lunedì 30 aprile 2012

Poi viene il giorno / 9

Poi viene il giorno in cui pensi sia ormai arrivata la primavera e invece piove.
Ti rendi conto che tante volte le cose non sono come sembrano, e nel bene e nel male.
Pensi sia già il primo maggio e invece ancora devi viverti il 30 aprile.
Pensi la stupidita' umana abbia un limite e invece scopri che un limite non c'è.
Pensi di avere responsabilità limitate e invece questo non e' mai vero quando si tratta delle tue scelte.
E forse non e' mai vero in generale.

Pensi sia difficile continuare a stare qui, ma pensi anche che se ci sei, un qualche originale e casuale motivo dovrà pur esserci.

Pensi sia meglio stare in silenzio perché così ti sembra di esser più calma. O almeno hai minori possibilità di agitarti.
Pensi la vita sia prender quel che viene.
Ma poi, quando le hai pensate tutte, pensi che non ci stai, e per carattere, per indole, ti agiti e provi a cercare i modo di cambiare le cose.

E così, in equilibrio precario tra tutto e nulla, aspetti che anche il cielo decida se deve piovere o deve risplendere il sole.

E intanto un'altra giornata s'è fatta.

venerdì 27 aprile 2012

RIFLESSIONI / 41 vesti la giubba...

Succede che dove vuoi andare si spende troppo e sei certa di imbatterti in troppi ricordi belli ma ancora troppo dolorosi per pagarli così tanto.

Opti per il cinema anche perche' quella sera costa meno (c'e' l'offerta infrasettimanale).

To Rome whit love, senza dubbio, perché dopo una giornata terribile Woody e' sempre una buona idea e di andare a vedere "madonna Diaz" (ovvero una roba che non puoi che bestemmiare) e di farti il sangue amaro non te ne va proprio.

Vuoi dimenticare e dimenticarti per un pai d'ore. Te lo meriti!

L'ultima volta che sei entrata in quella piccola sala era di nuovo per Woody.

Mentre guardi il film, ti fa bene all'anima una Roma/cartolina che non ti basta mai e ti godi il commento musicale.
Dei film dell'ultimo Allen in genere la musica non ti delude e infatti e' perfetta.

Alcune scene sono accompagnate dalle note di "Non dimenticar le mie parole" brano del 1937 di cui sei innamorata e con cui ti sei divertita per tutto il periodo natalizio. Un periodo che, eccettuata quella canzone, non ricordi con molta felicita'.

Poi ci scappa anche qualche aria tratta dai capolavori della lirica: "I pagliacci" la fa da protagonista.

Ti viene davvero da ridere.

Hai passato il pomeriggio a discutere del nulla con un appassionato di quell'opera che non sentivi da tempo, con cui non volevi discutere ma solo parlare, e con cui hai avuto una conversazione non esattamente facile che ti ha richiesto un bel po' di fatica e pazienza.

E' stato in quel momento che hai deciso di trascorrere una serata per te.

Ti viene in mente che quell'appassionato di musica operistica lo avevi accanto la sera che hai visto il "penultimo" film di Allen proprio li' quella sala.
Non solo.
L'ultima volta che avevi ascoltato "ridi pagliaccio" lo avevi fatto con la stessa persona. E che ci sono mille altre pagine piene di note e noterelle.

Sbagli anche a rispondere a un sms e questo apre un'altra pagina di dolorosa e faticosa sospensione di "emozioni"

Ora, capisco che questo corto circuito mentale possa sfuggire al 99 per cento di chi legge questo post, ma giuro che ho pensato come fosse un atto di fede che talvolta il "destino" o come lo si chiami, ti aspetta anche nei rifugi dove vai a rintanarti.

Meno male che per una sera volevi dimenticare un po' del tuo recente vissuto...
E dimenticati...

Ridi pagliaccio...


... Vesti la giubba e 
la faccia infarina. 
La gente paga e rider vuole qua. 
E se Arlecchin t'invo la Columbina, 
ridi, Pagliaccio e ognun 
applaudira! 

Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto; 
in una smorfia il singhiozzo e 'l dolor



giovedì 26 aprile 2012

***oltre me

La poesia passa dai piccoli gesti. Da un lavoro fatto con amore. Da uno sguardo pieno d'intesa. Da parole regalate con il cuore.
La poesia la trovi ovunque quando indossi gli occhi giusti per vederla.
E ti porta più la', in un altrove dove c'è anche bellezza. Non sempre, ma talvolta.

Di fatto, la poesia non so cosa sia, ogni volta mi soffermo a rifletterci su.
Mi capita di pensare che sia nella vita, sia la vita.

Oggi l'ho trovata nella voce di un partigiano che parlava del suo 25 aprile.
Non era solo poesia, era bellezza, meraviglia, coraggio, orgoglio, sgomento, speranza.
Vita. Nonostante tutta quella morte passata sulla sua pelle e segnata nella sua anima. Vita che ancora urlava vita.
E mi son sentita piccola, un niente, davanti a tanta grandezza.
E mi sono vergognata dei miei piccoli quotidiani dolori che non riescono a guardare oltre me e che spesso, troppo spesso, non mi permettono di ricordare che varrebbe la pena di dedicarsi a progetti più grandi da coltivare, difendere, sognare, onorare.
Progetti che prevedono il "noi".
Già il noi, quel noi che poi dal micro al macro fa comunità, umanità, famiglia.

mercoledì 25 aprile 2012

Perché? / 11

Perché ci affanniamo tanto in guerre inutili spesso fatte di solo orgoglio e testardaggine e arroganza e aggressività, quando sarebbe più facile raggiungersi per sciogliersi in un abbraccio sincero, tanto assurdo quanto bello?

Oggi ci pensavo mentre fotografavo con l'anima, gli occhi, il cuore, come potevo, uno dei posti più assurdi e belli che io abbia mai visto.
Assurdo perché ero li nonostante un diluvio che rendeva tutto impervio.
Assurdo perché quel posto ai piedi del cielo e' un monumento della sfide testarda, tenace e comunque impari dell'uomo alla natura.
Bello perché nonostante fossimo in cielo eravamo nelle bianche viscere della terra. Viscere accoglienti sebbene umide e freddissime.
Viscere leali, pulite, generose sempre.

Perché ci riesce difficile esser leali?
Attenzione, leali, non fedeli.
Questo mi hanno insegnato oggi.
La possibilità di imprese impossibili. Per amore, amore della bellezza. Anche quando e' assurdo, tutto assurdo.
La possibilità di un abbraccio leale e totale.
La lealtà e il rispetto per la forza che guida e regola la natura che poi e' la stessa che guida la natura dell'uomo.
E si cresce. E si e' grati.

domenica 22 aprile 2012

Epifanie / 18

Il mal di testa non e' democratico, come l'amore, come la rabbia, come il dolore, come l'assenza e l'indifferenza, come il torto o la ragione.
Che anche il mal di testa sia un sentimento? Come il voler bene a vuoto?
Vado a cercare una farmacia di turno e chiedo.

sabato 21 aprile 2012

RIFLESSIONI / 40 ricorrendo ricorrenze

Banchettando a lungo col suo sesso le disse che lo faceva perché era a lei che piaceva sentirsi libera. Strappandole le viscere, disse che lo faceva per il "suo bene" e per sentirsi onesto. Augurandole ogni bene le succhio' l'ultimo sangue e salvo' la sua ipocrita borghese facciata. Poi spari' pur girando in lungo e largo le terre che a lei avevano dato i natali e proteggendo altre lenzuola, più pure ed oneste a suo modo di vedere. Ricorrendo ricorrenze e rincorrendo ricorrenze. Ma non c'erano natali, neppure compleanni e infatti quel giorno, per puro e fortuito caso, l'ultimo regalo di compleanno che lui le aveva fatto andò in pezzi. Lei ci annego' di dolore. Ma lui non lo avrebbe mai saputo. Perché lui, gia' lui tutto voleva sentirsi tranne quello che era.

venerdì 20 aprile 2012

***quella finestra

Pomeriggio. Dalla mia persiana filtrava il sole. Finalmente!
Decisi allora di aprirla.
Respirai il cielo di primavera. Le rondini.
C'erano le rondini che pero' volavano basse e danzavano sotto nuvole nere (neppure troppo lontane) che minacciavano il sole.

Più che i colori del vicino maggio, sembrava ancora il cielo incerto di marzo. Un cielo mutevole fatto di lacrime improvvise e altrettanto improvvisi sorrisi.
Già mutevole.

Guardai dalla finestra i tetti della città antica. Quel piccolo panorama di tutta la mia vita, che avrei saputo disegnare ad occhi chiusi, se solo fossi stata dotata di capacita' artistiche.
La mia attenzione si soffermo' su una grande finestra che da lontano guardava la mia.
Quella era la mia finestra preferita perché in una posizione che la rendeva sempre esposta al sole e alla luna.

Una finestra che tante volte aveva destato la mia curiosità per le sue persiane sempre aperte. I vetri grandi e privi di tende, ogni tanto venivano protetti dagli scuri. Qualche volta sotto al davanzale venivano stese lenzuola. Nella stagione calda spesso era tutto aperto e si vedeva solo il vuoto scuro dell'interno. Quasi un buco perfettamente disegnato in quel muro caldo di mattoni illuminati dal sole.
Ma soprattutto la notte il fascino di quella finestra era irresistibile: se gli scuri erano aperti o socchiusi, una luce tremula si intravedeva dai vetri per tutta la notte.

Dalla mia finestra era impossibile vedere l'interno di quella stanza, e questo rendeva ancora più divertente e curioso l'immaginare cosa ci fosse e cosa accadesse la' dentro.
Forse c'erano una, al massimo due stanze di cui una buia.
Un piccolo appartamento che, per la zona della citta' in cui si trovava, probabilmente era stato dato in affitto a studenti, ragazzi in quella bella età in cui tutto e' avventura, il tempo non esiste ed e' difficile capire quando e' giorno e quando e' notte...figurati se ha senso chiudere una persiana.
O forse quella era l'abitazione di un'anziana signora rimasta sola che evitava di chiudere quei grandi infissi esterni in legno per risparmiarsi la fatica e illuminava le sue notti insonni con una sola lampadina.
O magari li' si incontravano due amanti che erano troppo impegnati a far l'amore per poter chiudere la persiana e si limitavano a stender lenzuola e ad accendere candele per consumare la loro passione.

E mentre fissavo al muro le mie di persiane lo sguardo carezzo' quell'amata finestra.
Quel giorno era più piccola. Anzi no, aveva le persiane chiuse.
Il mio primo pensiero non fu che fosse cambiato l'abitante di quelle mura.
Il mio primo pensiero fu che un qualcosa era cambiato per sempre e questa idea fu preceduta da un'ondata di malinconia.
Non avrei potuto continuare ad immaginare cosa accadeva oltre quei vetri che ormai non vedevo più. Nelle mie notti bianche non avrei più potuto osservare la luce fioca e tremula che faceva brillare quella finestra e la mia fantasia.

Intanto il cielo era diventato cupo, in quei pochi minuti il sole era sparito.
Si, era quasi maggio ma era come fosse marzo: ad un improvviso e luminoso sorriso stavano seguendo improvvise e insistenti lacrime.
Infatti aveva preso a piovere.
Anche le rondini non si sentivano più.
Richiusi la mia persiana. Per quel giorno non si sarebbe riaperta.
Era cambiato il tempo e anche il mio umore.
Avrei aspettato un sole più convinto e stabile. Anche per tornare a fantasticare.

giovedì 19 aprile 2012

Quando l'amore e' parole buttate (Parigi (O Cara) - Roberto Vecchioni)

Lei aveva giurato a se stessa che per Lui non avrebbe scritto più una sola parola.
No, non per Lui.
Troppe ne aveva usate e alcune, le ultime, erano state feroci e se ne era vergognata.
Ecco perché non ne voleva usare più. Non era da Lei esser feroce in maniera convinta.
Lei non era affatto feroce. Neppure quando si arrabbiava. Quella volta però si era passato il segno.
E il bello era che Lui non aveva capito neppure perché. E allora le parole a cosa servivano?

Prima di allora c'erano stati fiumi di parole che Lei aveva cercato ovunque, inventato talvolta e scritto per Lui. Anche con la stilografica. Di tanti colori diversi.
Alcune erano normali, banali, altre infinitamente ricercate, altre ancora facili. Spesso scontate, altre volte stanche e vuote. E talvolta nervose, stizzite. Fantasiose e appassionate.
Ma mai (almeno così pensava) inutili.
Dovevano servire quelle parole a costruire un mondo. Un mondo che per Lei non esisteva da nessun'altra parte e che Lei chiamava famiglia. Un mondo dove Lei potesse essere proprio come era.

Poi all'improvviso si era accorta che quelle parole non erano mai state prese sul serio. Non erano servite a parlare di Lei, non erano servite a niente.

Lei era lì, e questa era la definizione che più la rappresentava.

Era una fra mille, niente di unico. E le parole speciali che Lei aveva cercato ovunque per farsi capire da Lui, erano d'improvviso o forse da sempre cadute nel vuoto.

Era come se d'improvviso avesse capito che il suo dire, la sua fatica di dire, fosse stata percepita come il rumore di una frequenza troppo bassa di una radio sempre accesa. Fastidioso sempre, accettabile nei momenti in cui ci si sente soli.
Una roba tipo: "Tutto bello, bellissimo... beh? Quando passiamo al sesso?"

Lo aveva capito un bel giorno di sole mentre era al telefono.
Erano bastate tre frasi. Dette da Lui con assoluta innocenza e altrettanto assoluto candore.
Ma lì Lei lo aveva capito.
Aveva capito che Lui non poteva o non voleva capire: Lui aveva una famiglia vera, bella, solida.
Lui cercava Lui. Si era perduto chissà quando in una matassa intricata e tutta sua. Lui era Lui e non ce ne poteva esser per nessuno.
Lei era lì per puro caso e non c'entrava niente con i suoi geni, con i suoi spazi, con i suoi cazzi.

E mille volte, in mille occasioni, in mille modi diversi questo era stato ribadito. Magari in modo indiretto ma inequivocabile. Off limits!

E allora vaffainculo e basta parole.
Ora Lei non aveva niente da dire e niente tra le mani.
Da un angolo del suo cuore guardava la vita scorrere come in un film. Di nuovo da sola.
E di perder tempo a cercar parole non ne voleva più sapere.

Ma il telefono squilla quando meno te l'aspetti.
O meglio, il telefono squilla di continuo, ma quelle son telefonate di routine.
E in un complicato giorno di nuvole e sole squillò anche il telefono di Lei. Ma non fu uno squillo di routine, squillò quando meno se l'aspettava.
Seguirono poche parole. Le parvero a tratti piene, seppure impacciate. A tratti vere. A tratti alla ricerca di qualcosa.

Ci pensò e poi ci pensò ancora un po'. Infranse il suo giuramento e qualche ora dopo tornò a scrivere a Lui. Poche parole via telefono. Appena un sms.
Non seguì risposta. Altre priorità, niente da dire, qualcosa di meglio da fare: non importa.

E furono parole di nuovo buttate via. E di nuovo si sentì buttata via Lei.

Tra le mani una canzone perfetta che recitava tra l'altro: "E se muoio anche io non avrò più nessuno".
Già. Era orfana, senza fratelli, sorelle, zii e cugini o simili. Nessun parente, un pezzo di carne appena.
Ma era ancora viva. Aveva Lei.
E allora a chi altri parlare? Meglio il silenzio e vaffanculo!


mercoledì 18 aprile 2012

Epifanie / 17

Poi ti ritrovi davanti alle acque di Montepulciano.
Pensi a quanto triste sia il tuo continuo avere a che fare con persone che ti vogliono bene fin quando poi spariscono. E spariscono perché di "volerti bene" non hanno più bisogno.
E se ne fregano. E tu vai.
Acque torbide e tristi. Quelle lacustri.
Io amo il mare.
Non si campa di espedienti.

lunedì 16 aprile 2012

Epifanie / 16

Poi davvero guardi ai tuoi giorni e vedi che anche i più normali son straordinari...
E' tutto quello che hai, e non potrebbe esser che così.

sabato 14 aprile 2012

***regali di compleanno e dintorni

C'è una tavola accogliente, colorata.
Sopra ci sono due calici, del vino frizzante.
Poi ci sono regali di compleanno da scambiare con mesi di ritardo.
Ma son regali graditi, che fanno bene. Già. Perché ci son anche quelli che fanno male... Pensa te! E a questa età hai imparato anche questo.

Ci sono cose da dire. Col cuore.
Poi ci sono occhi che parlano di più e gridano forte.
Basta guardarsi per condividere.

E al di là di quelli di compleanno, questi sono altri regali. Regali d'amore.
Alla faccia dell'ego e dell'orgoglio di chi ti ha portato via il sorriso. Ma solo per poco eh...

Adesso, attorno a quel tavolo caldo, neppure uno sguardo buttato via.
Neppure una parola lasciata all'inutilità.
Pane e coraggio. Ecco cosa mangi. Il tuo, il suo, la forza bella di chi ama ogni attimo di ciò che ha vissuto. La gioia velata ma piena di fuoco di chi ama ogni attimo di ciò che sta vivendo e di quello che vivrà.

Ti guardi alle spalle e vedi la strada che ti ha portato fino qui. Alla fine ne è valsa la pena. Anche di soffrire.
Alla fine non ti penti dell'amore dato e mai tornato. Alla fine sai ancora amare. Tra rabbia e gioia, sotto il sole e mentre piove.

E guardandoti attorno vedi che, anche se tu non hai capito un gran che, c'è chi è messo parecchio peggio.

In una serata come questa parli di futuro. Di tempi bellissimi che verranno. Ma non sai perché. Di fatto non sai niente, piove e non sai niente.
Niente di quello che accadrà in quell'attimo di eternità che sta per arrivare. Perché ogni attimo che arriva è a suo modo eterno.
Non sai dove andare e neppure dove stai andando. Ma sai che vai.
E vai a schiena dritta.
Non c'è posto per chi non sa chi sei. Non più.
Non c'è più spazio per chi ti vuole a "ore".
Non c'è più tempo per chi non sa cosa vuole.
Buona fortuna e benedetto sia il vostro destino.

Ti senti protetta e salva sotto un ombrello coi disegni di topolino.
Ti senti felice in un abbraccio che è casa.
Poi è pace, piacere, intimità.

Potere e magia degli incontri fatti di pura verità!

giovedì 12 aprile 2012

Poi viene il giorno / 8

Poi viene il giorno in cui ti ritrovi a sorridere per vari motivi.
Ed è' un bel giorno.

Il primo è la rivelazione che un grande uomo, uno di quelli che ami e a cui ti racconti, ti fa sul "sentire" dei maschi. E lì ti si disvela un mondo.

Il secondo è che seduta sul sagrato di una chiesa romana guardi la gente passare prima di un temporale e, mentre sei lì con l'amico più caro, un pezzo della tua famiglia, ti accorgi di esser viva.

Il terzo è che scopri che molti lettori di queste righe (che ringrazio per l'immeritata attenzione) le prendono come autobiografiche...
Qualcuno invece ci si riconosce e chiedendo spiegazioni mi confessa cose personali che non avrei diversamente mai saputo.
Signori, ho una fervida fantasia.
Prendo spunto da brandelli di vita che rubo qua e là. Che immagino, che costruisco come più mi piace.
Mi diverto a dare voce e volto e nome ai miei dolori e alle mie felicità. Ogni riferimento a fatti e persone realmente...etc etc

Qualche volta parlo in prima persona e di me. Ma solo talvolta.
Magari parlassi sempre di me! Avrei una vita molto più avventurosa.
E, soprattutto, avrei una vita privata e intensa.
Comunque...
Se avete curiosità chiedetemi pure, sarà un piacere rispondere!

lunedì 9 aprile 2012

FuoriModaFuoriTempo / 13

Oggi è stato un giorno di insolito silenzio.
Un silenzio che ti aspettavi, disturbato solo da odore di arrosto e soffritto. Dalle strade, dalle finestre. Dappertutto.
Nauseabondo.
Hai consumato incenso e candele.

Oggi è stato un giorno freddo di pioggia.
E tu non sai cosa portarti in valigia domani, quando il tuo mondo riaccende il motore e le quattro ruote vecchie di 225mila chilometri ti porteranno altrove.
Per un po' di amore, di lavoro, che poi son la stessa cosa ormai.
Per la tua speranza di continuare a far girare il sangue nelle vene.

Stimoli nuovi ci vogliono! Stimoli nuovi che per una volta non siano sinonimo di complicazione emotiva, ma magari di rabbiosa euforia.
Un'euforia fiorita, che ti faccia dire con gioiosa grinta: benvenuta primavera, io il mio tubino rosso fuoco ce l'ho già pronto. E fa la sua porca figura!
Magari con questo freddo è fuori tempo, ma di certo non è fuori moda...

domenica 8 aprile 2012

Per l'anima / 19


Tutti gli uomini

Tutti gli uomini della tua vita in un’unica puntata
di volti, odori, stronzate già sentite, bugie miscredute,
se soffi via la polvere e' un lento scorrere di sguardi, di ricordi,
di cose capite troppo tardi,
di sottotitoli per "nontroppobrillanti"
di magici istanti dilaniati dalle esplosioni delle suonerie personalizzate che annunciavano indiscrete lieti eventi altrui...

Tutti gli uomini della tua vita
uomini in esclusiva, uomini solo in prova,
uomini raccattati nel pattume,
uomini coperti di piume, di insulti, dimentichi i volti, i ricordi,
brividi nella spina dorsale,
chi ti ha fatto male,
chi ti ha resa felice,
chi "nonsidice" per pudore, per amore, proprio o improprio che sia,
uomini scappati via,
uomini lasciati fuori dalla porta a marcire,
uomini da due lire...

E’ un lento scorrere, se soffi via la polvere.

Per questo resti da sola, ma lo sai che prima o poi ci cascherai ancora

Come un idiota ti innamorerai di un altro idiota ancora
Lo sai, lo rifarai.
Sarà la primavera, sarà che gli idioti sbocciano come fiori sugli alberi….
E balli da sola, con mille occhi su di te e lasci senza parola ogni idiota che ti vede sorridere.
Ma quando scende la sera, lo sai lo sai lo sai che quel sorriso non dura

"love will tear us apart again"

Giorgio Canali


venerdì 6 aprile 2012

Poi viene il giorno / 7

Poi viene il giorno che sei dove finisce la terra e inizia il mare. Il cielo e' grigio e minaccia tempesta. 
Ma il sole l'hai dentro.
Fa freddo e mentre aspetti la notte lasciando che ti scaldino le mani, hai il cuore pieno di calda luce.
Non ci sono canzoni per descrivere la pienezza di quelle ore. O almeno tu non ne conosci nessuna adatta.
Lasci agli esperti questo mestiere. Per te adesso canta il mare e tutto il resto di quel mondo che ti sembrava tanto indispensabile per vivere e ti umiliava ad ogni occasione possibile, finalmente e' lontano anni luce.
Domani sarai di nuovo in viaggio coi tuoi pensieri. Ma sai che suoneranno nuovi. Nessuna nave e' stata costruita per starsene sicura in un porto.
E tu sei come quella nave.
La musica, soprattutto quella delle filastrocche imparate a memoria, delle preghiere dell'ego recitate in cantilene infinite, quella ostentata dei mestieranti di menzogne, e' proprio cambiata.
Sorridi perché davvero vuoi sorridere. Col cuore. E ringrazi di esser fortunata.

giovedì 5 aprile 2012

Quando l'amore e' amare tutto (Dopo che - Massimo Volume)

Lei se ne stava seduta davanti a un calice di vino.
Tavolo per due. Come tante altre volte.
La cameriera gentile, attese che Lei si sedesse poi tolse un coperto e le sorrise.
Dopo tanti tavoli per "due", e dopo tanti altri due, ora la sedia davanti a Lei era vuota.
Era una.

Era stanca. Aveva camminato per un bel po' e incontrato persone e parlato e progettato. Poi era finita la giornata di lavoro e aveva ancora camminato per un bel po', senza una meta.

In quell'andare aveva ritrovato volti amati e vissuti amati.
Li aveva ritrovati in pietre, strade, vicoli, scorci.
Tutte persone, e fatti, e momenti di un passato che poi era la sua vita.
Tutta la sua vita.
Una vita che avrebbe voluto cambiare ogni giorno, ma che minuto dopo minuto la costringeva inesorabilmente a restare nelle gabbie che si era costruita più o meno consapevolmente.

Ma Lei ci sperava ancora.
Sperava di trovare il modo e anche un aiuto per aprire quella gabbia.
Girando il bicchiere tra le mani, penso' a quante volte aveva amato e a quanto ancora stava amando.
Non solo tutti quelli che nel tempo si erano seduti nella sedia che adesso davanti a Lei era vuota, no.
Aveva amato la vita soprattutto.

Una vita che vista da fuori sembrava interessante e di fatto lo era, ma che le aveva donato un po' di tutto tranne la dolcezza, la comprensione.
Si chiese il perché di tutti quei taccuini scritti a mano.
Si chiese il perché di tutte quelle lettere scritte col cuore e mai con la testa.
Si chiese il perché di tutte quelle parole regalate a chi non sapeva che farsene e restituiva silenzi.

Si chiese perché continuasse a sognare.
Bevve quel vino giusto per provare un sapore che non fosse quello del disgusto.
Non amava il vino, ma continuando a pensare che fosse meglio continuare ad amare tutto, se lo fece piacere.



mercoledì 4 aprile 2012

Epifanie / 15

Prendi tutte le cose inutili che le mie mani hanno fatto. Prendi quello che non so dire a nessuno, e che dico a te con la certezza che non capirai. Ho costruito poco o niente. E alla fine mi possiedono tutti e io non possiedo niente e nessuno. E questo capolavoro solo per il disperato bisogno di farsi scaldare un po'.