martedì 28 giugno 2011

Post-it / 8 leggi fisiche

Mi ricordo il libro di fisica del liceo che spiegava il principio di azione/reazione così: "se dai un pugno nel muro ti fai male".
Non fa una grinza, ad azione violenta ricevi risposta violenta.
Ora, ammesso che di fisica e chimica non ne ho mai saputo niente e non me ne sono mai interessata, ma a quale legge apparterrebbe il principio per cui: più tratti bene qualcuno e più quel qualcuno se ne approfitta?
Dev'essere una legge cosmica o fisica o chimica di cui io non so niente.
Ma una legge deve esserci perché è una dinamica che si ripete puntuale come un orologio svizzero e precisa come la matematica.
Intanto me lo segno.
A casa ho un libro regalato da un'amica che si intitola "Gli uomini preferiscono le stronze".
Io che sono solo biondastra e quindi proverbialmente stupida, partirò da lì.
Poi magari mi metterò a studiare sul serio metodi di raggiro di menti innocenti e strategie di manipolazione... non che mi ci veda eh, son più cogliona che lunga.
Ma non è mai troppo tardi diceva Alberto Manzi  (o almeno credo che si chiamasse così) e poi si vedrà chi dà il cazzotto e chi è il muro.

domenica 26 giugno 2011

Perché? / 6

Perché certe cose le sai prima? Ma così prima che è proprio inutile parlarne, aspettare conferme, chiedere?
Eppure sarebbe bello talvolta essere sorpresi!
Ho anche scoperto che la chiamano l'indecisione della banalità.
O forse sarà la banalità degli eterni "solo apparentemente" indecisi?
Mah...

sabato 25 giugno 2011

Quando l'amore è questione di dettagli (Le onde - Ludovico Einaudi)

Finalmente Lei aveva due ore di vuoto totale. Niente da fare. Niente a cui pensare. Stesa sul letto, dall'ampia finestra dell'hotel guardava la piscina. Ma era una giornata troppo freddina per approfittarne.
Si accorse in quel momento che era sola. Ma sola davvero. Stava bene.
Pensò all'affermazione di un amico che la sera prima le aveva detto: "Tu non hai bisogno di un uomo, ne puoi avere quanti ne vuoi. Hai bisogno di affetto"

Dettagli.

Lei aveva risposto che non voleva uomini. Non più.
E quell'affetto era impossibile. Non l'aveva trovato mai se non in briciole che si era fatta bastare e che mai più avrebbe elemosinato.
L'ultima volta che si era innamorata davvero era stata la prima volta in vita sua che aveva amato davvero.
E faceva ancora molto male.
E Lui le aveva mangiato il cuore pezzo dopo pezzo.
E un cuore adesso non lo aveva più. Per questo aveva trovato pace, una sorta di anestesia.
E il bello era che Lui manco se ne era accorto, manco lo aveva capito e piano piano era calato il silenzio su quel dolore perché era stato difficile dire quello che c'era da dire, e non era stato capito o non si era voluto capire.
Lui aveva saziato parte di una fame simile a quella di Lei.
Al buio, di nascosto, talvolta in modo umiliante.
Poi era passato a cercare altro cuore da mangiare, perché di quello si nutriva.
Ma la fame restava e per motivi diversi.

Dettagli.

Lei no, non avrebbe più amato un uomo.
E poi nessun uomo l'avrebbe mai portata al mare. Era una sorta di "scandalo" per l'anima.  E Lei non voleva più stare al buio.
Si mise il costume e nonostante il freddo, decise di scendere in piscina.
Scivolò nell'acqua fredda e si meravigliò che quel freddo riuscisse a scaldare i suoi amari e silenziosi pensieri.
Si sentì leggera, pulita, pura. Lei non aveva mai detto e non si era mai detta bugie.

Dettagli.



mercoledì 22 giugno 2011

RIFLESSIONI / 24 sangue amaro

Impegni, appuntamenti, occasioni, ombrelli, persone perdute per mancanza di tempo e/o attenzione. Che differenza fa?

Pensi cose che poi non traduci in parole. Immagini progetti che poi non diventano realtà. Vuoi fare cose che per mille motivi non fai. Rimandi perché tanto c'è tempo o perché non vuoi trovare tempo. 
Ma tempo poi non c'è davvero e la vita passa anche per chiedere scusa a sé stessi.

Trascuri attenzioni che ricevi perché sei troppo preso dal tuo egocentrismo. Sei abituato alle attenzioni. Ti sembra addirittura naturale riceverle. Dici mille volte al giorno "grazie", "bello", "bella", perché non sai più che cosa vuol dire quella parola. Non guardi più nessuno negli occhi, o meglio: non guardi più negli occhi coloro che dai per scontato che restino sempre e comunque lì, tanto quelli ti vogliono bene ad ogni ora, ad ogni costo, in ogni modo. In tutte le stagioni.
Ma le stagioni passano veloci e la vita passa anche per dire un "grazie" col cuore e guardare chi o cosa  è davvero "bello" o "bella".

Ora, io penso che sia vero che chi ti vuole bene resta lì comunque e sempre e gratis.
Ma credo anche che questo bene vada rispettato, coltivato e onorato con verità. E non con mezze bugie "a comodo".
Se ci si fida a metà, si vuole bene a metà. E per me vuole bene solo chi si fida.

Ma il problema è più a monte.
Ci sono quelli che fanno le riunioni di famiglia, e sono famiglie piene di amore che ti ricaricano le pile. E tornano a casa pieni di bei ricordi e belle speranze. 
Ci quelli che quando fanno le riunioni di famiglia preferirebbero avere la febbre terzana. Ci vanno per convenzione, sanno che si sparla del parente di turno, che non si vede l'ora di alzarsi dal tavolo del convivio per andare via, sanno che la parola amore lì proprio non esiste.
Ci sono sono famiglie che sono tali solo all'anagrafe e famiglie di gente che a malapena si conosce ma che si sceglie per affinità elettiva e naturale.

Ora succede che, sopratttto coloro che hanno una famiglia solo all'anagrafe, si trovino incerti e insicuri negli affetti: o troppo timorosi nel viverli con serenità, o troppo affamati di volerne godere.
C'è poco equilibrio, molta emotività, tanti nervi scoperti.
E queste persone o danno poco, o danno troppo. Sempre a loro danno.

Perchè non hanno una madre che li ha sempre ri-abbracciati qualsiasi cosa sia successa, o un padre che alla fine, anche se burbero, li ha guardati con orgoglio. Non lo sanno cos'è una famiglia. Lo immaginano dai film e dalle pubblicità. Ma non lo sanno.

Per queste persone amare è davvero una cosa che si fa gratis. Lo hanno imparato sin da piccoli, perché non si può non amare un padre, o una madre, o un fratello, o una sorella anche se non è come la si vorrebbe. Si ama e basta, anche se nessuno ti carezza, o ti ringrazia, o ti vede, o ti riconosce. Tu esisti, sei grato di esistere e ami chi ti ha permesso di esistere. Ami gratis.
E queste persone, sono abituate così, ad amare anche chi le ferisce, convinti che sia l'unico modo per vivere da uomini.

E poi è chiaro che qui mi brucia qualcosa e non è colpa del caldo: sei nato e cresciuto a due metri di distanza da una persona con cui hai passato momenti divertenti, felici, tristi, con cui hai una confidenza profonda al punto che dopo 40 anni ti fa prendere addirittura in esame l'idea di condividere il quotidiano. Tutto meraviglioso fin quando, davanti alla prima scelta davvero importante che gli viene posta da terzi e che suona come "l'uno o l'altro", sceglie sé stesso senza manco pensarci o parlarne o spiegare magari in privato dal momento che fin lì eravamo arrivati insieme.

Avrei dovuto esser contenta per questa persona? Bah.
Non so: io ci resto sotto.
Mi ferisce soprattutto la facilità con cui uno si dimentica che "esisto", che dall'altra parte ci sono io, la vicina di culla nel reparto maternità.
E lo fa così, senza mostrare imbarazzo. O mostrandolo dopo.
Anzi, a dirla tutta, è un imbarazzo irritato che non ce la fa a guardarmi negli occhi perché magari sa anche di essere nel torto e sa anche con quale aggettivo classificarsi ma gli dà fastidio proprio questa consapevolezza: "lei non avrebbe fatto come me".
E' vero io non avrei fatto così. E anche se conosco parecchi aggettivi appropriati, non lo giudico perché gli voglio bene.
Va bene così
Gli voglio bene lo stesso, ma ci resto sotto.

Intendiamoci: non sono buona, né santa: sono scema. Poco rispettosa di me.
E sbaglio.
Perché poi anche in casi più stupidi e molto meno eclatanti mi capita così. Resto al palo. Non posso mai osare di chiedere. Mi si dice no. A prescindere.
"Ma come, tu che non chiedi mai, osi chiedere? E che succede? Ma siamo pazzi? E che vuoi????Tu???"

Evidentemente il voler bene così è "a senso unico": tu ci sei sempre e comunque e senza appuntamento, l'altro c'è quando c'ha voglia e tempo e non deve prendersi impegni.
Se ti lamenti dai anche modo di passare da rompicoglioni e far sì che l'altro/a si possa lavare la coscienza tacciandoti di essere mestruata.

Oggi io che penso di avere una famiglia elettiva, passo un brutto quarto d'ora. Perché prendo atto che manco quella c'ho.
E il peggio è che quella anagrafica mi è toccata così, l'altra me la sono costruita da me buttandoci del bel sangue e sudore.
Non è un bel bilancio.
Non è un bilancio che mi corrisponde: io valgo di più. E pretendo di più!
Ovvia, rimettiamoci a lavoro, che domani è un altro giorno!

CONSIGLI NON RICHIESTI / 4 e fregatene!

Talvolta prima tu. E fregatene!

lunedì 20 giugno 2011

Epifanie / 3

Chi ama la verità e non rinuncia alla verità è spesso costretto alla solitudine e alla malinconia del non esser accettato.

sabato 18 giugno 2011

Quando l'amore è diventare (Anche se non trovi le parole - Elisa; Fabri Fibra)

In procinto di finire gli studi e di cercarsi un lavoro per far felice la famiglia, Lui ancora non aveva trovato se stesso.
Sarebbe stato già in ritardo per un sacco di cose.
Non era certo quello che sognava. O almeno, non come primo desiderio.
Perchè Lui aveva una passione, un amore vero: cantare. E di fatto cantava, ma era arrivato ormai alla "vecchiaia" convinto di non riuscire manco a provarci sul serio. Convinto di non avere un'occasione di quelle che ti fanno dire: "vabbè almeno ci ho provato".
Dopo i vent'anni è difficile. Quando si vola verso i trenta sembra ancora più impossibile.
Soprattutto se il mondo della musica è quello che si vede in televisione.
Soprattutto se si vive in provincia e se si ha una vita "normale". Almeno in apparenza.
E ormai, l'unica cosa concreta a portata di mano era la laurea. I suoi sarebbero stati felici.
Almeno di questo. Ma Lui no.
Lui aveva negli occhi una malinconia che parlava d'altro. Si percepiva che stava accadendo qualcosa "dentro". Parlava poco, semmai sorrideva, schivo. Gentile e garbato con tutti, evitava di entrare nel personale mantenendo un distacco e una riservatezza che lo faceva sembrare ancora più grande della sua età.
Poi però cantava.
E come cantava.
Si metteva a nudo e si donava completamente, mettendosi in gioco fino in fondo, con un coraggio insolito per chi non è "del mestiere".
E lì si apriva un mondo che non si poteva non vedere. Perchè al di là del talento naturale e della tecnica, Lui ci stava mettendo se stesso. Quel se stesso tutto umano che cercava da tempo di essere e che non aveva il coraggio di mostrare. E così trasmetteva l'emozione di chi fa un percorso faticoso e doloroso per arrivare ad essere proprio quello che è. Comunque sia, qualunque cosa ne pensi il mondo.

Cantava bene ma il fatto che avesse una bella voce e una bella presenza scenica era diventato improvvisamente un fatto trascurabile. Chi lo ascoltava davvero percepiva vita, emozione, bisogno di dire tutto quello che si può dire con la voce, con il corpo, con l'anima. Rabbia e amore. Frustrazione e voglia di rivalsa. Solitudine e gioia di vivere.
Eppure fino ad un anno prima Lui non era così. Era solo un bravo cantante intonato.

Lei che aveva avuto spesso modo di osservarlo, cercò un modo per avvicinarlo. "Che succede di così doloroso e meraviglioso, perchè tu sia in questa sorta di stato di grazia?".
Lui le rispose e bastarono poche parole.
Lei lo incoraggiò a non mollare, ma non solo nell'inseguire il suo sogno di cantare, quello era davvero trascurabile. Lo incoraggiò a non mollare mai la sua voglia di diventare quello che era fino in fondo, di far brillare la luce che aveva quando cantava e finalmente lasciava andare ogni freno, ogni inibizione, ogni paura di giudizio.
Lui, qualche giorno dopo le scrisse una mail dove le diceva che grazie a quella chiacchierata aveva trovato il coraggio per fare un sacco di cose. E le raccontava tutte quelle cose. Ed erano tutte per Lui, per andare avanti verso la sua strada. E la ringraziava.
A Lei sembrò un regalo immenso.
E dopo tanto tempo che non le succedeva, Lei pianse di gioia.




venerdì 17 giugno 2011

RIFLESSIONI / 23 leggendo poesia

Io sono come la lupa, me ne vado sola e rido
dovunque sia, poiché ho una mano
che sa lavorare e un cervello sano


Leggevo questi versi di Alfonsina Storni, un personaggio per mille motivi affascinante e pensavo…
Ci sono anime che si donano totalmente, che si concedono alla felicità e al dolore più estremi.
Ma non per autolesionismo, per voglia di vita.
Sono anime che amano illuse e deluse nella loro speranza di essere capite. Perché sono forti e al contempo fragiliti. Perché sembrano bastar-si in ogni aspetto della loro esistenza ma in realtà, non si bastano mai. Soprattutto nelle emozioni, che hanno necessità di condividere.
E così sono facile preda di amori difficili, vissuti con tenacia e caparbietà. Amori ai quali non si prevede mai un “lieto fine”.
Perché queste anime, sanno ciò che vogliono e sembrano destinate a non trovarlo. Così, rimangono affamate di amore, curiose di vita, torturate da solitudini che fanno a dir poco paura a chi le incontra.
Eppure sono anime orgogliose, che non abbassano lo sguardo. In loro c’è una fierezza che conquista per quanto brilla.
Le vedi, se ne vanno in giro modeste, ma fiere di non dover mai dire grazie. Di non aver mai accettato favori, compromessi. Di aver pietito consapevolmente amore non per debolezza, ma solo per bisogno di amare.
E per queste anime l’amore è purezza e bellezza anche quando non è vissuto “a due”, anche quando è dolore, è privazione, è negazione.
L’amore è meraviglia da difendere con unghie e denti.
Costi quel che costi.
E’ un fatto personale, dove i limiti, i contorni, ciò che è bene ciò che è male, non può stabilirlo nessun altro che chi se lo vive.

Chi é colui che amo? Non lo saprete mai.
Mi scruterete gli occhi per scoprirlo
e non vedrete mai
che il fulgore dell’estasi.
Io lo imprigionerò
perché mai sappiate immaginare

chi ho dentro il mio cuore,
e lì lo cullerò, silenziosamente,
ora dopo ora, giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Vi darò i miei canti, ma non il suo nome.
Lui vive in me come un morto nella sua tomba,
tutto mio,

lontano dalla curiosità, dall’indifferenza, dalla malvagità
Alfonsina Storni


giovedì 16 giugno 2011

*** eclissi

Eclissi.
Sole nero, luna rossa.
Eclissi.
Eclissi di coraggio quando la paura oscura la parte più avventurosa dell'anima. Eclissi di vita quando la noia prende il sopravvento. Eclissi di gioia quando un dettaglio riesce a distruggere un'intera poesia. Eclissi di tristezza quando un solo pensiero regala un'emozione che è una scossa elettrica. Eclissi di attenzione quando un gesto arriva tardi.

L'eclissi più frequente è quella da noi stessi; dai nostri sentimenti.
Siamo troppo educati per dire e fare ciò che si pensa. O siamo troppo egoisti per immaginare che oltre a noialtri esistono i sentimenti e le anime delle altre persone.
Il sole si eclissa e diventa nero quasi a dire: io sono un'altra cosa rispetto a quel che credete. La luna invece si oscura e poi si fa rossa di vergogna. Ma poi la natura è più forte e riporta ogni riflesso al posto giusto. Alla sua armonia.
Eppure noi siamo rapiti da questo spettacolo. Che ci appare prodigioso.
Forse ci somiglia.
Quante volte giochiamo a nascondino con noi stessi?
Ci raccontiamo e raccontiamo al mondo come siamo, cosa vogliamo, cosa stiamo facendo e disfacendo senza manco crederci un po', almeno noi dico.
E invece lì tronfi e sicuri passiamo ore a pontificare di quanto c'è da fare e c'è da dire. Di quanto si sarebbe potuto fare e dire. Di quanto si potrebbe fare e dire per recuperare. E di quanto faremo (ma non si sa bene quando).
Protesi nel futuro, legati al passato, ci dimentichiamo che siamo qui e ora.
E che ogni cosa ha valore per quello che è quando viene fatta.
Che una parola detta due ore dopo non ha lo stesso sapore della stessa parola detta due ore prima.
E poi ci chiediamo cosa sia la vita. Ci lamentiamo.
Ah beh, io non lo so. So solo che il tempo passa. E forse questo è vita.
L'ho visto stasera guardando la luna. Perchè era così evidente il modo in cui minuto dopo minuto cambiava.
E invece le persone non le vediamo in cambiamento.
Non le pensiamo in evoluzione.
Non ci pensiamo in evoluzione.
Tra un qualcosa che non sappiamo cosa potrebbe essere e un qualcosa magari non bello ma che conosciamo già, ci aggrappiamo alla seconda scelta. Paura della solitudine.
Ricerchiamo amici che ci hanno deluso, amori che ci hanno fatto soffrire, persone che ci hanno fatto perder tempo. perchè si sa... loro son così. ma almeno li conosciamo già.
Poi magari scopriamo che loro son cambiati e perdiamo l'occasione di conoscerne tanti altri che non sappiamo come sono.
Chissà se la luna stasera, ignara della gente col naso all'insù, avrà avuto paura della solitudine.
Di certo ha avuto fiducia. Fiducia nella natura perché la natura riporta nella giusta luce i suoi pianeti.
L'eclissi è un'evento straordinario. Dove invece interviene l'intelligenza umana le cose non vanno così: si complicano.
Ci sono eclissi di orgoglio, di sesso, di abuso, di sfruttamento, di indelicatezza, di disonestà, di bugie, di denaro, di potere, di cuore, di insicurezza, di solitudine, di paura. E chi più ne ha più ne metta.
Capita un po' a tutti. E va bene così.
Ma noi in che cosa abbiamo fiducia? In quale forza riponiamo la speranza che tutto possa tornare alla naturale armonia se siamo i primi a non fidarci dell'amore?
Fidarsi ed amare.

E il vero guaio, la vera disdetta è che chi vive di eclissi, o meglio "eclissato" dietro a una maschera, non permette a nessuno di vedere la bellezza della sua luce.
Ecco.
Se esiste un peccato mortale, forse è proprio questo.


martedì 14 giugno 2011

Per l'anima / 6

Felice chi è diverso
essendo egli diverso,
ma guai a chi è diverso
essendo egli comune

Sandro Penna

(grazie dolce amico mio)

Post-it / 7 scosse telluriche

Poche ore fa di sensibilità scrivevo.
E mi viene da ridere a pensare alle scosse telluriche che "sopporta" la mia di sensibilità.
E ogni volta qualcosa si rompe. E si vede. E si sente.
I consigli di chi ti vuole bene sono: Sonia "usa", Sonia "ridi", Sonia "ma manda affanculo", Sonia "sii sanamente egoista", "Sonia dormi", "Sonia pensa solo a te".
E poi, poco fa, ua persona che ho nel cuore mi dice: "Sai, santa Teresa d'Avila diceva si piange più per le preghiere esaudite che per quelle non concesse".
Bah, io sono battagliera e non prego: a maggior ragione davanti al nulla vestito d'egoismo e di indelicatezza c'è poco da combattere, da sperare e da pregare.

Se c'è qualcosa da capire ancora, prima o poi si capirà...

lunedì 13 giugno 2011

*** sensibilità

Ci sono persone così sensibili da non essere capite. Sono persone che semmai vengono giudicate.
Sono persone che vengono spiegate da chi le incontra. E lì giù che si sprecano interpretazioni psicoanalitiche del cappero.
Tutti a dir loro come sono. E in genere sono sempre troppo.
Sì. Sono condannate ad essere troppo. 
Troppo allegre, troppo tristi, troppo malinconiche, troppo timide, troppo eccessive. Sopra le righe, sotto le righe. Mascherate, innaturali, animiste, aride, generose, indifese o indifendibili, pesanti, superficiali, esagerate, pessimiste, tragiche.
E via andare.
Magari sono solo persone che accettano con difficoltà una certa durezza del vivere quotidiano che fa tanto figo ma che alla fine è così innaturale...
E queste persone per sopravvivere a sé stesse, si devono adeguare e non hanno altra possibilità che difendersi. Magari recitando male una parte in commedia e perdendo il senso di quello che sono, la bellezza di quello che sono, la ricchezza di quello che sono.
Devono difendersi: difendere la loro eccessiva sensibilità dalle piccole grandi coltellate che arrivano puntuali, magari mascherate da carezze o da rivendicazioni di "libertà" o affermazioni di "esistenza" pretese senza accorgersi che questo lo si fa a spese altrui.
Mi capita di riconoscerle queste persone: poco fa ad esempio, nella bellezza del disarmante sorriso di un'anziana signora che mi ha sussurrato qualcosa di bislacco mentre parcheggiavo faticando il mio "Ciao".
Con una tenerezza commovente negli occhi.
E io che parlo sempre tanto, davanti a loro sto in silenzio. 
Non si spiega la sensibilità.
Non si spiega perché è difficile esser sensibili e vivere da esseri sensibili.
Non si spiega perché da lì all'esser "fuori dal mondo" è un attimo.
Eppure la vita più calda e sfrenata passa da quel sentire, dal lasciarsi portare senza bugie.
A chi non viene capito, a chi è costretto a farsi violenza per provare a farsi capire, a chi cerca di farsi accettare modificando sé stesso, a chi non riesce a trovare la sua strada, a chi una strada ce l'ha ma non ha il coraggio di fare il primo passo, a chi colleziona no, a chi trova porte chiuse, a chi non ha più una casa, a chi perde occasioni per essere o per essere migliore di quello che è, a chi non vuole crescere e vivere un'età diversa che magari non è nè migliore nè peggiore di quella che ha già vissuto, a chi è solo per scelta e a chi è solo per condizione. A chi ha pensato o provato a rinnegare la propria sensibilità considerandola una croce e non una risorsa inesauribile.
Ecco a chi penserò dopo domani. Dispersa anche io in questo mare di pelle e fiato e paure.
Dopo domani.
In silenzio sotto una luna speciale che da tanto aspetto
Peccato per chi non avrà tempo di guardare all'insù.


Perché? / 5

Perché mi vengono pensieri stupidi tipo: esiste un confine per la solitudine?

giovedì 9 giugno 2011

RIFLESSIONI / 22 adesso vorrei

Corri ormai da tre ore. Poi il cielo si fa nero. Prima che arrivi la pioggia cerchi rifugio. Per strada ti accorgi di nuovi negozi aperti. Eppure vivi qui da un secolo e mezzo. Una città di 4 chiese e 3 case. Certo, pensi, sei distratta. Ti salutano in tanti e tu te ne accorgi sempre dopo. Oh, scusa, ciao. Buongiorno...
Anche il mimo che sta per strada a fare la statua coperta d'oro ti dice "buona giornata!".
A me?
Sì, a me. Per strada in quel momento ci siamo solo noi.
Sotto quel mantello e quell'oro con cui si riempie faccia e mani deve essere un gran bel tipo. Sembra scortese lasciargli l'unico euro che hai in tasca, alla fine lo vedi così tante volte al giorno che sarebbe più carino offrirgli un caffè.
Ormai metà della giornata se n'è andata. Ti senti in pace. Con un buco nel cuore ma in pace. Ti viene da mandare un pensiero affettuoso e solidale a un amico che sai che sta faticando un bel po'. Poi senti un'altra persona che ti sta a cuore. Poi arriva una botta di stanchezza che mezza basterebbe. E ancora c'è da andare. C'è da chiudere un giornale e quando saluti chi lo ha fatto con te una ragazza con un sorriso stupendo ti dice "grazie!".
Non te lo aspetti proprio. Alla fine è un grazie per tutti.
Ma ne hai voglia e bisogno e se lo ingoia tutto quel voracissimo buco nel cuore.
Le cose accadono e alla fine il come e il perchè non è manco affar tuo. Le giornate passano e tu non puoi che viverle cercando di fartele somigliare.
Ma mi chiedessero cosa vorrei adesso, forse qualcuno farebbe la faccia rossa.

Adesso vorrei esser baciata e poi fare l'amore e poi dormire come dico io.
E chissenefrega se piove.

*** telefonate di notte

Io amo le telefonate di notte. Perché c'è silenzio e intimità. Perché sei una sorta di confortevole ultimo pensiero che attraversa la testa di qualcuno e viceversa. 
Le amo quando sono rubate a una giornata piena di impegni e arrivano proprio per te o le dedichi proprio a qualcuno. Sono regali.
E se capita che in certi momenti del tuo vivere per mille motivi sei un po' smarrito, impaurito, frastornato, la telefonata di notte ti carezza e ti placa.
Magari giochi, o parli della giornata trascorsa o della fatica che devi fare per far crescere i tuoi figli, quelli in carne ed ossa o quelli - non meno importanti - che son frutto meraviglioso di creatività e ingegno.
Parli dei sacrifici da affrontare e delle solitudini che talvolta ne conseguono. E della vita che sembra mangiare a morsi il tuo tempo. E sei lì che sospiri perché pensi che non stai poi concludendo gran che. E ti sembra di perdere pezzi, occasioni, persone.
E non è vero. Sei in viaggio. Stai andando e questo è ciò che conta.
E c'è dell'altro: se ci pensi bene è notte e tu sei lì a raccontare di un miscuglio che è amore: l'amore per la vita.
Quella che hai, quella che vuoi, quella che costruisci mattone su mattone. Bella o brutta come viene.
E condividi. Come pane da spezzare.

Confesso che tra le mie più grandi paure c'è quella di perdere le telefonate di notte.
Sarebbe una vita molto meno ricca, la mia.

mercoledì 8 giugno 2011

Perché? / 4

Perché è pieno di gente che parla d'amore? E perché soprattutto ci sono tante persone che parlano del loro amore verso qualcuno/a?
Niente di male, per carità, finché si parla d'amore va tutto bene... ma mi son convinta che l'amore non è esattamente quella roba che uno sente dentro di se, ma piuttosto quello che - grazie a un bel sentimento che lo arricchisce e lo fa più bello - riesce a dimostrare alla persona che dice di amare.
Sembra banale, ma non lo è.

lunedì 6 giugno 2011

Per l'anima / 5

Con altre vele

Che il resto fu finzione, che si va
con altre vele, in ben altre città.

Giorgio Caproni

RIFLESSIONI / 21 ci sono...

Ci sono parole scritte a mano, scavate nella carne, che arrrivano proprio lì dove devono arrivare.
Ci sono corpi che si mescolano ed è come fossero da sempre uno. Ci sono corpi che si scontrano fino a farsi male. Chiamalo amore o sesso o come vuoi.
Ci sono mani che sanno toccare il piacere, lenire il dolore, sfamare, sudare, affondare nella terra, curare, donare riposo.
Ci sono solitudini incolmabili, inconsolabili, grigie  Le vedi, le carezzi, le sfiori, le rifuggi e poi le vivi.
Perchè prima o poi toccano anche a te.
Ci sono giorni tristi, silenziosi, fatti di incomprensioni e di rifiuti. Ti senti fuori posto ma poi passa e il tuo posto è lì ed è solo tuo. 
Ci sono gioie tanto inattese da essere incredibili e da lasciarti incredula.
Ma ovunque c'è la musica. Per ciascuno di questi momenti c'è la musica: anche per il silenzio.
Anche quando cala il silenzio dell'egoismo, della paura, dell'insicurezza. Dell'indifferenza.

E quello che mi sembra innaturale è che ci sia chi non si accorge di tutta questa meraviglia.
Di tutta questa vita.

giovedì 2 giugno 2011

Epifanie / 2

Mi hanno fatto notare che ogni cosa ha un centro. Ne deduco che io ho il mio. Ed è sacro perchè mi sostiene e mi permette di essere.

Epifanie / 1

Ho scoperto che il culto dell'ego è una delle principali attività a cui si dedica il maschio.
Non lo sapevo (anche se con l'età avevo iniziato a sospettarlo).
Ora lo so.
Son soddisfazioni!


mercoledì 1 giugno 2011

Quando l'amore è confusione (Caesar Palace - Virginiana Miller)

Era bastato che la sua amica si fosse dichiarata confusa in merito ad una storia che stava vivendo e della quale non capiva i contorni che Lui aveva preso a parlare.
E quanto parlava...
Lui, sempre taciturno e silenzioso aveva ascoltato due minuti e - come un vulcano che riprende all'improvviso la sua attività - aveva iniziato a raccontarsi.
L'amica si era zittata, sbalordita. Strabiliata anche dai contenuti del parlare di Lui.

Lui aveva una storia. Aveva lasciato la moglie per Lei. Lei aveva fatto lo stesso.
Vivevano in due città lontane.
Quasi ogni fine settimana Lei veniva da Lui e aveva anche trovato un lavoretto che giustificasse il suo far la spola.
D'altra parte c'erano i figli. E poi nessuno dei due voleva trasferirsi.
A Lei sarebbe piaciuto instaurare una vera convivenza. Lui invece non era affatto convinto. A Lui poteva anche andare bene così, seppure non amasse quella distanza. Si, le sarebbe piaciuto tornare la sera a casa e trovarla, ma la convivenza... no.
E poi accadeva che quando Lei lo raggiungeva passava molto tempo a lavorare, si vedevano poco. E tutti gli amici di Lui ormai erano amici di Lei. Uffa... e soffiava, e sospirava.

"E allora?"chiedeva l'amica, che ascoltando di tanta confusione aveva dimenticato la sua confusione.

E allora ogni tanto la lasciava, poi si vedevano e finivano di nuovo a letto insieme. Ma non era solo il sesso a legarli. Avevano un rapporto intellettuale. E poi Lei aveva un certo non so che. Lei c'era.
Per Lui quella donna era speciale. Sì, Lei andava bene sotto ogni punto di vista...però ripensandoci... no, forse Lui non era del tutto convinto. Forse era il senso del possesso. E poi c'erano i figli quelli di Lei e quelli di Lui. Vabè, erano grandi abbastanza ormai...però insomma non erano una coppia... avevano vite diverse in città diverse. E poi questo fatto che gli amici di Lui ormai erano amici di Lei, proprio non gli andava giù...

Questa loro storia andava avanti da sei anni. E non erano due adolescenti.

Era passata un'oretta e l'amica non stava capendo più: aveva davanti un uomo di quasi 50 anni confuso, che diceva cose confuse, che dava risposte confuse a domande precise.
"Ma tu sei innamorato di Lei?" chiedeva l'amica
"Non lo so... forse lo sono stato"
"Ok, allora Lei ti piace per il sesso?" continuava l'amica
"No, ho anche avuto altre avventure in questi sei anni e devo dirti che anzi...le altre..."
"Allora, diamine cos'è, un'ossessione?" cercava di capire l'amica
"No, o almeno non solo, io la vedo e non riesco a starle lontano. Poi la evito e alla fine ricominciamo. Però io voglio fare la mia vita. La mia ricerca. Troverò qualcuno o starò solo".

L'amica provò a metterlo con le spalle al muro: "ma tu cosa provi per Lei?"
Silenzio.
Poi Lui sospirò e disse: "Non lo so. Lei forse è la donna della mia vita".

La sua amica ci pensò su un bel po'.
"E la donna della tua vita e lasci che se ne vada così, per sfinimento?"
"Beh, è un rischio che so di correre. Ma noi maschi ragioniamo da maschi: siamo indecisi ed egocentrici. Abbiamo paura. Soffriamo di solitudine e facciamo cose sbagliate. So che forse non riesci a capirmi. Cavolo, è complicato. Ma io ci sto male sai?"
"E non sarebbe più semplice starci bene?" chiese l'amica.

Ma forse no. Evidentemente non era così semplice.



Con le altre si, con le altre si che lo farei ma con te mai
devi fermarti poco prima degli spasimi
toccami le scarpe di vitello blu, sei tu sei tu
sei così bella, sei come la mia mamma
cantami la ninna nanna