sabato 27 ottobre 2012

***teoria&pratica 1

Ho conosciuto e, per  tragico errore, amato gente che evita la pratica e si dedica alla teoria fino a stravolgerne le regole. Questa gente arriva al sofismo e da lì distrugge la filosofia, la sublima in qualcosa di volatile, indefinibile, surreale, inesistente.
Sostiene la verità di tutto e il contrario di tutto e per di più un tutto possibile ma - al contempo- anche inaccessibile. Cerca perennemente ma non si sa cosa, poi perde perennemente qualcosa ma non si capisce cosa. E così, se provi a seguirlo, ti confonde.

Gente, appunto, non persone.
Le persone non fanno la filosofia della gioia, dei dolori, delle solitudini, degli amori e in generale della vita. Le persone la vita la vivono, come sanno, come possono, come gli riesce, poi magari provano a parlarne. E chi è più dotato con le parole ne parla meglio di un altro, ma quel che conta è la pelle segnata.

La gente, certa gente invece, la pelle l'ha liscia e profumata come il culo di un neonato.
Certa gente è solo chiacchiere e distintivo: pipponi mentali e pipponi fisici.
Guai a lasciarsi coinvolgere davvero da qualcosa che non sia il proprio ego.
Guai a innamorarsi di qualcosa che non sia il proprio ego.

E questi avrebbero anche la faccia di spiegarti il senso vero del vivere vero.
Di fatto ci riescono. Per negativo: sono l'estremo contrario. Il paradosso.
Sono gente. Parlano e tacciono, appaiono e scompaiono solo per dimostrarti che esistono. Ma vavava.

Io sto con le persone. Quelle che si sbucciano le mani, ti rispondono al telefono, corrono, sbagliano, fanno tardi anche se si alzano presto, non portano l'orologio, stonano, ridono e piangono ma non abbassano la testa se a un certo punto tu sei rimorso e rimpianto per loro. Senso di colpa. Rabbia per averli tanto amati da averli così ben capiti. 

Io sto con quelli che cambiano idea e sanno vedere i cambiamenti nelle persone.e sanno che vuol dire esser una persona, avere a che fare con una persona.

Io sto con le persone, e le persone hanno anima, cuore e personalità. Provano emozioni.

La gente, nell'ipotesi migliore, è solo brava a venderti un'immagine che ovviamente è costruita in laboratorio, ma che è priva di ogni calore e colore.

Sì, io sto con le persone.


sabato 13 ottobre 2012

Lettere & Cartoline / 5

Carissima e dolcissima Figlia,
di te mi parlò tempo fa tua madre.
Fu una situazione buffa. Io ero andata da lei per sapere di mia figlia, per la quale aveva (e spesso a ragione) poche parole di elogio. Le aveva sempre dato fare la mia creatura, non era un rapporto idilliaco il loro. Ma quel "dovercisi dedicare" era parte del suo lavoro. E la tua mamma lo faceva, perché non  tutti gli allievi son come si desiderano.

Altro discorso sono i figli.
E infatti le si illuminò il viso raccontandomi di come, con successo, stavi concludendo la scuola superiore. Mi disse che era vicino il tempo in cui avresti dovuto scegliere cosa provare a fare da "grande". E mi raccontò che ti sarebbe piaciuto fare un lavoro simile al mio.
Così mi chiese quale, a mio avviso, potesse essere la strada migliore e lo fece con tutta l'apprensione e la voglia di capire che una madre ha quando si tratta di una passione, di un desiderio, di una voglia anche effimera di un figlio. Si capiva che vedeva in te grandi qualità e che per nessun motivo avrebbe mai voluto vederle "sprecare". Voleva il meglio.
Proprio come me per mia figlia: il meglio. La felicità.

Ora mi costringi a mille domande: cos'è il meglio? E come facciamo noi madri a sapere cos'è la felicità di voialtri figli se spesso non siamo felici noi per prime?
E ancora: ma poi, che cos'è la felicità?

Forse sono stata felice quando sono diventata mamma.
E questo mi fa pensare che quando lei ti strinse a sè la prima volta, io ancora non immaginavo che anni dopo avrei fatto la stessa esperienza.
È per quello che si prova in quel preciso momento che adesso, pensando a te, ho nel cuore anche lei.
E un pugno allo stomaco. Un male sordo. Un silenzio che fa impazzire.

Ora mi costringi a pensare se ci sia mai un pensiero per una madre che adesso vive quello che vive lei. E spero di no. Spero che non ci siano pensieri da pensare.

Vedi, figlia bella e dolcissima, ho sempre difeso ogni tipo di scelta personale quando qualcuno mette in gioco se stesso. Anche non condividendola. Provando solo ad accettare senza giudizio.
Perdonami se adesso non ho una visione così lucida e fredda e distaccata.

Se infatti riesco a mettermi nei tuoi panni di figlia, non riesco neppure ad accettare di mettermi nei panni di tua madre.
E se sento quasi disperatamente confortevole il vuoto che hai deciso di abbracciare lasciando il tuo giubbetto sul quel tetto, non riesco manco a guardare l'orlo del baratro in fondo al quale immagino essere adesso quella tua mamma, che solo al tuo futuro, parlando con me, pensava.

Ora mi costringi ad altre mille domande e non trovo pace: perché tanta inaudita fragilità che diventa un così terribile coraggio? Perché tanta impotenza? Perché tanto dolore?

Fragilità, coraggio, impotenza, dolore.
Quelli tuoi, figlia bella e amatissima che metti 5 metri tra la tua vita e il mondo, quelli di tua madre che forse adesso non sa più cosa sia vita, mondo, tutto finito dopo quei 5 metri.

E quelli miei, che son qui col cuore gonfio e gli occhi gonfi, incredula che una cosa del genere possa davvero accadere.
E poi quelli di mia figlia che si organizza per venirti a salutare e soprattutto per venire a salutare tua mamma.

Lei, mia figlia, mi ha detto con sgomento quando sono rientrata, che la ragazza di cui arrivavano notizie da ore, eri proprio tu.
Lei, mi ha vista trasecolare, e ha capito e abbracciato le mie lacrime di madre.
Lei, che adesso con le sue compagne parla di tua madre e dice che domani la verrà a trovare e che temo non sia preparata ad incontrare il lato più intimo e vulnerabile una donna che non ha mai visto come una mamma ma come un'insegnante.
Poi saluterà anche te, non ha capito mi ha detto, la tua scelta di oggi, ma ha capito che dovevano esserci tue ragioni profonde. Insindacabili.
"Mamma - mi ha detto- è una cosa gravissima per tutti, siamo tutti troppo piccoli davanti a cose così".
Poi mi ha pregato di smettere di piangere ma non riesco.
Mi sento proprio inadeguata, colpevole, incompleta sia come figlia che come madre.
E non sapendo a chi rivolgermi, invoco e supplico un qualsiasi angelo della pace. 
Se  c'è, che ci venga a trovare, e pace regali a questi nostri cuori che non trovano risposte, perché di risposte forse non ce ne sono. Solo tormento: il tuo a cui forse hai voluto metter fine, quello di tua madre che temo non avrà fine, il nostro, troppo piccoli e inutili davanti a queste cose.
Maledetto tormento!
Se solo sapessi pregare chiederei solo pace. Per tutti questi cuori. Pace.




lunedì 8 ottobre 2012

Lettere & Cartoline / 4

Cambia lo superficial
cambia también lo profundo
cambia el modo de pensar
cambia todo en este mundo...

... y así como todo cambia 
que yo cambie no extraño



mercoledì 3 ottobre 2012

Epifanie / 23

Le relazioni hanno più di una sfaccettatura. Non sempre quello che si mostra o si vede fuori, corrisponde a quello che si vive dal di dentro.
E in genere le bugie che ci raccontiamo servono a farci sembrare più rosa, quello che così rosa non è.
Si  sa che son bugie, ma se servono a farci stare meglio...
E tocca dire che il famoso fine giustifica il famoso mezzo.

Auguri!

martedì 2 ottobre 2012

FuoriModaFuoriTempo / 16

Ci sono immagini che ti riportano in luoghi che hai vissuto e sentito tuoi.

Una fotografia e sei in un interno. Sei proprio lì, in quella stanza: senti l'odore. Quel misto di profumi che ti ha segnato l'anima, perché pensavi fosse casa, o così ti avevano fatto credere.
Un bel soggiorno accogliente fatto di luce anche quando la luce non c'è.
Un soggiorno con un divano e pieno di oggetti e significati. Bicchieri, dischi, libri, fogli, chiavi, menta e basilico. E ancora. Caffè, incenso, candele talvolta, cartoline, bigliettini e calamite.

Un grande tavolo sempre occupato da qualcosa.
Un tavolo su cui mangiare, lavorare, fare l'amore.
Un tavolo che è caldo come il legno di cui è fatto

Quello è un mondo intimo fatto di complicità, disponibilità, sincerità: la tua almeno.

Poi ti svegli e torni al presente.
L'onda di tenerezza si vela di delusione: quel tempo era fuori tempo già allora e tu eri un riempitivo fuori moda già allora.
Non significavi niente.

Ripensi a quel tavolo e ti accorgi che ha fatto bene il suo lavoro: è servito soltanto a consumare.
E si è consumato di tutto lì sopra...

Le migliore delle pietanze servite: paté della tua persona con macedonia dei tuoi migliori sentimenti.
Pare che il commensale se ne sia nutrito con voracità anche se non ricorda neppure se ha o meno gradito.

Sorridi.
Anche questo esser sempre coi pensieri fuori luogo lo chiamano vita.