ragazzi appena usciti di scuola se la ridono di tanta pioggia, si divertono del nulla coi capelli bagnati. Belli questi ragazzi tutti zuppi e urlanti. Sai che non sarai più "ragazza" ma pensi che adesso di tanta pioggia te la puoi ridere anche tu.
Si: prima o poi sarai una vecchietta sorridente, quel bel sorriso fatto di tutto che solo chi è vecchio può offrire.
E pensare che c'è chi impreca perché vuole il sole a tutti i costi!
Calma, il sole arriverà e ce lo godremo con chi ci ama e con tutto ciò che serve: le cose e le persone e le idee inutili se le sarà portate via la pioggia.


lunedì 2 maggio 2011

Quando l'amore è un'alba sconosciuta (Angelo della nebbia - Luciano Ligabue)

Aveva osservato ogni tipo di alba. Quelle piene di nebbia e foschia, grigie, quelle nere e buie, quelle rosse, quelle rosa, quelle gialline, quelle bluastre, quelle piovose, quelle dove il sole sembra scaldare.
E alla fine ci sperava ogni volta che arrivasse un po' di sole caldo.
Aveva soprattutto osservato ogni tipo di luna. Ogni fase della luna che mese dopo mese era più o meno alta nel cielo. Più o meno luminosa.
Conosceva ogni rumore della strada di notte. Conosceva il popolo della notte in periferia. Conosceva ogni parcheggio non troppo decentrato e neppure troppo buio, dove poter sostare con relativa tranquillità. 
Capitava sempre più spesso e per motivi svariati che di notte si trovasse a "viaggiare" con la sua auto e con la sua testa. Poi si fermava in uno di questi "parcheggi con vista" e perdeva un po' di tempo con carte e telefoni. 
 Alla fine arrivava la stanchezza e cercava il riposo sui seggiolini: coperta, bottiglia d'acqua e anche un piccolo cuscino. Un paio d'ore di torpore, che di dormire non se ne parlava proprio.
Sì, perché era così stanca che anche dormire era diventata una fatica inaudita. 
Poi, all'alba, via di ritorno verso una specie di casa, una doccia calda, una tazza di caffè leggero ed era tempo di rifarsi il trucco e buttarsi a pesce in una nuova giornata.

Certo, era da un bel po' che non era esattamente "un bel periodo" ma che avesse la forza di sopportare tanto a lungo, Lei non se lo immaginava. 
E comunque la forza l'aveva trovata. Per il momento era ancora viva, capace di pensare e fare e organizzare, sebbene nelle angustie delle avversità.
Aveva cercato e immaginato mille soluzioni. Ma non c'era niente da fare: o vendersi al miglior offerente e chiudersi in una nuova prigione fatta di debiti&ricatti, o aspettare un'alba finalmente ben illuminata e riscaldata dal sole.
L'aveva presa a ridere e se l'era fatta piacere così.

Lui se n'era andato molti anni prima, sebbene il suo fantasma di carne ancora occupasse e rendesse sempre più invivibile ogni spazio.
Altri Lui le avevano preso (più spesso rubato), quello che Lei in maniera assolutamente autolesionista ma sinceramente generosa aveva loro offerto o anche semplicemente prestato.
Di fatto, per un bel po', aveva creduto possibile di trovare qualcuno motivato ad amare tutto quel che Lei adesso era, ed aspettare che Lei tornasse ad essere Lei.
Ma quelli che ne sapevano di cosa davvero fosse Lei? 
L'avevano conosciuta già delusa, impoverita. 
E nessuno coglieva nei suoi occhi e nei suoi gesti la voglia, la speranza, la gioia che ogni volta Lei cercava di far rivivere. Nessuno la guardava davvero per quel ciclone di vita che era, neppure quando - nonostante tutto- era Lei ad aiutare e capire e accudire loro.
Così aveva dovuto rassegnarsi all'idea che nessuno poteva amare quel caos e li aveva visti scappare tutti. 
Prima o poi. Scappare.
Lei, aveva sofferto per tutti. Per quelli che aveva amato e per quelli che aveva solo pensato di amare.
Ogni volta si era consumata di perché. Ma un perché non c'era mai. Non era amore. Tutto qui.
E adesso le restavano quella piccola utilitaria, la notte, la luna e l'alba. 
E questo era lì, tutto per Lei. Uno spazio in cui era sola per scelta.

Restò di sasso quando in quell'alba di primavera si accorse che una persona la stava aspettando.
Sapeva che nessuno poteva vederla quando si appisolava dentro la sua utilitaria. 
Che diamine: quei bellissimi oggetti che si mettono ai vetri per impedire al sole di entrare li avevano inventati per Lei!
Eppure quell'uomo stava lì, a pochi metri dalla sua macchina, appoggiato ad un'altra macchina, immobile nel freddo del mattino. E guardava fisso verso di Lei, o meglio, verso la sua auto.
Lei si spaventò. 
In pochi secondi pensò al da farsi. Le veniva solo in testa di scappare. Cercò il telefono: e per chiamare chi?
Niente da fare: era sola. 
Liberò completamente i cristalli. Inutile perder tempo.
Mise in moto fingendo calma ma sentiva solo il battito accellerato del suo cuore.
Lui a quel punto si mosse. Le fece cenno di stare ferma. E mentre lLi tentava di fare manovra Lui le chiese di aspettare, di non avere paura, che voleva parlarle un attimo perché la conosceva. 
Pronunciò il suo nome. 
"E che ne sa questo del mio nome, di me?"
Provò a placarsi e ragionare. Alla fine era un giovane uomo senza armi, dall'aspetto perbene. L'avesse incontrato alle 11 del mattino o alle 16 del pomeriggio non avrebbe reagito così. 
Lasciò il motore acceso e aprì appena il finestrino.
"Chi sei, che vuoi?" le chiese in maniera aggressiva.
Lui si affrettò a presentarsi e le mostrò un tesserino che attestava che era un poliziotto.
Anche se non aveva commesso reati l'ansia di Lei, se possibile, crebbe.
Lui le disse che andava bene anche se lo lasciava fuori dall'auto, però voleva parlarle un solo minuto.
"Che vuoi?" ringhiò Lei "perchè sai come mi chiamo?"
"Giorni fa - iniziò Lui - una notte ero di servizio con un collega e, se ricordi, ti chiedemmo i documenti, proprio in questo parcheggio. Tu avevi un computer acceso e una piccola pila che ti faceva luce. Mi sembrò strano. Per questo ricordo il tuo nome, ma non il cognome, stai tranquilla".
Sorrise Lui. Lei no, non sorrise ma ricordava certo che ricordava. 
Col motore sempre acceso, aggiunse: "Beh, e allora? Che vuoi?".
"Non è la prima volta che ti vedo passare le notti nei dintorni, in questa auto col computer acceso o con la penna a scrivere...al buio. Con il freddo. Perché?"
"E' proibito forse?" disse Lei ancora sostenuta.
"Il punto non è questo, magari... certo, potrebbero venirti a chiedere spiegazioni, ma non è questo il punto..."
"Scrivo - si affrettò Lei - faccio ricerche per un mio prossimo lavoro. Poi mi viene sonno. Ci viene giustamente consigliato di non guidare se stanchi, così mi metto in marcia solo dopo che ho riposato un po'. Soddisfatto?"
Lui sorrideva, calmo.
"Perdonami, non volevo spaventarti. Ho finito il turno di notte e ho deciso di aspettare per poterti parlare e capire se va tutto bene. Adesso vado a casa. Abito fuori città. Ci metterò un'oretta. Ho una moglie e un bimbo di 8 mesi che mi aspettano..."
Lei stava per aggredirlo con un sonoro "e chi se ne frega" ma le morirono le parole in bocca.
"... se dormi poco e devi guidare, accetta questi. C'è anche il mio recapito. Se hai bisogno,  chiama. E prendi questo lavoro e queste ricerche un po' più alla leggera. Qualsiasi sia la cosa che cerchi non la troverai mica in questa macchina?"
Era una piccola confezione di cioccolatini col caffè dentro. Insieme agli cioccolatini un pezzetto di carta con il suo nome, cognome, l'indicazione dell'ufficio di polizia dove lavorava e il cellulare. Sorrideva in maniera disarmante.
"E che ne sai cosa cerco e dove trovo... Oltre al poliziotto, fai anche il mago e l'angelo custode?"
"Non ci penso proprio - disse Lui -. Scusa se sono stato invadente, davvero. E' che vederti qui, spesso, beh, insomma..."
Lei colse più preoccupazione che curiosità nella sua voce; capì di essere stata scortesee tentò di riprendersi: "volevo dire, grazie, ma davvero va tutto benone. Però grazie. Grazie davvero. Dai vai a casa che adesso vado anche io e saluta tuo figlio...come si chiama?"
"Nicolò. con una sola c".
"Beh, saluta Nicolò" finalmente Lei si distese. 

Lui sparì nella sua auto.
Lei si chiese per un bel po' di tempo il perché di quell'incontro. 
Lui poteva farle mille domande, ma di fatto non le aveva chiesto niente. 
E chissà se davvero era stato sincero. E chissà che voleva davvero. Magari aveva pensato che Lei si prostituisse o chissà cosa...
E chissà perché aveva passato del tempo ad aspettarla.
E chissà, e chissà, e chissà.
Le piacque poi pensare che talvolta c'è gente perbene che si preoccupa del prossimo. 
Lui la credeva in difficoltà. E in effetti, si disse, non è propriamente "un bel momento". In cuor suo, sperò che Lui non se ne fosse accorto affatto: alla fine aveva la sua dignità seppur spettinata e pallida come quell'alba.  

Le restavano cioccolatini al caffè, un nome, un cognome, un pezzo di carta, un numero di cellulare. E la vaga impressione di essere sembrata una perfetta cretina in stato confusionale.
Ma poi, pensandoci bene, non si era sentita giudicata da Lui. 
"Va bene così", si disse. Si mise in viaggio verso casa.

Non lo chiamò mai, ma conservò quel numero.





domenica 1 maggio 2011

Quando l'amore passa da una tazzina rotta (Dedicato - Loredana Bertè)

Non riusciva a capire perchè. E non voleva manco che accadesse. Però, quando si fermava a pensarci un po' su, si rendeva conto che a Lui aveva dedicato e continuava a dedicare il suo tempo migliore, la poca passione che ancora aveva nel sangue, i sentimenti più nobili e puri.
E non capiva il perchè: Lui era straordinario è vero, ma a modo suo. E poi a ben pensarci Lui non le piaceva fisicamente, Lui era l'amico ideale di ogni donna, Lui era un seduttore per mestiere, Lui era fondamentalmente un'egoista.
Lui la deludeva costantemente.
Magari quendo c'era, c'era tutto, ma era una sensazione che durava poco, il tempo di togliersi la voglia.
Però Lei pensava di amarlo e in nome di questo amore lo accoglieva così com'era. Da sempre. Soffrendo e sorridendo.
Anche adesso, che avevano deciso di restare amici.
Lei aveva provato ad avere una storia con un'altro, ma (chissà perchè) non era come Lui.
E Lui - che nel frattempo strapazzava una ragazza a sera - appena lo aveva saputo c'era rimasto malissimo, aveva incassato il colpo e, raccontando/si di sentirsi liberato dal peso di averla lasciata, aveva iniziato a frequentarla con maggiore assiduità. Per Lui era davvero una gran figata essere amici dopo una storia, anche se fondamentalmente amava sentirsi ancora desiderato, rimpianto da Lei.
E il bello è che Lui era candidamente sincero nel non rendersi conto di quanto male continuasse a farle.
Lei sentiva che Lui non era mai stato davvero "roba" sua, però continuava a sperare che con il tempo cambiasse, ci ripensasse, decidesse di crescere e tornare con Lei.
A pensarci bene le poche storie importanti che Lui aveva avuto erano state con donne impossibili, donne che non potevano andare bene, così era certo di restare lontanissimo dalla parola "impegno", "responsabilità".
Però Lei con quelle donne non c'entrava niente. Lei si era sentita davvero speciale per Lui.
Anche quando Lui le raccontava bugie e fuggiva dai sentimenti mescolandoli al sesso.
Poi si ruppe una tazzina da caffè e con quella un equilibrio.
Lei sapeva che Lui era in zona, e e sperava che sarebbe passato a salutarla almeno per un caffè. Aspettò tutto il pomeriggio. Ma Lui non si fece vedere e neppure sentire.
Era successo mille altre volte.
Aspettando aveva apparecchiato per un caffè. E mentre stava riponendo le tazzine non utilizzate una cadde.
Lei vide in quei mille pezzi, i pezzi di se stessa.
Provò orrore: non voleva neppure pensarsi così.
Ma fu subito chiaro che i pezzi di quella tazzina non avevano a che fare con l'attesa di Lui. Non era la storia da rimettere insieme.
Anzi, fu subito chiaro che di Lui e delle sue mezze verità, non gli importava proprio niente.
La vera bugia era quella che Lei raccontava a se stessa: aveva chiamato amore una raffinata specie di masochismo.
Ma l'amore è un'altra cosa, pensò, e i pezzi da mettere insieme adesso erano i suoi di Lei.
Alle donne accade spesso. Ma spesso sanno anche guarire.
Si mise un bel vestito e uscì, era tempo di comprare tazzine per caffè nuove di zecca.

 


Perché? / 1

Perché abbiamo sempre bisogno di ciò che non abbiamo?

(si accettano risposte, proposte -non di matrimonio-, idee in ordine sparso)