Foto di Mattia Costantino |
A noi umani, che
sotto una parvenza di evoluzione nascondiamo il nostro sentire più animale, più
che le parole sono i gesti a muovere la coscienza.
Così anche un semplice
abbraccio può scardinare una liturgia consolidata, scandita da ritmi scritti da
secoli di consuetudine e creare meraviglia.
Lì, sotto un sole
che toglie le forze, con coraggio, orgoglio e fierezza, Daniela e Laura rappresentano
due popoli che stanno per sfidarsi in una giostra che è guerra.
Sono due donne, ma
sono anche due soldati.
Eppure si
abbracciano, si sorridono, si accompagnano.
Accolgono così quel
tempo che poi dovrà dipanare le sorti dei loro destini.
Un gesto piccolo,
intimo, spontaneo da muovere lacrime e chiudere lo stomaco.
Un gesto fatto in un
momento sbagliato e che proprio per questo si impone all’attenzione, spalanca
gli occhi di meraviglia e diventa urlo di bellezza che inghiotte tutti, anche i
più distratti.
Il “qui e ora”
taglia le gambe a ciò che è stato e anche a ciò che dovrà essere.
Esiste solo quell’abbraccio
e quell’attimo diventa luce.
Tutto è troppo
inconsueto e tutto è straordinariamente perfetto.
Perché quelle due
donne rappresentano molto più di quello che si vede.
In quell’abbraccio ci
sono paura e coraggio, forza e amore.
In quell’abbraccio c’è
tutta l’umanità di cui abbiamo bisogno, tutta la verità che ci serve, tutta l’intelligenza
che ci permette di capire.
Daniela e Laura regalano un frammento di
verità.
Quella verità che permette al Palio di
essere gioco che diventa vita vera.
Una vertigine che racconta la potenza
dell’esserci, del tenersi stretti, del sapersi ancora umani.
Grazie a entrambe per tanta bellezza.