martedì 26 novembre 2013

Poi viene la notte / 18

Poi viene la notte che hai voglia di novità.
Ti suona nuova anche la parola novità. Te l'hanno spiegata in maniera nuova. Devi assolutamente capire cosa è nuovo e cos'è il nuovo.

Si novità. Hai voglia di novità.
Perché non sei vecchia.

lunedì 30 settembre 2013

Poi viene la notte / 17

Poi viene la notte che non hai concluso gran che. E ti sfoghi con parole a vanvera.

Non c'è posto stasera per i pensieri buoni. Quelli belli. Sono tutti occupati o dormono o si sono trasferiti in un'altra galassia.
Ci siete tu la tua pressione bassa e il torcicollo... Come si fa a trovare l'energia per alzarsi e uscire?
Non sei triste; sei scoraggiata.
Come in un film vedi scorrerti davanti agli occhi i guai, il tempo, le cose semplici che vuoi fare e che ti sono negate.
E quando arriva la riflessione su passato cambi canale. Stasera no, sarebbe troppo.

Pensiamo al futuro: di progetti ne hai tanti, perdinci! Intanto però, lotti con l'ultima mail della giornata. Inutile anche questa, perché verrà cestinata prima di essere letta.

Guardi le carte, i fogli scritti, la musica consumata e pensi.
Pensi che sei stanca di dover dimostrare all'universo che non sei sbagliata tu. 
Pensi che sei stanca di chi trincia giudizi e non tende mai la mano.
Sei stanca dei trentenni che si annoiano e dei cinquantenni che ti cancellano da Facebook, come se il mondo fosse fatto solo di noia e virtualità.
Tu, la vita vera, la vedi in un altro modo, ma qui adesso non c'è nessuno che ha i tuoi occhi. Non c'è nessuno "sbagliato" come te.
Almeno oggi, in questo primo giorno d'inverno. 
Nessuno: non c'era nessuno eppure di gente c'è n'è stata tanta. Ma dovevano correre dietro al temporale. Nessuno poteva curarsi o -meglio- prendersi cura di te.

Ecco, nelle giornate come queste, fatte di una solitudine affollata da stranieri, pensi che per quanti sforzi tu faccia non cambia: non cambia adesso, non cambia tra un po', non cambierà mai.

Poi alle 2 di notte, ti arriva un messaggino.
"Tu fai tutto per forza - ti scrive un'anima affine - usa solo l'energia. Qualche dritta l'hai imbroccata ma secondo me non te ne sei ancora accorta".

Forse ha ragione. Di sicuro se l'ho imbroccata qualcuna, non me ne sono accorta. Ne penso troppe. E invece sarebbe meglio pensare poco e sempre positivo.
E poi le cose si fanno anche per forza, ma soprattutto per amore. 
E io ce ne metto di amore. Avoja! Talvolta però parlo una lingua che non è comprensibile.
Fanculo anche alla laurea in lettere e cartoline!
Lo troverò un mondo che mi somiglia?

Intanto pensiamo al futuro e pensiamo positivo: oggi andrà meglio.


mercoledì 25 settembre 2013

Quando l'amore non è un elettrodomestico (Insieme a te non ci sto più - Caterina Caselli)

Lui l'aveva lasciata "in attesa". 

Come al telefono quando ti mettono in attesa. 
No anzi, come quando interrompi l'ascolto di un disco e premi il tasto pause.
O forse era anche peggio, era come quando con il telecomando spegni la televisione ma lasci la lucina rossa accesa.

Lui l'aveva lasciata "in attesa". Tutto era aperto e niente era chiuso, tutto era possibile ma niente accadeva. C'erano domande ma mancava sempre il tempo per le risposte.

Un bel giorno passo un altro. 

Prima prese in mano il telefono e riavviò la conversazione, poi decise che forse era meglio con la musica e passo le sue dita sul pulsante play, infine prese il telecomando e illuminò la televisione per vedere se c'era un film e come fosse la trama.

E quel bel giorno, quell'altro accese anche Lei.
E Lei si accorse di quanto tempo aveva buttato invano.
E soprattutto decise che non era l'elettrodomestico di nessuno.









martedì 24 settembre 2013

Poi viene la notte / 16

Poi viene la notte che d'improvviso un sacco di persone devono rimangiarsi parole dette a vuoto.
Parole che hanno fatto molto male e che hanno lasciato il segno e che adesso come boomerang di assoluta precisione tornano indietro a colpire cuore e testa.

È una notte in cui ti guardi intorno e vedi tristezza, solitudine, malinconia.
Teste abbassate e molta boria riposta nel cassetto.
C'è chi non ha neppure il coraggio di salutare...

Potresti provare soddisfazione.
Invece no. Non provi nulla. Hai la tua solitudine e la tua malinconia con cui fare i conti.
Certo...Potresti dire: "beh, dopo essersi comportati da padroni del mondo e della vita altrui adesso come ci si sente ad essere messi così in basso?"
Ma non ti interessano "rivendicazioni" e neppure piccole giustificabili e giustificate "vendette".
La rabbia non porta mai niente di buono e per te è davvero acqua passata.

Una riflessione, però,  la fai.
Pensi che è bello dare quello che si può, per come si sa e si sente. Gratis.
Pensi che hai la coscienza a posto.
E non c'è niente di meglio che avere la coscienza a posto, la schiena dritta, lo sguardo fiero, fiero soprattutto di quello che sei.


lunedì 23 settembre 2013

Epifanie / 31

C'è nessuno?
C'è nessuno?
...
No, non c'è nessuno.
Rumore ovunque, telefoni che suonano, persone che urlano. 
Ma non c'è nessuno.
C'è il sole, ci sono turisti, sembra ancora estate. 
È domenica.
Ma non c'è nessuno.
Arrivano dalle finestre odori di sughi e arrosti. 
Pugni allo stomaco per chi cerca solo un caffè.

C'è nessuno?
C'è nessuno?
...
No, non c'è nessuno.
Ci sei tu. Sola con te stessa. Ma oggi non ti ascolti. Non hai niente da dirti.
Sei stanca di stare ad ascoltarti. E sei stanca di aspettare di avere una bella idea da raccontarti. 
E allora lasci che le cose passino e si sfiorino perché non sei in grado di comprenderle....



Come scavare a mani nude nella terra 
Per sentire il sangue mescolarsi con la pioggia 
Cauterizzare le ferite vivere, per il solo senso che ha 

Come nuotare in un oceano congelato 
Per sentire il cuore che ti esplode dentro il petto 
Vivere per immaginare, per percepire il solo senso che ha 

Ma io lascio che le cose passino e si sfiorino 
Perché non sono in grado di comprenderle 

Essere deboli in un mare verticale 
Sentire quanto i rischi possano aumentare
E odiare per sentirsi vivi, per percepire il solo senso che ha 

E improvvisamente ritornare primitivi 
Essere comici e tornare primitivi 
E bere il sangue del nemico solo per gustarne la diversità 

Ma io lascio che le cose passino e si sfiorino 
Perché non sono in grado di comprenderle 
Io lascio che le cose passino e si sfiorino senza toccarsi

(Il mare verticale- Paolo Benvegnù)


martedì 17 settembre 2013

RIFLESSIONI 54 / ci sono

Ci sono incontri fortunati, situazioni che si intrecciano e tutto sembra preparato secondo un copione ben scritto.
Ci sono copioni che non stanno insieme neppure con la colla.

Ci sono momenti che sanno di eternità ed altri che vorresti cancellare.
Ci sono cose che non capisci e cose che invece fanno parte di quello che sai da sempre, anche se non sai il perché.
Ci sono persone a cui forse dai troppo, e persone a cui devi qualcosa.
Ci sono errori che continui a ripetere, lezioni che invece hai imparato.
Ci sono sorprese che ti fanno battere il cuore, altre che ti tolgono il sonno.
Ci sono parole preziose e silenzi pesanti come macigni.
Ci sono silenzi preziosi e parole pesanti come macigni.
Ci sono ritorni che non sai leggere e partenze che non sai scrivere.

Ci sono giornate interlocutorie. 
Sono quelle dove succede un po' di tutto.
Arrivi nel cuore della notte, fissi la finestra luminosa di un aggeggio elettronico e ti chiedi se quella finestra è aperta o chiusa.
Che cosa è accaduto oggi non sapresti dirlo.
C'è stata magia e rabbia, meraviglia e delusione, ricchezza e miseria, compagnia e solitudine.

Di una cosa sei certa: di tutta questa girandola di emozioni miste, tu hai davvero capito poco.
Inutile chiedersi e chiedere.
Inutile versare fiumi di parole.
Meglio fermare i pensieri e aspettare domani.


giovedì 5 settembre 2013

Quando l'amore è un ballo impossibile (Un vecchio errore - Paolo Conte)

Si guardava allo specchio.
Era abbastanza brutta e decisamente provata. Era anche arrabbiata con sé stessa.
Dopo tanto autocontrollo e tanta riflessione, alla fine era punto e a capo.

Tutto da rifare ma, per fortuna, con delle aggravanti.
La regola era la stessa dei videogiochi: quando passi a un livello superiore ogni volta deve essere più difficile, ogni volta più complicato.

Impossibile farsi domande, chiedersi quando, come, dove, perché.
Impossibile fare programmi.
Impossibile decidere un niente qualsiasi.

A Lei non era mai capitato un ballo da debuttante, quelli con l'abito da principessa, il bouquet di fiori e il cavaliere bello e sorridente.
Quando veniva invitata a ballare all'inizio sembrava tutto meraviglioso ma in genere si ritrovava nelle balere di ultima categoria, quelle con le orchestrine che non vanno a tempo, con le piste sconnesse e dove si inciampa e ti pestano i piedi.
Ed infatti era stato un continuo inciampare.
Per questo aveva smesso di ballare.

Ma ci sono certe passioni che si trasformano in sogni.
O forse questo era un sogno, diventato nel tempo una vera passione.
Si, perché l'invito ricevuto era fresco come quello del ballo delle debuttanti con il ballerino giusto, che aspetta con i fiori e che sembra essere uno che sa proprio dove andare.
Alla fine si erano trovati lì, pronti, preparati, con le scarpe giuste.
La festa era appena iniziata tra mille batticuori quando, dopo un giro di valzer, vennero a sgombrare la sala.
Inattesa dall'alto giunse una notizia che aveva dell'assurdo.
Con un decreto legge avevano chiuso le sale da ballo e abolito la musica.

Così erano tornati a casa. Ciascuno la sua.
Non potevano fare altro se non aspettare tempi migliori.

E ora Lei si guardava allo specchio.
Era abbastanza brutta e decisamente provata.

Impossibile farsi domande, chiedersi quando, come, dove, perché.
Impossibile fare programmi.
Impossibile decidere un niente qualsiasi.

Solo aspettare. Senza pensare, aspettare.




domenica 1 settembre 2013

Confessioni di un'anima persa tra vento e tram numero 3

Fu una folata di vento a portarti via mentre sedevamo sullo scalino dell'antica chiesetta a ripararci dalla pioggerellina primaverile. O forse fu il tram numero 3, quello che passava di lì per poi proseguire ed arrivare a fare capolinea in una strada semi deserta, dove non c'erano né case né uomini.

Di fatto, bastò sciogliere un attimo le nostre mani intrecciate e tu non c'eri più.

Feci tante volte il giro di strade, piazze, vicoli. Presi anche il tram numero 3. Mi persi in quella periferia deserta e in via di costruzione, fino al limitare del bosco.

Davanti al buio di quella macchia fitta mi sentii smarrita e sola: fu necessario rassegnarsi con sgomento.

Mi misi a cercare altro e iniziai a viaggiare, conoscere, incontrare, progettare, costruire.
Qualche volta vinsi, molto spesso persi tutto. Ma sempre mi rimisi in piedi pronta a ripartire.
Conobbi saggi, incontrai opportunisti senza scrupoli, scoprii pensieri diversi dai miei dai quali mi lasciavo sedurre e conquistare, bevvi come acqua tutto quello che era bellezza.
Il bene e il male mi furono maestri.

Ogni tanto mi sembrò di trovare tracce di te. Una volta nello sguardo che si fece abbraccio nella seta di una bandiera, una volta in un saluto fatto di un sorriso lontano, altre rare volte nel suono di poche parole bisbigliate.

Tracce di te, come le briciole di Pollicino.

Poi, quando ero nel bel mezzo del mio viaggiare e non ci pensavo più, sentii di nuovo quel vento.
Lo riconobbi subito e sì che ne era passato di tempo!
Un brivido di quelli che preannunciano una sorpresa che speri: mi girai ed eri seduto accanto a me.

Mi stavi cercando, dicesti.
Da molto, dicesti.
Volevi me, dicesti.

Fu la gioia di un attimo, tempo di un abbraccio.
Poi la paura immotivata di vederti sparire ancora ebbe la meglio.
Mi chiusi nei luoghi più protetti, dove quel vento non potesse entrare.
Ma il vento va dove vuole e tu eri lì.
Sempre lì.
E rimanevi. Nonostante quel vento.
Rimanevi. Anche dopo il passaggio del tram numero 3.
Lo avevi domato quel vento. E infatti ora ti portava da me.
Sempre. Anche quando ti mandavo via.

La tua silenziosa, calma, paziente tenacia mi persuase.
Tornai a sedermi accanto a te, ma tempo di un attimo la pioggerellina si trasformò in un temporale. Non soffiava vento. Ci furono tuoni e fulmini.
E più che perdersi fu uno scappare.
Ciascuno riprese le sue mani.
Ma fu per poco.

I temporali sono impetuosi, però finiscono presto.

Le nostre mani tornarono ad intrecciarsi, per riappropriarsi di un viaggio interrotto tanto tempo prima, forse per troppa ingenuità.

Ritrovando te ritrovai tante cose mie che vivevano in te.

Viaggiammo anche sul tram numero 3 che ancora faceva capolinea nello stesso posto. Lì non c'era più una periferia deserta che confinava col bosco; no, adesso quello era il cuore di un centro commerciale pieno di luci, auto e rumori.
Rimasi stordita da tanto chiasso, il bosco dove avevo perduto ogni speranza di ritrovarti non si vedeva più. Provai nostalgia: era da lì che ero partita viaggiando alla ricerca di altre esperienze.
Eppure, in quel rumore la nostalgia era un sentimento inatteso e poco appropriato.

Mi girai verso di te. L'aria era rossa.
Solo allora, guardando i tuoi occhi, mi fu chiaro tutto quello che avevo cercato fino ad allora.

Io guardavo te e vedevo me.

Il mio cercare, era stato cercarti.

venerdì 30 agosto 2013

Bestiario 1 / La zanzara comune

La zanzara comune

(Trattasi di una particolare specie di persona altrimenti ignorata, che ha la peculiarità di venire a cercare te e proprio te, con il preciso intento di romperti le palle sperando di farsi notare o, ancor meglio, di dar fastidio).

Tra le tante zanzare, quella comune è quella che si accanisce contro di te e, volente o nolente, te la ritrovi sempre intorno. Non la vedi, ma la senti ronzare. 
Poi sparisce per un attimo e zzzz si ripresenta.

Ora, mutuando il comportamento dal mondo degli insetti, la persona/zanzara comune se ne frega di zampironi e autan: è tenacemente lì ed è sempre la stessa. 
Pur di provare a pungerti (perché di riuscire anche a succhiarti il sangue non è affatto sicura) si gioca ogni carta.

Però che pena: la guardi nello zoo umano che si agita credendosi un leone, si arrampica immaginandosi scimmia, striscia volendo essere seducente e pericolosa come un cobra... e invece è solo una noiosa, pelosa, bruttissima, inutile zanzara comune.

Ma lei poveretta, ignara dello specchio, della storia, dei fatti, del suo posto nel cosmo, in preda a un delirio di onnipotenza scatenato da un'insana gelosia, si batte il petto, fa il fenomeno, si dà un tono.
E giù trincia giudizi universali e lancia anatemi, falcia anime e arriva a conclusioni che non lasciano scampo.
Lei col suo zzzz zzz zzzzz sa tutto.

Ma in tutto questo bel daffare si tradisce: siccome non conosce mai così bene il suo "bersaglio" (se non per sentito dire), che si travesta da leone, scimmia o serpente poco importa: sotto la maschera la vedi tremare di paura.
E ronza, ronza, ronza. Gira a vuoto, fa rumore a vuoto, ha a che fare con il vuoto.
Il suo zz zzz zzzzz è fatto di una rabbia livida e rancorosa.

L'immagine che questa persona/zanzara comune offre di sé, è che le sue antenne siano alte e ricettive e che senta chiaro l'odore di pericolo. Però, immersa com'è in questo suo universo deforme e autoreferenziale, pare altresì evidente che abbia scelto l'obiettivo sbagliato contro cui scatenare l'inferno.

Mira infatti ad un sangue che (se davvero dovesse soltanto arrivare ad assaggiare) per lei sarebbe veleno letale.
Il pericolo c'è, ma è per lei, per quel che potrebbe scoprire, sapere, assaggiare, annusare.
Forse (consiglio disinteressato) sarebbe meglio allargasse l'orizzonte e andasse a succhiare con il preciso intento di prosciugare, chi l'ha ridotta così.
Oppure meglio una sana ciabattata letale, e così sia.


Certe persone hanno la capacità di ascoltare quel naturale istinto (di cui tutti siamo dotati ma che pochi utilizzano), che preannuncia gioie e sventure.
Eppure quelle persone raramente riescono a mettersi in silenzio al momento giusto, spegnere il ronzio del loro cervello e finalmente darsi retta!
Una sorta di:

zz zzz zzzzzzz
zz
zzzzzzz

stump

Un bel colpo di giornale da pseudo/intellettuali alla zanzara che hanno in testa, e spazio a una bella ventata di aria buona e tanta bella pulizia.


domenica 25 agosto 2013

Poi viene il giorno / 19

Poi viene il giorno che cambia il tempo.
Mezz'ora di temporale porta via la luce, la polvere e il caldo afoso.

Dalla finestra di casa, guardi la pioggia e pensi che una nuova stagione si sta per affacciare.

Senza luce non ti resta che guardare le carte sparse ovunque.
Tra le mani fotografie, orologi che non stanno mai fermi, e immortalano volti che mutano nel tempo.
Ne trovi una bellissima.
Torni a quando forse avevi 14 anni. Provi a ricordare i tuoi compagni di allora, quelli che ancora sai dove sono, quelli di cui non ricordi neppure il nome.

Le prime delusioni, i primi batticuori. I ricordi.
E rifletti sul fatto che la tua vita è stata un via vai di persone: molte di passaggio, altre importanti, alcune fondamentali.
Da tutte hai capito e imparato.
Con tutte sei cresciuta e a tutte, bene o male, devi un po' di ciò che sei oggi.

Alla fine arriva l'arcobaleno.

Riponi foto e malinconia e esci.
Incontri amici e nuove storie. Passi una serata piacevole. Non pensi più al passato.

Mentre rientri il cielo si illumina di nuovi lampi. Ti affretti. Senti una voce che ti chiama per nome. Ti giri e una faccia conosciuta ti saluta. È un volto che viene dal mondo dei tuoi 15 anni e lo riconosci subito perché ha il sorriso che aveva allora.

Bello e strano che questo incontro avvenga proprio stasera.
Poche parole, la voglia di raccontarsi e l'imbarazzo di farlo così, all'improvviso.
"Sei sempre uguale"
"Eh, magari"
E poi quel sorriso.

Nuovi lampi illuminano la notte.

"Vado, mi sa che si metterà a piovere di nuovo"
Non sai come dirlo che proprio oggi guardavi foto di quella stagione che vi vide ragazzi insieme.
"Ciao allora". Già, ciao.

Una nuova stagione si sta per affacciare.
Profuma di sorprese e di bellezza.

Il tempo qualche volta è una bugia.

giovedì 22 agosto 2013

Quando l'amore è un numero da cancellare (Por una cabeza - Carlos Gardel)

Lei se ne stava lì pallida e incredula.
Era elegantissima, sorrideva, stringeva mani, diceva cose gentili e di circostanza mentre passavano calici di champagne.
Era successo tutto così in fretta da non poterci credere.

A quel tavolo quella sera, sedevano ricchi signori in giacca e cravatta, degnamente decorati da ricche signore in abiti chic, griffate in ogni dettaglio, gioielli compresi.
Ad un certo punto la luce del cellulare illuminò la sottile seta della sua borsetta.
Con molta discrezione Lei guardò di chi fosse il messaggio.
No. Non era di Lui.
Eppure Lei le scriveva spesso. Ma da un po' non riceveva risposte.
Era quasi rassegnata e nel riporre il telefono si lasciò scappare un sospiro.

Nonostante le risa, le chiacchiere e lo champagne, la vicina di posto non perse tempo per sottolineare che aveva notato la sua finta serenità.
"Qualche noia cara?".
"No, no. Tutto perfetto, grazie." con un sorriso anche Lei prese un calice e iniziò a sorseggiare in attesa del cibo. Poi arrivarono quelle 10 inutili portate di quella inutile cena che non finiva più e poi iniziò quell'inutile dopocena che non finiva più.. 

I maschi giacca, cravatta, sigaro e liquore continuavano a parlare di tutto, concentrati su come poter salvare l'umanità passando dalla finanza, all'alta gastronomia, all'ecologia. Ma un vero manager deve essere onnisciente.
Le femmine si dedicavano al gossip, ma non quello da parrucchiera o peggio da novella 3000.
Noooo. Il loro era gossip chic, quello che fa intuire le peggio cose senza dirle. Quello che sa tutto di tutti i pezzi grossi e che potrebbe essere usato come arma letale. Roba da far tremare i polsi.
Lei, che con quel circo aveva davvero poco a che fare, se ne stava soprattutto ad ascoltare.
Pallida, incredula e anche stanca.

Le 2 erano passate, ma si continuava ad ordinare prosecco, rum, whisky e via andare.
L'entità e l'importanza dei discorsi aumentava col salire del tasso alcolico. Ma la cosa sconvolgente è che dopo litri di alcool nessuno perdeva il suo aplomb.
Che vita dura quella del manager!

In tutto questo Lei si chiedeva: io qui che cosa ci faccio?
Il telefono illuminò di nuovo la sua borsetta.

"È Lui", pensò.
Invece no. Una mail che offriva uno sconto super per un viaggio da comprare al volo.

Non era Lui.
Lui non c'era.
Lui non ci sarebbe più stato.
Lui se l'era portato via un frontale ed era inutile continuare ad inviargli messaggi e aspettare risposte.

Ora ricordava chiaramente.
Ebbe freddo in quella notte a 35 gradi.
Fu in quella situazione surreale che Lei decise di fare quello che non era riuscita a fare in tanti mesi.
Prese il cellulare e, fregandosene della forma, cercò il nome di Lui nella rubrica e lo cancellò.

Poi si alzò, chiese scusa e disse che aveva ricevuto un messaggio per cui - mortificata - doveva necessariamente lasciare la bella compagnia.
Non avendo voglia di stringer mani alzò il calice e fece un brindisi alla piacevole serata. I maschi si alzarono in piedi, le donne rimasero sedute. Sorrisi e convenevoli, poi si allontanò nella notte.

Scoprì che erano le quattro perché sentì i rintocchi della campana.
Fu allora che si accorse di aver camminato tanto e di avere male ai piedi.
Ma i piedi erano finalmente tornati a calpestare la terra.
Fu allora che si accorse di aver pianto tanto e di avere ancora occhi capaci di vedere, ma di non averli voluti usare e di aver continuato a ballare cieca cercando di indovinare i passi.
Quei passi che nella vita, così come nel tango argentino, si possono solo improvvisare.
E qualche volta tocca di ballare anche con la sola idea di qualcuno che non c'è più.



martedì 6 agosto 2013

Poi viene la notte / 15

Poi viene la notte che senti un dolore fisico nuovo. E ogni volta che respiri arriva una fitta; tu pazienti perché ti immagini sia una cosa da nulla, di quelle che passano da sole.
Fa caldo, girano virus strani, sarà una roba di stagione.
Allora fai di tutto per pensare ad altro e dai filmetti d'amore ai dibattiti tristi su questa Italia che sta toccando il fondo, cambi canale alla ricerca di qualcosa di interessante fino a consumare il telecomando.
Niente.

Un gruppetto di ragazzi belli sazi di pane e - soprattutto - di vino sostano nei tavolini sotto casa tua e discutono animatamente.
Provi a seguire i loro discorsi. Ma forse il vino è stato un pochino troppo e capisci che ormai è impossibile entrare in merito a quel che dicono.

E poi dal divano alla finestra, dalla finestra alla sedia, dalla sedia alla poltrona, ogni movimento che fai rinnova il dolore.
Ti concentri sul respiro perché dicono aiuti. Invece scopri che in questo caso respirare come si deve fa malissimo.
Ti stendi, ti siedi, ti rannicchi. 
Passerà.

Ti viene in mente che questo dolorino (che proprio non aspettavi e che certo non desideravi) è una bella metafora di certe tue giornate.

Oggi ad esempio ha un nome e un volto.
È qualcuno, qualcosa che non riesce a starti lontano, ma non sa starti vicino. E già questo non sapere bene che cosa sia, fa male.
Ci vorrebbero parole. O forse no.
Passerà.

Tutto passa.
Anche questa notte con i suoi dolorini di varia natura.

lunedì 5 agosto 2013

Confessioni di due anime che si riconoscono senza conoscersi

Poi venne il giorno in cui un'anima amica di cui Lei non sapeva neppure il nome, la fece riflettere per pochi eterni attimi sul senso dei segni e delle parole.
Fu uno scambio di sapere senza tempo e senza possibilità di definizioni.

Si incontrarono per caso ma chissà da quanto tempo viaggiavano accanto.
Lei aveva lo sguardo perso e l'anonimo compagno di viaggio prese la parola. Come fosse la cosa più naturale da fare e così fu.

Le ricordò di come ci perdiamo la visione profonda delle cose, presi come siamo dal caldo e dalla fretta.

Così le parlò di tante cose. Ad esempio del numero 1 che è l'unità. Già, perché nell'uno ci sta dentro il due, poi il tre e così via.
E le rammentò di avere l'accortezza di chiamarle col nome più corretto di "cifre" e non di "numeri".
E da un'unità di fatto si proviene anche se ci disperdiamo.

Poi le disse dei molti sensi delle parole. Della sacralità delle parole che devono esser ogni volta "scoperte", "rivelate". Liberate dai mille veli che ne oscurano colori e sfumature e collocate così nude nel giusto contesto per cui sono usate.

Accarezzate, ascoltate, scoperte, denudate con curiosità e passione come si fa con chi si vuol amare.

Poi le disse di usare la volontà. Una volontà cosciente capace di provocare liberazione o meglio libera/azione.
Una volontà capace di farti tenere testa e accogliere con prontezza quello che all'improvviso può (nel bene o nel male) travolgere.

Le disse molto altro e le consigliò in quel caldo e in quel gran movimento di inutili energie di fermarsi a guardare l'essenziale.

Da quel momento Lei ebbe di che riflettere, ma per iniziare bastò poco.
Era caldo davvero, eppure si agitava da tempo un vento fatto di falsità, invidia, meschinità, ambiguità e tutta quella variopinta gamma di bassezze umane dominate dalla superbia, dall'egoismo, dall'ignoranza, dall'egocentrismo.
Per di più quel vento le ripresentava - come in un film - una serie di fantasmi e vampiri con cui era giunto il momento di dirsi addio.

Con un atto di decisa e cosciente volontà chiuse le finestre e impedì al vento di entrarle dentro e provocare scompiglio.

Era il momento (anche solo per un'ora) della bellezza e della pace. Avrebbe potuto partire, cercare, immaginare chissà quali fantastici luoghi per un attimo di felicità.

Invece non ebbe dubbi. Abbassò ogni luce, spense il girare della sua testa e cercò il silenzio.

Fu una bella giornata.
E fu grata all'esistenza di averle fatto incontrare quell'anima amica di non sapeva il nome, ma con cui tanta era l'appartenenza.


giovedì 18 luglio 2013

Epifanie / 30

Ci sono persone brutte nel senso che sono proprio brutte persone. Ma brutte al punto che non gli trovi un verso. Ambigui, bugiardi, opportunisti, infantili, egocentrici, egoisti e confusi. 
Alla faccia delle personalità multiple e disturbate.

E quando un minimo di almeno 30 persone ti dicono che qualcuno è davvero brutto in ogni senso (anche se magari sa mascherarsi bene), forse qualcosa di vero c'è. 

Bene, prendiamone atto. Per l'ennesima volta. Amen.

martedì 16 luglio 2013

RIFLESSIONI 53 / cielo e denaro

Ci sono cose che ancora ti sorprendono e ti colgono impreparata. 
Eppure dopo tanti anni dovresti saperlo. E invece no: non lo sai mai.
Fatichi, dai tutto e di più, provi a comprendere e ad avere pazienza. Aspetti. E talvolta (spesso) non ti ritrovi tra le mani niente. Manco un grazie. 
E ti sentì come il contadino che semina, si accorda col fluire delle stagioni osservandone gli umori per cercare di intuire quanti poi saranno i frutti e poi, magari per una grandine imprevista, vede sfumare tanta fatica.

E forse è proprio oggi che inizio a capire come mai i contadini ricchi, nel senso di danarosi, non lo sono mai stati.
Con umiltà hanno trovato casa nella terra e hanno accettato di stare "sotto al cielo", pioggia e sole compresi. 
Quel cielo che hanno studiato e guardato più di chiunque altro con sapienza e intuizione. Quel cielo fatto di lunazioni. 
Quel cielo che non si teme, ma che non si sfida. 

E allora sei felice e orgogliosa di avere avuto i bisnonni contadini.

Perché sei anni luce lontana da quelli che magari qualche soldo hanno avuto la fortuna di averlo. Per capacità, per fortuna, per dinastia. Anche pochi, ma abbastanza da esser convinti di poter governare cuori e persone col portafogli. E con quale avidità!  Da lì ho visto nascere i più surreali deliri di onnipotenza. Perché quella gente lì, il cielo lo ha sfidato, provando a scalarlo. 
Non tutti l'hanno fatta franca e spesso il prezzo più caro che hanno dovuto pagare è quello della solitudine. Soli, lì sospesi a mezz'aria con l'aria buffa di chi non sa dove poggiare i piedi e vaga nel vuoto a cercare, cercare, cercare di avere.
Ma di avere cosa?  Quanto? Chi?

Forse è vero che la felicità non sta per aria ma ha i piedi ben piantati a terra anche se ti consente di volare. Forse è quella la vera e unica ricerca che vale la pena di perseguire.
O almeno oggi, in uno degli ennesimi giorni tristerrimi di questo lungo periodo, la vedo così.

mercoledì 3 luglio 2013

***parole e ciglia

Ho comprato il collirio. Mi bruciano gli occhi.
Ma non credo avrà una qualche efficacia. 
Sono tristi da troppo tempo i miei occhi. E per quello non c'è medicina.
Ancora un addio. Ancora incomprensibile. Ancora insopportabile.
È tutto troppo insopportabile. 
Un incubo. E le parole inciampano tra le ciglia.

Proverò di nuovo col collirio.

domenica 2 giugno 2013

*** Roberto. A tempo di musica, sempre.

Ci sono persone come canzoni che, senza neppure saperlo, fanno parte della tua vita.
Roberto, tu per molti di noi sei stato e resterai come una canzone. Parte della nostra vita.
Una canzone allegra e piena di sole.
Una canzone fatta di tante canzoni, quelle che amavi, che suonavi, che cantavi e facevi cantare.
Una canzone perché la musica era una passione con cui riuscivi a contagiare tutti. Già da subito, già da prima.

E la memoria va a un tempo lontano che però sembra appena ieri, agli anni in cui le prove erano una buona scusa per uscire di casa e noi, piccole azzurre del coro “Intonati & Stonati”, subivamo il tuo fascino.
Già allora avevi un gran carisma. Ti ricordo armato di chitarra e non solo: sei stato tra i primi a esibirti col kazoo sulla scia del successo che nel 1980 accompagnò Edoardo Bennato e la sua “Sono solo canzonette”.

Mi innamorai di Otis Redding quando una sera suonavi nella tua Aquila e ti sentii fischiettare “Sittin’on the dock of the bay”. Fu allora che mi prestasti una musicassetta (all'epoca i cd non c'erano ancora) con brani soul e io scoprii che, oltre alla musica che passava alla radio, c’era tutto un altro mondo.

Da Ondeon alle Operette, fino ai più recenti impegni con gli Ottanta Febbre, eri ovunque musica. E tu, da bravo “menestrello”, le sapevi tutte.

Arrabbiato non ti ho visto quasi mai giusto qualche volta magari per il Palio, per il resto erano sorrisi e chitarra. Chitarra e sorrisi.
E i tuoi sorrisi si muovevano armoniosi come si muovono le note su uno spartito e diventavano gioia. Una gioia senza tempo che ti usciva naturalmente dagli occhi. 
Quei tuoi occhi curiosi e accesi di bambino rimasti sempre così, anche adesso che la malattia ti aveva consumato la carne e scavato ancora di più il volto.

Innamorato perso di quella piccola donna a cui hai dato la vita, nonostante il male che ti consumava non ti ci vedevo proprio a cedere.

“Anche se piove aspetto il sole” mi hai detto appoggiato al murellino di casa mia pochissimi giorni fa. E non sembrava una bugia, anzi.

Non ce l’hai fatta. 
E infatti piove un’acqua che fa male.
Maledizione. 

Oggi in questa città silenziosa, ho ascoltato solo musica.
Ora potrei scegliere tra le tante canzoni che mi hai fatto conoscere tu o che abbiamo cantato insieme. Ma me ne ho in mente una che per mille motivi, a mio parere, ti sta bene addosso.

Buon viaggio Roby.  A tempo di musica, sempre.

Sing us a song you're the piano man
Sing us a song tonight
Well we're all in the mood for a melody
And you've got us feeling alright



mercoledì 29 maggio 2013

Poi viene la notte / 14

Poi viene la notte che te ne stai a casa.
Dopo tanto.
Stanca morta.

Pensi a quante grandi cose sono accadute in poco tempo. 
Un tempo piccolo ma di grande respiro.
Pensi alle persone che hai incontrato. Tante facce nuove, belle, con un entusiasmo contagioso.
Pensi alla vita scambiata, a come è fluita in modo naturale e inevitabile. 
Pensi che sei fortunata.

Perché quando la tua strada si intreccia con altri percorsi, e quando c'è voglia di fare, parlare, confrontarsi, costruire, è tanta la ricchezza che ti investe. 
Ed è un bell'andare.



giovedì 16 maggio 2013

RiIFLESSIONI 52 / occhiali

Le donne che son arrivate dopo di me hanno tutte gli occhiali.

Mi sorge un dubbio: per amare certe persone bisogna forse avere difetti di vista?
Oppure può essere che nonostante i miei 10/10 quella che vede male sono io?

Intanto ci penso. Poi anche chissenefrega.
Tutto tempo perso.


domenica 12 maggio 2013

Poi viene la notte / 13

Poi viene la notte in cui accade un fatto inconsueto.

In un locale di una grande città, senza saperlo, due persone che non si conoscevano, sedevano a due tavoli non troppo distanti. Provenivano da due mondi diversi e da due città lontanissime. 
Erano lì per puro caso. Ciascuno a godersi la propria serata.

Nessuno di loro due lo avrebbe mai saputo. Ma una cosa in comune l'avevano.

Entrambi avevano dedicato pensieri, tempo, affetto alla stessa persona. 
Entrambi quella persona l'avevano cancellata.
Ma quella sera, quella persona era lì. 
E osservava ogni loro gesto, riconosceva le loro parole i loro sguardi, sapeva come si sentivano.
E mentre guardava, di nuovo si sorprendeva a scoprire di quanta fantasia abbia la vita.
Molta più fantasia di noi.


martedì 7 maggio 2013

Lettere & Cartoline / 10

Caro amico mio, 
stanotte piove. 
Ed è una notte silenziosa ed umida come quella in cui hai scelto di andartene da qui.
Ed è una notte che piove e continua a piovere rabbia. Piove dolore sordo, piove solitudine, piove incapacità di esserne capaci. Piove anche sdegno.
Sdegno e rabbia per quello che resta, per quel che si dice, per come qualcuno ti ricorda ad "uso e consumo", per come invece qualcuno fa di tutto per dimenticarti e per un sistema che infligge punizioni inaudite e ulteriori a chi è rimasto qui senza te, senza fiato e senza sangue.

E come se non avessimo visto abbastanza, anche questo ci tocca di vedere.
Opportunismo e speculazione su tutto, anche sulla sacralità di una scelta estrema. La tua.

Vedi mi verrebbe voglia di dirne tante. 
Invece sto zitta e cerco di non mescolarmi a tanto squallore. 
Faccio come faresti tu. 
Provo ad esser sarcastica e buttarla sul ridere. Ma non sono brava come te e infatti non riesco.

Mi viene più voglia di piangere, invece.
Lacrime vere. 

E intanto piove. E continua a piovere.


lunedì 6 maggio 2013

mercoledì 1 maggio 2013

Poi viene la notte / 12

Poi viene la notte della malinconia dolce.
Pensi che sei tante cose, tutte dentro una persona. Pensi che sei stanchissima ma ancora smaniosa di fare. Pensi che ti mancano voci e volti, volti e voci. Pensi che alcuni non ti hanno proprio meritata, altri non ti hanno capita, altri non li hai meritati o capiti tu. Pensi che hai poco fiato e tanta strada da fare. Pensi che questo è un momento cruciale della tua vita, perché  ogni momento è cruciale e spesso  non ce ne ricordiamo.
Allora prendi appunti, segni le cose, consumi la stilografica.
Inizi un taccuino via l'altro e non finisci nulla, però provi a tenere tutti i fili tra le mani. 
Fili che si dipanano, fili che si intrigano, fili che ti portano come quello di Arianna a soluzioni inattese. Fili che ti portano indietro e che vanno tagliati.
E ti pare di esser una bambina con le mani piene di fili che trattengono palloncini pronti a volare via. 
Ogni palloncino un colore, un significato, un sapore, un bacio, un dolore, una lacrima, un sorriso.
Tutto da trattenere ma al contempo tutto da lasciar andare via. 
E poi? 
Poi seguire la scia. Incantata e stupita come a guardare bolle di sapone volare.
E lasciarsi portare con fiducia e incoscienza.
Ci vuole coraggio ad assaporare la dolcezza di questa malinconia.
E lasciarsi andare con fiducia e incoscienza. 
Tutti questi fili, tutti questi taccuini, tutti questi momenti cruciali. 
Appuntamenti con il caso.  
E abbandonarsi con fiducia e incoscienza.

lunedì 22 aprile 2013

RIFLESSIONI 51 / anche senza, anche meglio

Ci sono persone che hanno uno strano rapporto con il tempo e con gli eventi.
Credono che i giorni siano tutti diversi ma solo per loro.

Finché amano una persona, un luogo, un progetto le cose si muovono, si evolvono, cambiano ma quando vengono attratti da una nuova passione... ah beh...
Lasciano cuori, oggetti e stanze, convinti che resteranno lì immutabili. 
Poi, quando tornano, aprono la porta senza manco bussare e senza troppi complimenti: cercano la loro poltrona preferita e si accomodano. Ma la poltrona è diversa, e allora si guardano attorno e alla fine si meravigliano di trovare nuove cose, nuovi colori, nuove persone, nuovi abiti e abitudini.

Si meravigliano, si sorprendono, fanno anche finta si esserne felici ma di fatto non si capacitano. 
Eh si, perché per loro è come se la vita fosse una serie di libri da leggere. Ne inizi uno, poi sei attratto da un altro, ne abbandoni la lettura e quando torni a riprenderlo in mano, ripartì da li dove ti eri fermato.

E invece i giorni sono tutti diversi, e non solo per loro. 
Poveretti quando ne prendono atto: fanno quasi pena i loro "ah", sordi e pieni di stupore, come a dire: "ma come? qui la vita è andata avanti anche senza di me?"

Uhhh, mio caro egocentrico interlocutore, sapessi...  anche senza, anche meglio!

lunedì 15 aprile 2013

***dicono che

Dicono che quando non hai più qualcuno o qualcosa è allora che ne capisci l'importanza.
Dicono che ci sono profumi che ti portano volti o luoghi che hai nel cuore.
Dicono che la felicità sia un attimo che lascia poi spazio alla malinconia.

Dicono anche che tutto passa.
Lo dicono quelli che sanno.

C'è giardino lontano dove sono stata. E dove sono stata felice, molto felice. Anche se ubriacata dalla bellezza di quello che mi stava accadendo, non ho capito allora quanto fossi felice. 
L'ho capito tardi.

È un giardino speciale, pieno di alberi secolari, circondato da un cancello ottocentesco dove arriva, ovattato il rumore di motorini e il vociare del piccolo mercatino di antiquariato che si fa lì vicino la domenica mattina.
Sotto quelle piante dalle radici enormi c'è un'atmosfera rarefatta e sospesa. E il vento porta il profumo del mare che si fonde all'odore umido della terra, delle foglie. 

Lì sono stata felice. E certo per un po' di più di qualche attimo.
Di quel posto mi rimangono il ricordo di un paio di occhi pieni di vita, un po' di immagini, un libro con una dedica scritta a lapis. Forse anche malinconia. O nostalgia.

Dicono che tutto passa.
Io non lo so. Credo, piuttosto, che tutto cambia. Poi, forse qualcosa passa. 

In notti come questa torno lì. 
Mi siedo su una panchina accanto ad una radice enorme di uno di quegli enormi alberi e mi lascio abbracciare. Con il vento che porta il profumo del mare che si fonde all'odore umido della terra, delle foglie. E immaginando di avere la vita di quel paio di occhi puntati dritti dentro i miei, ancora assaporo l'idea di quella felicità. 

E mi sento fortunata, perché anche se quel giardino è lontanissimo, io lo sento attorno

sabato 13 aprile 2013

Poi viene la notte / 11

Poi viene la notte che la notte è dappertutto.
La trovi tra le foglie, la trovi dentro i pensieri, la trovi nel vento che porta la primavera.

Poi viene la notte che conosci. La notte che ti fa compagnia. 
La notte fatta di un silenzio che ti abbraccia.
Arrivano i ricordi e ti riportano voci e volti amati. Vita consumata, vita vissuta bene, vita bevuta.

Sei sola. E per una volta è meglio così.

lunedì 8 aprile 2013

Per l'anima / 25

Ai vecchi giorni


Ai vecchi giorni
il vento
riporti
solo
un garbuglio di capelli.
...
Per l’allegria
il pianeta nostro
è poco attrezzato.
Bisogna
strappare
la gioia
ai giorni futuri.
In questa vita
non è difficile
morire.
Vivere
è di gran lunga più difficile.


Vladimir Vladimirovič Majakovskij






giovedì 4 aprile 2013

Epifanie / 28

Persone che si sono cordialmente odiate e state reciprocamente sulle palle dal primo sguardo, si coalizzano sperando di infastidirti e farti dispetto.
Succede su RIEDUCATIONAL CHANNEL

Poi te lo dicono sperando di farti soffrire e tu? Tu te la ridi di gusto e pensi che davvero non c'è limite alla stupidità umana. Ragazzi, usate meglio le vostre energie, anche se così mi fate davvero divertire! 

PS. Ma siete davvero bischeri eh!  (Bischeri fatevelo tradurre in italiano)

lunedì 1 aprile 2013

Post-it / 23 ci sono...

Ci sono fili che restano sospesi. Storie che si interrompono. Altre che non si risolvono. 
Ci sono pensieri che diventano tarli. E scavano, scavano fino a farsi spazio e a diventare ingombranti. Ci sono gioie che disturbano tanto sono clamorose e dolori così sottili che poi non senti più anche se sono sempre presenti.
Ci sono parole che vengono pensate, altre che vengono buttate lì. Tutte però lasciano un segno e con tutte, prima o poi, devi farci i conti.
Ci sono silenzi pieni di senso, altri pieni di nulla.
Ci sono attese inutili e ci sono attese importanti.
Ci sono lune bellissime e nude e lune nascoste e misteriose.
Ci sono giornate con ore infinite e altre troppo veloci.
Ci sono incontri che rivelano altri che nascondono.

Niente accade a caso, ma non tutto trova una spiegazione. 

La vita, nonostante tutto e nonostante noi, fa quello che deve: ci prende e ci porta. 
Ci porta anche quando lasciamo il timone.
E quando crediamo di sapere con sicurezza estrema dove stiamo andando, ci mostra che invece la direzione è un'altra.

Così, nel dubbio, ci si interroga, si cambia, ci si plasma, si cresce.



giovedì 28 marzo 2013

Epifanie / 27

Esiste una parola molto, molto potente, capace di far paura eppure trattata con disinvoltura, quasi buttata via, sottovalutata:  NO

Proposito: ricordarsi di dare giusta dignità alla parola NO



mercoledì 27 marzo 2013

Poi viene il giorno / 18

Poi viene il giorno che finalmente capisci con chi hai avuto a che fare e con chi hai ancora a che fare.
Guardi andar via chi ti volta le spalle e ti manca di rispetto, mentre invece dovrebbe solo dirti grazie di portare buona parte dei suoi pesi.
Quel giorno il bilancio è uno solo: dopo che ti sei incazzata bene bene, non ti resta che accettare che sei una perfetta cogliona.

Poi leggi sfoghi pilotati di lupi travestiti da agnelli e ascolti i falsi i clap clap clap della corte dei miracoli che gli vive attorno e ti rincazzi.
Non ce n'è di buona fede. Hai voglia a cercare. 
NON-CE-N'E'
Così viene la sera di quel giorno e ti dispiace non esser più babbea, di non credere più alle favole e agli asini che volano, ti dispiace di non riuscire più a credere che hai capito male. 
No, non hai capito male. 
Sei nel bosco, ci sono i lupi e anche le vipere.
Il peggio è che tu non sei né il cacciatore, né cappuccetto rosso.

Magari io cambio. E prima o poi, fosse anche solo per una volta, magari cambio davvero. 
Magari per una volta decido che di farmi prendere per il culo ne ho abbastanza.

Voi stavolta avviatevi... E che sia un buon viaggio!


martedì 26 marzo 2013

***da un articolo a una preghiera

Leggo un articolo. Si parla della mia musica. Una frase di quello scritto mi distrae. 
Mi suona in testa altro e così quel pezzo per me perde di senso e di interesse.

Lo mollo lì e mi ritrovo davanti una scena che ho visto tante volte: "Ciccino e Ciccina" o anche "Amorina e Amorino" e giù valanghe di cuori.

Così penso a come sia tenera, buffa e molto molto ridicola la perdita di ogni dignità che talvolta consegue l'innamoramento. Soprattutto se è un innamoramento "epidermico" di quelli che durano una breve stagione.

Come per magia all'improvviso ciò che piace a lui, piace per forza anche a lei e viceversa. 
Le parole diventano le stesse: lei parla imitando lui e lui dice imitando lei. Si ride e si mangia dalla stessa bocca e anche le canzoni preferite diventano le stesse. 

Ecco cosa mi ha distratto dalla mia lettura: l'immagine triste di un adulto che si muove come un adolescente solo perché rimbecillito per una cotta.

Ora se ragazzini innamorati suscitano tenerezza, dolcezza, speranza, a due adulti si richiederebbe almeno un po' di riservatezza nelle forme esteriori e pubbliche onde evitare di rasentare il rincoglionimento. 

Di qualunque cosa si tratti, l'amore è amore ed è uno degli spettacoli più belli che ci concede la natura. L'amore, appunto... E che sia buffo, comico o tragico poco importa.
Questo è fuori discussione.

Ma il che il dio di ogni amore ci liberi dal rincoglionimento patetico!

E dal momento che non ho sonno e il mio amore invece dorme, leverò al cielo una laicissima e personalissima preghiera.

Oh dio di ogni amore alla mia veneranda età preservami, ti prego, dalla voglia di vivere una sorta di adolescenza tardiva attraverso l'innamoramento. Se proprio amore deve essere, che amore sia, e che abbia tutti i brividi e i batticuori di un amore giovane e sfrontato e forte. 
Ma ti prego, fai che sia da me protetto, così che abbia casa e che rimanga intimo, segreto, mai becero e soprattutto mai ridicolo. 
Che questi anni vissuti con tutti i loro amori, non siano stati vissuti invano. Grazie.



venerdì 22 marzo 2013

***carezze di primavera

Stasera il pretesto mi riguardava in maniera personale: si doveva fare un brindisi al quale non potevo mancare. Altrimenti alle nove, sarei andata dritta a casa. 
Non ho affatto voglia di uscire in questo periodo: non sono dello spirito adatto. Ma c'erano tre compleanni da bagnare col vino e tra quelli c'era anche il mio. Non esserci non sarebbe stato giusto. 
Eppure in questi giorni di rabbia, malinconia e tristezza c'è stato un attimo in cui ho pensato che era meglio evitare di rovinare la serata ad altri.

E invece no. 
No perché Raffa ha lanciato l'idea e con Sabry hanno organizzato, no perché le altre si sono liberate e no perché Laura che non poteva venire mi ha scritto parole dolci e mi sono ritrovata a pensarla molto. E stasera che ho brindato anche per te e con te Laura e al tuo modo raro di esser preziosa. In qualche modo c'eri, almeno nei miei pensieri.

Non ce la faccio ad esser lì per le 20 e salto la prima tappa della serata: il saluto a Silvia (che è a lavoro in hotel). Oltre al dispiacere di non salutarla, mi perdo una specie di "esproprio proletario" di ogni sorta di gadget da albergo (dal set per radersi alla spugnetta per pulire le scarpe). Ora, Silvia è generosa. Pare non abbia consentito l'assalto alla sala colazione con le micro nutelle da portar via, ma quanto al resto -dalla penna allo shampoo- ha regalato di tutto. 

Poi il gruppo si è spostato per l'aperitivo. 
Arrivo tardi e vado direttamente al locale. Loro sono tutte lì.
Non manca nulla: il vino è aperto e i taglieri sono pronti tranne il mio; Lella mi dice che ha ordinato per me cibo vegetariano. Mi commuove quasi il fatto che si sono anche ricordate che sono "vegetabile" (neologismo coniato per me da un noto critico enogastronomico italiano).

Le guardo: sono tutte belle. Raffa con i suoi occhi grandi e trasparenti. Antonella con i suoi silenzi pieni. Giusy che invece è tutta energia. Paola con cui ne ho vissute così tante che basta uno sguardo e siamo già dentro. Lella con la sua "irrequieta" forza creativa. Giovi solare sempre, anche quando è difficile trovare parole. Sabry che stasera ha una luce speciale, forse sono i capelli così ben sistemati o i recenti tormenti, ma è particolarmente bella. E Leti che appena arrivo mi carezza e mi scalda le mani. Leti è così, una mamma.

Le guardo, mentre scherzano sul vino e sull'età e cercano di ricordare serate in discoteca che hanno avuto luogo forse ai tempi dei brontosauri. 
Le guardo. Sono proprio belle; mi dispiace non essermi manco pettinata.
Le guardo e penso che mi piacerebbe trovate un aggettivo per cogliere l'anima di ciascuna di loro, ma è difficile.

Raffa mi vede stanca e il discorso scivola dentro i dolori di questi giorni, ma stasera quella roba deve restare altrove.
Meglio godersi la dolcezza del vino e della compagnia  e a tal proposito, siccome le festeggiate (io in primis che fra l'altro ne vado pazza) non hanno pensato ad ordinare un dolce, si banchetta con le brioche che il locale non ha venduto durante la colazione del mattino.
Peccato non aver fatto incetta di nutella all'hotel di Silvia...  Ci sarebbe stata bene.

A proposito...
Giovanna mi mostra il suo "bottino di guerra". Sono fiera di lei: ha preso di tutto. Come Sabrina, che ha anche portato via foglietti per appunti. Giusy e Paola mi regalano un po' della loro refurtiva i coupon per avere sconti negli hotel della stessa catena... ma è Lella che mi lascia senza parole offrendomi l'imperdibile bustina con tutto il necessario per cucire, oggetto fondamentale per quando perdi bottoni (che comunque non cucirai mai, sia perché non sei portata per ricucire bottoni o altro, sia per il dispiacere di usare quel miracolo di ago e filo così ben sistemato dentro quella bustina che a consumarlo sarebbe un delitto).
Diciamo che pur avendo tutte trent'anni, ancora dobbiamo per fortuna superare la fase adolescenziale...e quando arriva il momento di salutare ti dispiace quasi che quelle due ore siano volate via.

E mentre torno a casa mi trovo a pensare che anche nei periodi più brutti e bui, la dolcezza di chi ti vuole bene sa farsi strada e riesce a insinuarsi oltre le porte che hai chiuso e le trincee che hai alzato per difenderti da un quotidiano che non ti piace.

Se non si possono dimenticare i dolori, neppure si possono dimenticare le carezze che li rendono più sopportabili.
Stasera ho ricevuto una di queste carezze. La prima carezza di primavera. Sono fortunata. 
Grazie citte. Questa canzone parla di me, ed è per voi.










mercoledì 20 marzo 2013

RIFLESSIONI 50 / degli incontri

Come su un treno, chi sale chi scende...

Da bambina pensavo che certi compagni di giochi fossero tutto il mio mondo. Di loro adesso ho a mente giusto il volto di quando erano bimbi come me e con me: non saprei riconoscerli dopo tanti anni e tanta distanza.
Degli anni dell'adolescenza ricordo la mia prima vera compagna di avventure, "la mia migliore amica". Con lei dividevo ogni mio attimo. Poi strade diverse, esperienze diverse. Resta solo il supermercato a riunirci quando capita e una felpa che lei mi regalò. Invece ho ritrovato il fidanzato che dopo mille traversie mi ha di nuovo abbracciata, e che bella la sua presenza nella mia vita.


Come su un treno, chi sale chi scende...

C'era un ragazzo che mi stava antipatico; ed era reciproco. Ci odiavamo. Adesso siamo molto uniti e ci vogliamo un gran bene. 
C'erano poi i miei compagni di classe: gli anni del liceo ci avevano fatto gruppo, casa. Con alcuni di loro poi siamo cresciuti e invecchiati insieme. Abbiamo diviso matrimoni, battesimi e funerali. Dolori e gioie. Poi il tempo che manca, gli incastri che diventano difficili e quel rassegnato progressivo perdersi di vista che fa male. Perché loro sono tanta parte di quello che io sono oggi.
Avevo un'amica che mi è stata accanto da quando a perso un amore a quando non ne ha trovato uno 
nuovo: ma le voglio bene. Lei è così. E come lei tante altre che comunque son parte dei miei pensieri.
Fino a qualche mese fa una persona che considero speciale che mi raccontava ogni dettaglio della sua vita. Adesso non so più niente. E forse c'è da sapere solo che non c'è niente di così speciale, se non i miei pensieri.
Ci sono stati amici che vedevo o sentivo ogni giorno. Adesso giusto un sms a natale.
C'era una ragazza che mi confidava ogni suo desiderio, sogno, progetto. Si fidava di me, mi voleva bene. Io l'avevo accolta nella mia più intima casa. Mi ha tradita nell'affetto profondo che ho sempre nutrito per lei. 
C'è poi qualcuno che mi ha amata fino ad odiarmi e cancellarmi dall'elenco dei vivi e di facebook (che ormai son quasi la stessa cosa).


Come su un treno, chi sale chi scende...

Ho avuto maestri che mi hanno fatto crescere e che mi hanno aiutata e che porterò sempre nel mio cuore, altri che mi hanno insegnato cosa non voglio essere.
Ho e ho avuto amici speciali con cui ho diviso il lavoro e che sono diventati per me fratelli: parte di una famiglia cresciuta nella voglia di costruire tra mille difficoltà e tante soddisfazioni. Una famiglia adesso inspiegabilmente mutilata, perché la vita talvolta sa essere spietata.
Ho da sempre accanto amiche e amici dolci con cui condivido passioni e a cui davvero dò poco di tutto (tempo, incontri, parole) che al momento giusto sanno però come parlarmi, cercarmi, regalarmi felicità. Da loro imparo cosa può voler dire accoglienza.
Ho incontrato angeli sulla mia strada, e di alcuni di loro non saprò mai il nome, che in certe sere con un po' di amore, di pazienza, di voglia di ridere, mi hanno salvato la vita.
Tra questi un giorno ho visto un paio di giovani occhi; mi sono piaciuti. Mi sembrava di vedere la me di 20 anni fa e mi sono fidata e adesso quegli occhi attenti e premurosi fanno parte del mio quotidiano, dei miei progetti per il futuro e mi guardano con rispettoso affetto sincero. A loro devo moltissimo. Mi insegnano coraggio, passione e voglia di lottare.










E poi ci sono sempre state quelle rare anime gemelle che sai di poter chiamare ad ogni ora del giorno e della notte perché ci sono e basta. Loro sono libertà.




















Come su un treno, chi sale chi scende...












E così c'è chi ti chiede il permesso di occupare il posto accanto al tuo, chi se lo prende e basta. Chi è gentile e chi sgarbato. Chi sarà un buon compagno di viaggio, chi invece guasterà il tuo andare.




Ogni incontro è un mistero, ogni persona è un mistero. 




Noi siamo misteriosi per noi stessi e ci riveliamo grazie agli incontri che facciamo e che andrebbero vissuti senza paura, con la curiosità di scoprire di quanto amore e di quanto dolore arricchiranno la tua vita. 




Perché è anche grazie a questo strampalato equilibrio di pieni e vuoti che si va verso a quello che saremo. 




Senza gli altri non siamo niente.




E poco importa se chi è stato o ancora è parte della tua vita si ricorda o meno il tuo nome. Se fino a ieri ti amava e oggi ti disdegna. Se prima ti abbracciava e adesso a malapena ti stringe la mano.












Benedetti tutti gli incontri che ci forgiano, ci arricchiscono, ci mettono in discussione e soprattutto ci costringono ad avere dubbi.




Con i dubbi si cresce. Con i dubbi si cammina. 












Grazie cari incontri, che mi avete portato fin qui. 




Solo stanotte mi accorgo che vi ho ancora tutti - e per fortuna - con me.