Visitando la mostra di Rosalba Parrini “Giochi, Battaglie, Storie”
(e altro)
Le stanze con tanti quadri
e tante fotografie appese alle pareti ma soprattutto una, quella all’ultimo
piano, una sorta di laboratorio con una luce particolarissima. Lì ancora quadri,
libri, disegni, un paio di occhiali assolutamente speciali e finalmente la
lettura di “Andrea”, una poesia che lei aveva scritto anni prima e sulla quale
tanto avevamo scherzato.
Poi cena in giardino con un’insalata a base di patate lesse, würstel e maionese: un piatto che avrò provato a rifare mille volte (pur odiando i würstel) senza mai riuscirci.
Ma lì era tutto buono. Tutto bello.
E ancora i sorrisi delle sue meravigliose bimbe e le parole di quel marito innamorato pazzo che già allora fotografava tutto, ogni attimo di quella vita familiare quasi a voler fermare per sempre la felicità.
Poi cena in giardino con un’insalata a base di patate lesse, würstel e maionese: un piatto che avrò provato a rifare mille volte (pur odiando i würstel) senza mai riuscirci.
Ma lì era tutto buono. Tutto bello.
E ancora i sorrisi delle sue meravigliose bimbe e le parole di quel marito innamorato pazzo che già allora fotografava tutto, ogni attimo di quella vita familiare quasi a voler fermare per sempre la felicità.
Perché se qualcuno
mi chiedesse cosa ho trovato a casa della professoressa Rosalba Parrini quando,
con i miei compagni di classe l’andammo a trovare, io direi proprio così: lì ho
trovato qualcosa che potrei definire “felicità”.
Eppure quella era
una felicità che “scalpitava”. E già nei miei ricordi di allora, la mano di Rosalba
Parrini che, disegnava, scarabocchiava, scriveva, tracciava linee era alla
ricerca di un qualcosa di più.
E anche oggi è così:
vedo Rosalba e incontro una donna felice, osservo le sue opere e incontro l’anima
di un artista continuamente alla ricerca di un qualcosa di più, che superi
anche la stessa –chiamiamola così- “felicità”.
“Giochi, Battaglie,
Storie” è la mostra che i Magazzini del Sale di Palazzo Pubblico a Siena
ospiteranno fino al prossimo 7 gennaio 2015. Una mostra che arriva dopo che
Rosalba ha dipinto il Drappellone dello scorso luglio 2014.
E finalmente. Ci
voleva proprio il Palio per offrire alla Parrini, lo spazio per una personale. Quasi lei avesse dovuto pagare il pegno per
aver da sempre amato la sua Siena. Sì, perché se solo Rosalba fosse capitata in
una galleria di una città dove l’arte contemporanea non viene vissuta come un
qualcosa da sopportare, probabilmente sarebbe stata consacrata già da un pezzo tra
i maestri di questo tempo.
Di più: se non fosse
stato per suo marito Giancarlo, questi suoi lavori sarebbero rimasti
probabilmente nascosti. Già, Rosalba ha un difetto: è umile ed è anche timida.
Una ragazzina.
Una ragazzina.
Era così anche
quando la conobbi.
Per noi studenti era
“la Parrini” e non è un caso se, nonostante la sua severità, ci stava
simpatica. Ma simpatica solo fuori dalla scuola, perché quando vestiva i panni
di professoressa ci costringeva ad imprese importanti (tipo armeggiare con un
disegno geometrico un intero pomeriggio). O almeno questo accadeva a me, che
ero negata per il disegno. E nonostante questo, è proprio colpa della Parrini
se invece di fare la farmacista mi sono laureata in storia dell’arte.
A distanza di anni però,
riesco a capire cosa volesse quella professoressa così pignola e precisa. Ci
invitava a sfidare quei fogli bianchi per scoprire la nostra forza interiore, per
stimolarci a superare un limite, per crescere, anche se a noi talvolta non
importava niente. Ma la curiosità doveva
venire prima di tutto, anche a costo di esser rigorosi e severi.
Un invito che
diventava vero, ed era quindi ineludibile, perché era rivolto a noi studenti e
al contempo a quella ragazza che era - ed è - in lei.
Ecco allora che
questa mostra “Giochi, Battaglie, Storie” è una sintesi molto significativa di
quello che è il percorso artistico di Rosalba Parrini, un percorso scelto e mai
abbandonato: da quando era studentessa a Siena, poi al Magistero d’Arte di
Firenze quindi all’Accademia Albertina di Torino, fino ai giorni che l’hanno
vista insegnante.
Rosalba Parrini ha
sempre portato con se la sua cifra più particolare, quella che poi ha insegnato anche a chi come
me ha avuto la fortuna di incontrarla, ovvero la voglia di mettersi in gioco, la
voglia di cercare e superare le sfide.
Non a caso ci invita
a scoprire Giochi, Battaglie, Storie, tre capitoli fondamentali di un unico libro
che potremmo chiamare “vita”.
Giochi
Giocare, scomporre,
scoprire la realtà da molteplici punti di vista.
I dipinti di questa
sezione sono caratterizzati dal movimento. Rosalba traccia coordinate geometriche
ma poi ne scompone la perfezione. Butta all’aria la falsa necessità di
procedere secondo solide regole matematiche e trasforma la prospettiva in pura
poesia. Le linee si muovono su fondo nero e diventano parole sinuose, suoni
armonici. C’è una sorta di sinestesia in quei volumi che raccontano ciò che è, da più prospettive. Addirittura i pannelli creati con contrasti in rosso si possono montare e di nuovo rimontare in molteplici modi. Le tavole diventano oggetto con cui giocare. E poi la serie “Vieni colore” dove è il cromatismo
ad essere protagonista. Teste colorate di cavallo che si intersecano offrendo la
possibilità di perdersi in un viaggio onirico e pieno di fantasia.
Battaglie
E’ la figura del
cavallo il grande protagonista della serie dei dipinti che Rosalba Parrini
racchiude nella sezione “Battaglie”.
Inutile stare a
precisare che cosa sia il cavallo per un senese. Ma il cavallo è anche
ancestrale simbolo “del tutto”, immagine per eccellenza dell’anima che va
saputa dominare e guidare. E per l’artista e per le sue battaglie, può essere tante
cose. E’ “strumento” per superare la
prova, è bellezza mitologica, è speranza ed è possibilità di una libertà da
conquistare sotto un cielo illuminato da una luna rossa.
Il cavallo diviene talvolta una cosa sola col cavaliere al punto che se ne distinguono appena le
forme. Parla, gioca come fosse l’umano. Diventa “tutte le cose”, perché tutte le cose si scompongono nella battaglia, le linee di confine diventano meno definite e, se si combatte con passione ed
ardore, si può conoscere il caos. Ed ecco che tornano le geometrie colorate e più astratte con cui Rosalba ama
guardare le cose, con totale apertura, senza offrire un unico punto di vista. E
ancora una volta il colore è fondamentale: sono infatti i cromatismi che ci
suggeriscono se si tratta di battaglie vinte o perse. E si resta lì a pensare,
a immaginare, a immedesimarsi.
Storie
Poi ci sono le
storie. E in questa sezione Rosalba Parrini racchiude il percorso che ha l’ha portata
alla pittura del Drappellone del 2 luglio 2014.
Sono davvero storie.
Ciascuna è un unicum, per ciascuna è possibile
fare mille riferimenti. Di fatto il Drappellone è una sintesi di storie. Ci
sono le geometrie, i cavalli, le linee -ancora- sinuose, il rigore prospettico e il
cromatismo brillante che racconta Siena, c’è Rosalba e la sua vita di senese, gran parte della sua ricerca. Ma nei dipinti
di questa sezione c’è molto di più. Ci sono frammenti di intimità, ci sono
luoghi di ombra, momenti più misteriosi e bui, ci sono taccuini di viaggio e
parole sussurrate. C’è quello che è stato e che ormai è diventato storia ma c’è
ancora la voglia di curiosare, cercare nuovi racconti, magari seguendo il volo
in ascesa di un bandierino come fosse un aquilone o la criniera rossa e spettinata
dal vento di un cavallo che ancora scalpita e troppe ancora ne avrà da giocare,
combattere e raccontare.
“mi lascio andare
e provo ad essere felice”
(da Misteriosamente
il mare - Rosalba Parrini, Il mio silenzio
mosso)