mercoledì 27 febbraio 2013

RIFLESSIONI 48 / verginità: il nuovo must

"Non è che si ritorna vergini perché a un certo punto non ce la chiede più nessuno".
Così dice la mia saggia amica Michi. E a sentir dire questa grande verità con tanta schiettezza, mi viene da riflettere.

Una volta poteva succedere che a un certo punto qualcuno cambiasse idea. E a mio parere era anche una cosa sana, indice di elasticità mentale. Magari ci si confondeva, ma se ne poteva parlare, ci si poteva confrontare. Poi si cambiava anche strada, ma lo si faceva con coraggio assumendosi la responsabilità di una scelta.

Adesso no: è tutto categorico. Cambiare idea? Non è radical-chic...lasciamolo fare a chi non ha nulla da perdere, meglio sottoporsi a un restyling completo. Meglio, molto meglio, tornare vergini.

In questi tempi distratti e confusi, tra gli onesti disorientati e i coraggiosi destinati a venire delusi,  i più scaltri sono molto attenti al "riciclaggio" di sé stessi. E per riciclarsi al meglio la verginità è indispensabile: è il nuovo "must". 

Ma come si fa a tornare vergini?
Già... mi son fermata a guardare come fanno quelli che ci riescono bene.
Allora... Prima spariscono per un po', poi se ne tornano in scena (meglio se in punta dei piedi o con nuove compagnie più adatte a ciò che si vuole diventare), infine iniziano a dire la loro come se fosse la prima volta che aprono bocca. E lo fanno in maniera così convinta che alla fine ci crede proprio chiunque.
Ma non sono conversioni, o rinnegamenti del passato.
Noooo, il passato è cancellato da un colpo di spugna. Non esiste più.
Sono proprio di nuovo vergini, debuttanti assoluti, mai visti prima. Loro non c'erano, non conoscono  né riconoscono, non hanno visto, non hanno mai frequentato. Loro arrivano ora.

Basta che per un mese uno non si dedichi più a una qualsiasi attività, non frequenti più certe amicizie, non bazzichi nei soliti posti e quando riappare zac: torna nuovo. Anzi, vergine.

Vergine in tutto: nelle relazioni, nei pensieri, nei progetti, nella vita sociale, anche nel look.
Vergine.
E tutta questa "novità" la si veste di energia, wow, yeah. È tutto molto molto fantastico, entusiasmante, trascinante, possibile.
Ottimismo, gente! Mal che vada, ci vuole a saltare un altro fosso?

Per banalizzare: ti piaceva il mare e la tua nuova conquista ama la montagna? Che problema c'è? Aspetti di perdere l'abbronzatura integrale, ti fai tre lampade solo al viso e poi, come minimo, sei un campione di sci. La sabbia sulla pelle la odi, figuriamoci l'acqua salata e sporca. Tolleri giusto il sole sul viso mentre scivoli sulle piste innevate. 
Mai esitazioni o mezze misure. Ad esempio: non dire fumavo ho smesso. Noooo. Tu non hai mai fumato! 
Ecco fatto: e così si galleggia. Come le paperelle nella vasca, o gli stronzi nella fogna. Decidete voi.

Certo che son sciocca davvero io che mi meraviglio... Però lo confesso: pensavo che questa storia del sempre vergine fosse valida solo per la biblica Maria madre di Gesù. Ma forse le mie antiche e polverose nozioni di catechismo andrebbero rinnovate con una versione 2.0.
Lasciamo stare vai, io ho poche idee ma confuse. Non sono vergine. Neppure martire. E questo anche se non me la dovessero chiedere più.
Sgomitate voi. Il posto nel calendario (peraltro già pieno di santi e martiri) non lo voglio, 
E se mai vi ci dovessero mettere (tra i santi del calendario dico) sappiate che non prego nessuno. Quindi per me, risparmiatevi la fatica.
A dirla tutta, puttane per puttane, sto assolutamente dalla parte di chi, se puttana è, lo dice senza vergogna né doppi o tripli avvitamenti carpiati.

W la libertà di potersi guardare allo specchio splendidamente meravigliosi e brutti come siamo!



lunedì 25 febbraio 2013

FuoriModaFuoriTempo / 19

La vita -si sa-  è una ruota: prende e dà. 
Così dopo periodi di buio si vivono giorni luminosi e perfetti.
E capita che chi fino a un attimo prima non aveva quasi niente, per una serie di circostanze a un certo punto ha tutto: salute, affetti, amore, lavoro soddisfacente e pieno di realizzazioni. 
A quel punto dovrebbe essere felice.
E, se si tratta di persona che non è generosa e riconoscente verso l'esistenza, potrebbe semplicemente pensare per sé e godersi tutto questo ben di dio.

Invece, quasi sempre accade, che chi va a stare bene, si diverte ad accanirsi contro chi non ha la stessa fortuna e, dimenticando la melma dello stagno dove con altri cercava di galleggiare, si mette a fare il tiro al bersaglio contro chi è ancora lì che annaspa e va sempre più giù.

Certe cose posso anche capirle: c'è chi sostiene che quando uno si libera da una condizione di "sofferenza", di "bisogno", di "solitudine" esistenziale, inizia ad odiare chi invece resta indietro.
Non ad evitare, ma proprio ad odiare chi ancora è prigioniero di una vita complicata.
E questo perché chi è nei guai è un pensiero "scomodo", sembra esser lì per ricordargli i momenti in cui nei guai c'era anche lui. 
Così cancellando i compagni della sventura che fu, si compie una sorta di rito magico per cancellare il pericolo di ri-scivolare nella melma.
Perché -si sa- la vita è una ruota, prende e dà. 
E potrebbe riprendersi tutto. E non sia mai, per carità!

Bene.
Ma la domanda che rivolgo ai fortunati vincitori di questa manciata di grande fortuna e prosperità è: vi ricordate delle vostre giornate vuote, quelle piene di no e di delusioni e di "giri sul nulla"? 
Pensate di lavarle via epurando dalla vostra quotidianità chi ancora ha un calendario fatto di salite belle irte?
Non sarebbe più coraggioso e anche corretto esser solidali (magari solo col pensiero), ma solidali?
Perlomeno con chi solidale e affettuoso lo è stato nella malasorte.

Io non capisco, ed è un limite mio. 
Ora, agli occhi di qualche attualmente fortunato, risulto essere nelle schiere dei "paria", dei fuori casta, inavvicinabile, meglio se invisibile. Tralasciamo pure che la mia parte l'ho sempre fatta onestamente, anche quando ne avevo piene le palle. Tralasciamo anche che mi sono fatta invisibile  per rispetto.
Penso... penso ma non ne vengo a capo.
Sono i momenti vuoti che danno senso ai momenti pieni.
Sono le persone sbagliate che danno luce alle persone giuste.
Ok: mettiamo che per qualcuno sono stata la persona sbagliata nel momento vuoto.
E perché questo adesso crea motivi di ostilità, di astio?
Eppure, mi verrebbe da dire, in quel momento ero giusta per riempire un vuoto e un senso ce l'ho avuto. Accidenti se ce l'ho avuto. E al solito c'ero tutta ed ero nuda, disarmata, sincera.
Per questo davanti a certe prese di posizione resto basita: certo sono stupida e non posso capire,  inoltre sono ingombrante e molto poco malleabile, ma non gioco sulla pelle di nessuno. 
Di nessuno.

Prendo di nuovo atto: sono e resto fuorimoda, fuoritempo, ma -soprattutto- fuori dal mondo.
E per me va benissimo così. 
Il resto, tutto il resto, se c'è da fare, si farà. 




domenica 24 febbraio 2013

RIFLESSIONI 47 / essere umani

Se c'è una cosa che mi commuove è la generosità d'animo. Quella rara qualità che rende enorme anche l'uomo più piccolo e lascia senza parole.
La generosità d'animo è molto più della generosità.
La generosità d'animo rende una persona grata, riconoscente, umile, disponibile, presente, capace di tollerare, capace di aiutare. Si rivela con gesti silenziosi concreti. Ed è proprio quando si abbassa e si fa piccola per aiutare un altro che diviene immensa. 

E in questo vuoto pneumatico che ci circonda fatto di sfiducia, diffidenza, narcisismo, egocentrismo, ossessioni e paure, mi sono sentita felice e fortunata incontrando la generosità d'animo.
Privilegiata ad avere occhi capaci di guardare nell'altro e riuscire ad ammirare tanta grandezza. 
Perché un modo diverso di essere umani c'è. 


venerdì 22 febbraio 2013

CONSIGLI NON RICHIESTI /13 tu balla

Balla seguendo il tempo della musica che c'è.
Se la musica è trascinante salta in piedi balla la tua energia. Se la musica è malinconica chiudi gli occhi e balla la tua nostalgia. Se la musica è triste, balla la tua tristezza. Se la musica è passionale balla e facci l'amore. Se la musica è suonata male mettici i tuoi passi e la tua leggerezza. Se è una musica è troppo costosa per sentirla da vicino, immaginala e balla come se tu potessi ascoltarla davvero. Se è una musica di protesta balla la tua rabbia, il tuo esser contro. Se è una musica che ti piace tanto, balla come se non ci fosse un domani. Se è una musica che immobilizza i piedi e suona il silenzio, balla fermo il tuo silenzio.

Quando poi ti pare di sentire una musica perfetta mettici cuore, anima e sangue e balla con tutto quello che hai. A costo di restare in apnea.

Balla sempre seguendo il tempo della musica che c'è. 
È il tuo spartito. E comunque vada sarà un concerto unico e senza repliche.
Sarà il tuo concerto. E sarà il tuo viaggio.
Poco importa se a piedi nudi o sulle punte, poco importa se a tempo di tango o di hip hop.

Tu balla ogni battito. 

mercoledì 20 febbraio 2013

***errori e obesità

È tutto fluttuante. È tutto precario. È tutto incerto. 
E questa pare essere l'unica certezza. O almeno io penso così. E vivo di dubbi. Troppi forse.

Ma ci son quelli che si sentono perennemente protetti da una sorta di "centro di gravità permanente".
E privi di incertezze, dubbi, insicurezze sanno sempre cosa è meglio dire, fare, baciare...
E cosi, grossi come sono, talvolta sbagliano di grosso. Sbagliano come sbaglia chi certezze non ha e procede a tentoni, inciampando. 
Ma quando un errore lo si commette senza porsi domande alcune, dando per accertate verita, è più eclatante. Non è un errore che arriva dopo un attimo di esitazione, ore di ripensamenti, giorni di dubbi. 
No: arriva secco come la lama della ghigliottina.
E qualche collo cade. Pazienza se è quello sbagliato. Chi ha sicurezze non si guarda manco attorno, figuriamoci indietro: va sicuro verso l'obiettivo, il nemico, la conquista.
Si, pazienza. 

Purtroppo il peso specifico di un uomo non si misura in chili. Fosse così l'obesità non sarebbe certo una minaccia sociale. 

lunedì 18 febbraio 2013

Per l'anima / 24

Spazio spazio io voglio, tanto spazio 
per dolcissima muovermi ferita; 
voglio spazio per cantare crescere 
errare e saltare il fosso
della divina sapienza. 
Spazio datemi spazio 
ch'io lanci un urlo inumano, 
quell'urlo di silenzio negli anni 
che ho toccato con mano.

Alda Merini

giovedì 14 febbraio 2013

Perché? / 14

Perché dopo aver vissuto così tante vite ancora non ho capito niente?
Quante volte ancora dovrò attraversare questa terra prima di esser anima libera, forte, pura?
Ma soprattutto, perché dopo aver commesso tanti errori si continua imperterriti a sbagliare?

mercoledì 13 febbraio 2013

FuoriModaFuoriTempo / 18

Temo che la correttezza sia fuori moda. 
Non dico la sincerità, a cercare quella nel prossimo ho rinunciato. Così come l'educazione,mil rispetto.
Ma la correttezza.
Tutti pronti a farsi i fatti propri e a sorriderti. A fregarti e sorriderti. A odiarti e sorriderti.
Ma niente correttezza, sia chiaro. Bugie, falsità, opportunismo.
Di cosa ci meravigliamo ancora? O meglio: di cosa mi meraviglio ancora?
E allora? Allora tocca di adeguarsi altrimenti siamo costretti a passare brutte serate.
Ho subito l'ennesimo sopruso. Bene. Sorrido ma stavolta me lo segno. Per adesso sono fuoritempo. Ma non disperò... Verrà quel giorno. 
La vita è una ruota che gira. 
E per chi è buono il giro è buffo e ingiusto.
Completamente fuorimoda e fuoritempo mi toccherà di farmi furba. Di esser buona ne ho le palle piene. È ora di esser non dico cattivi, ma almeno egoisti.
Davanti a chi non si fa scrupoli è molto saggio non avere scrupoli.
E per intanto aspetto. Io aspetto e sorrido. E più questi pseudo/umani si fanno furbi e grossi, più sorrido e mi faccio piccola.
Una bella schiera di poveracci, non c'è che dire....
Prendo -con imperdonabile ritardo- atto.

A ciascuno la propria coscienza (quando c'è).
Buona fortuna.




venerdì 8 febbraio 2013

Quando l'amore è cera arancione (Flowers Blossom - Thony)

Aveva appena acceso una candela speciale che anni prima le aveva regalato Lui.
Una piccola candela color arancio, lavorata in maniera particolare con foglie mescolate alla cera. Una candela che Lei aveva conservato insieme a tutte quelle che Lui puntualmente era solito regalarle.

Quella sera Lei aveva mal di testa e di malinconia.
Non voleva consumare quei piccoli doni ma ogni tanto ne sentiva la necessità. 
E quella sera era proprio necessario accendere uno di quegli stoppini.

Guardò la fiamma ferma e sicura scavare il piccolo abisso dentro la cera e sentì l'abisso di quel fuoco scavarle dentro,  fin dentro le viscere.
Poi guardò quel piccolo mare caldo e arancione allargarsi un varco e traboccare fino a riempire la base e le vennero alla mente lacrime bollenti versate con Lui, per Lui, insieme a Lui.

Lacrime perché lontani, lacrime perché mai abbastanza insieme, lacrime peché felici solo tra un'attesa e l'altra. Eppure totali. Erano stati totali nel loro esserci. 
Ecco, forse era stato amore. Sì, doveva essere così.

Lei non sapeva se mai avesse amato davvero. 
Aveva sempre confuso passione con amore. 
Aveva sempre fatto una gran confusione con tutto. Anche con Lui. Soprattutto con Lui.

Ma in quel piccolo lago di cera arancione rivide gli occhi di quell'uomo che le avevano implorato amore e che sembravano sempre sapere di cosa stavano parlando. 
In quell'amore si riconobbe.

Un attimo, un pugno allo stomaco, voleva dirgli che sì, adesso lo sapeva di averlo amato. Era tardi, ma era certa di averlo amato. 
E di più lo aveva amato quando aveva capito che era un amore impossibile il loro. Non sapeva come spiegarlo ma... Si, con tutto il cuore voleva dirglielo.

In quel momento la fiamma si spense e non le dette il tempo di dire niente. 
Neppure stavolta ci fu il tempo.

E le parole rimasero mescolate, fuse, impigliate in quella cera.




so follow my light my dear


giovedì 7 febbraio 2013

Post-it / 21 telefoni & affini

Mi sono attaccata un bel post-it al muro: 
"se qualcuno vuole dirti qualcosa che usi strumenti convenzionali: penna, telefono, voce et similia"

Non è la prima volta che me lo ripeto e che me lo scrivo. Sono specializzata infatti nel catturare messaggi "indiretti", inviati da altrettanto "indirette" persone.
E così succede che in mancanza di chiarezza una qualunque cosa  può all'improvviso significare tutto e il contrario di tutto.
Già, fatto e chi mi conosce lo sa. Ma non è un'esperienza che mi va di fare ancora.

Soprattutto quando si tratta di questioni "private". 
Basta con l'amico che racconta per caso dell'amico, del libro che spunta per caso, della canzone messa lì per caso e di qualsiasi altra cosa per caso.
In certi casi non esiste il "per caso".

Siamo tutti abbastanza evoluti da poter comunicare in tempo reale anche con chi sta dall'altra parte del mondo e possiamo farlo con molteplici strumenti. Qual è dunque il motivo di scegliere vie oblique? 
Tra le tante risposte me ne rimbalza in testa soprattutto una: che sia mancanza di coraggio? 
Bene, se è così ho deciso che non mi interessa di stare ad interpretare segnali. Se una volta mi sembrava una sfida affascinante, adesso mi pare una insopportabile perdita di tempo.

Rileggo il mio post-it:
"se qualcuno vuole dirti qualcosa che usi strumenti convenzionali: penna, telefono, voce et similia"

E poi aggiungo un post-scriptum:
"Se non lo fa, vuol dire che non ha nulla di così importante da dirti"

Ecco.

mercoledì 6 febbraio 2013

Per l'anima / 23

Solitudine
La solitudine è come la pioggia.
Si alza dal mare verso sera;
dalle pianure lontane, distanti,
sale verso il cielo a cui da sempre appartiene.
E proprio dal cielo ricade sulla città.

Piove quaggiù nelle ore crepuscolari,
allorché tutti i vicoli si volgono verso il mattino
e i corpi, che nulla hanno trovato,
delusi e affranti si lasciano l'un l'altro;
e persone che si odiano a vicenda
sono costrette a dormire insieme in un letto unico:

è allora che la solitudine scorre insieme ai fiumi.

Rainer Maria Rilke 



da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-112678?f=a:1657>

martedì 5 febbraio 2013

Lettere & Cartoline / 9

Cara ragazza,
hai trascorso così tanto tempo a pensare agli altri che hai dimenticato che c'era un tempo anche per te.
Ti sei nascosta così bene dietro ai problemi di chiunque per non guardare i tuoi, che adesso che stai annegando nei guai, non sai neppure da che parte iniziare.
E poi le persone con i guai non piacciono a nessuno. 
Hai saputo aiutare tutti e ora non sai aiutare te stessa. Non sai neppure a chi chiedere aiuto. 
Già, adesso ci sei solo tu, da sola. Niente altro. 
E anche se non consola, alla fine è quasi sempre per tutti così.

Quelli che hai amato non ci sono più. O meglio quelli che hai pensato di amare: di lro resta una fotografia. Forse sono stati immaginati, sognati. 
Quelli che invece provi ad amare sono così abituati ad appoggiarsi a te, che non ammettono né riconoscono la tua debolezza, il tuo bisogno. 

Ma forse un senso tutto questo ce l'ha: è solo giunto il tuo momento. 
Il momento di vivere e sia quel che sia. Vivere per sé. Lasciare che siano gli altri a prendersi cura di quel che sei. Oppure "far da soli".
Da soli in un modo pazzo che ti vuole pazza.

Non so se è giusto. Non so se c'è un modo giusto di vedere le cose, so che un modo uno se lo inventa. Serve a sopravvivere, serve ad andare avanti, serve a pensare che può cambiare in meglio. 
E se poi non piace a tutti, pazienza. Lascia che continuino a dire... Ne hanno dette così tante! Non permettere che niente piú possa ferirti. E non fare nulla che possa ferirti.
Dopo aver sbattuto a caso come una farfalla impazzita in un paralume, forse è meglio stare fermi e smettere di farsi male. Meglio aspettare una luce naturale e andarle incontro. Dopo un anno di solitudine, abbandoni, potature, tradimenti, delusioni, parole inutile e veleni impietosì adesso hai bisogno di tutte le tue energie migliori per ripartire.
Ripartire in un mondo pazzo, dove tutto crolla. Ma per te è tempo di fiducia e di nuovi orizzonti.
Nuove soluzioni. 
Nuove prospettive.
Nuove persone.
Nuove passioni.
Nuova ed inedita follia. Una follia che sia simile alla gioia.

Cara ragazza,
sei ancora così inesperta, ma vedrai che non si finisce mai di diventare grandi.
Lava bene la tua faccia, apri i tuoi occhi e guardati allo specchio: dov'è il tuo miglior sorriso da bambina? Quello adesso ci vuole. 
E ci vuole un innocente atto di incoscienza. 
Le cose cambiano. Non sempre si devono o si possono o è necessario capirne il significato.
Ogni cosa cambia di continuo e anche la realtà non è mai esattamente come ci appare.
Lascia andare...
Inutile pensare, meglio sentire. E oltre al dolore, all'indifferenza, c'è passione, amore, divertimento!
Lascia la testa e usa la pelle. Lascia i pensieri e mettici il coraggio del cuore.
Tutto il coraggio del gran cuore che hai.
E per il nuovo viaggio che verrà, sii semplicemente curiosa e spudorata. 
Perdersi non è un peccato. Talvolta può essere una benedizione.













venerdì 1 febbraio 2013

Quando l'amore è questione di cielo (Piccola stella senza cielo - Luciano Ligabue)

C'era tantissima nebbia quel febbraio a Venezia. Era la settimana prima del carnevale, l'ultima settimana "di quiete" per quella città.
Lei aveva deciso di regalargli quel piccolo viaggio per festeggiare il suo compleanno.
Arrivarono di notte e non riuscivano a vedere null'altro che qualche luce sul Canal Grande. Fu difficile anche trovare il traghetto che doveva portarli in hotel.

Lui non era mai stato Venezia e non riusciva ad immaginare come poteva essere una città con strade fatte d'acqua. Non ne immaginava l'odore, l'atmosfera.
Figurarsi se poteva immaginare che la camera dove avrebbero dormito era proprio accanto al campanile di piazza San Marco, in un luogo tanto speciale impossibile da descrivere.
Se ne sarebbe accorto il giorno dopo scoprendo che quell'hotel serviva la colazione in camera perché non aveva una sala apposita in quanto ricavato in uno di quei meravigliosi edifici veneziani la cui architettura é unica.
Quella notte fu piena di fuoco per Lui che si sentiva "una piccola stella senza cielo" . Quella notte fu piena di emozioni per Lei che invece era "una piccola stella senza cielo"
Ma il cielo quella notte non c'era. C'era la nebbia. E tutto era più vicino. Anche le anime.

La mattina successiva uscirono per vedere quello che non si riusciva a vedere.
Lui tuttavia era eccitato come un bambino. Esser lì era davvero strano. E poi con quella nebbia. Era facile anche perdersi tra le calli e giocare a mescolarsi pericolosamente sotto i cappotti. Sicuri di non esser osservati.
Dopo essersi persi a caso tra ponti e piazze, dopo essersi presi e ripresi, Lui chiese cosa Lei non avesse mai visto o fatto a Venezia.

"Non sono mai stata in gondola"

Pochi minuti dopo Lui aveva già trattato con un gondoliere che li invitava a salire a bordo. Veneziano da generazioni, anche lui era imbarazzato e turbato da quella nebbia, non si ricordava uno spettacolo così. Quel giorno tra l'altro aveva poche richieste... Con quel tempo era difficile lavorare.
Fu per questo che scelse un percorso più lento e particolare.
Per Lei, che Venezia l'aveva vissuta e abitata, quella gita in gondola fu un regalo inatteso.
Un libro di poesia imparato subito a memoria. 
Intravedeva scorci familiari avvolti da quella luce surreale e tutto le sembrava più intimo, poetico, pieno di significati. Una magia nella magia.

Venezia invita ad estraniarsi dalla realtà, specie se poco affollata e in una stagione che ancora non attrae folle di turisti.  E loro si "estraniarono" in un loro universo. Passeggiano, fecero l'amore, visitarono musei, mostre, bacari e chiese.
Attraversarono la laguna fino a Torcello.

Sembrava che la nebbia proteggesse la loro intimità.

Poi nel giorno che dovevano rientrare apparve il sole.
Venezia sorrise sfacciata e sorniona come solo una gran dama può permettersi di fare.
Ci fu appena il tempo di vedere da piazza San Marco quello che la nebbia aveva celato fino ad allora e fu una scoperta per Lui mozzafiato, per Lei densa di meravigliosa malinconia.
Ancora qualche scorcio rubato dal traghetto e fu tempo di partire.

Al momento di salire sul treno diverse eran le loro facce e diverse le loro emozioni. Nel salutare quella città Lui la guardava con gli occhi di chi ancora ha tutto da esplorare, Lei invece aveva lo sguardo di chi per l'ennesima volta - a fatica - si distacca da un luogo dell'anima.
Erano stati bei giorni, giorni pieni di passione e vita che avrebbero ricordato nel tempo.
Ma ciascuno per conto suo: il loro tempo insieme, poco dopo finì.

E chissà se fu colpa di quel sole che all'improvviso aveva diradato la nebbia a Venezia e reso terso il freddo cielo di febbraio e limpidi i loro occhi. 
Un sole bello e spietato che aveva asciugato ossa, intimità, anima.