domenica 21 dicembre 2014

Visitando la mostra di Rosalba Parrini “Giochi, Battaglie, Storie”... ealtro

Visitando la mostra di Rosalba Parrini “Giochi, Battaglie, Storie”
(e altro)

Le stanze con tanti quadri e tante fotografie appese alle pareti ma soprattutto una, quella all’ultimo piano, una sorta di laboratorio con una luce particolarissima. Lì ancora quadri, libri, disegni, un paio di occhiali assolutamente speciali e finalmente la lettura di “Andrea”, una poesia che lei aveva scritto anni prima e sulla quale tanto avevamo scherzato.
Poi cena in giardino con un’insalata a base di patate lesse, würstel e maionese: un piatto che avrò provato a rifare mille volte (pur odiando i würstel) senza mai riuscirci.
Ma lì era tutto buono. Tutto bello.
E ancora i sorrisi delle sue meravigliose bimbe e le parole di quel marito innamorato pazzo che già allora fotografava tutto, ogni attimo di quella vita familiare quasi a voler fermare per sempre la felicità.
Perché se qualcuno mi chiedesse cosa ho trovato a casa della professoressa Rosalba Parrini quando, con i miei compagni di classe l’andammo a trovare, io direi proprio così: lì ho trovato qualcosa che potrei definire “felicità”.

Eppure quella era una felicità che “scalpitava”. E già nei miei ricordi di allora, la mano di Rosalba Parrini che, disegnava, scarabocchiava, scriveva, tracciava linee era alla ricerca di un qualcosa di più.

E anche oggi è così: vedo Rosalba e incontro una donna felice, osservo le sue opere e incontro l’anima di un artista continuamente alla ricerca di un qualcosa di più, che superi anche la stessa –chiamiamola così- “felicità”.

“Giochi, Battaglie, Storie” è la mostra che i Magazzini del Sale di Palazzo Pubblico a Siena ospiteranno fino al prossimo 7 gennaio 2015. Una mostra che arriva dopo che Rosalba ha dipinto il Drappellone dello scorso luglio 2014.

E finalmente. Ci voleva proprio il Palio per offrire alla Parrini, lo spazio per una personale. Quasi lei avesse dovuto pagare il pegno per aver da sempre amato la sua Siena. Sì, perché se solo Rosalba fosse capitata in una galleria di una città dove l’arte contemporanea non viene vissuta come un qualcosa da sopportare, probabilmente sarebbe stata consacrata già da un pezzo tra i maestri di questo tempo.
Di più: se non fosse stato per suo marito Giancarlo, questi suoi lavori sarebbero rimasti probabilmente nascosti. Già, Rosalba ha un difetto: è umile ed è anche timida.
Una ragazzina.
Era così anche quando la conobbi.

Per noi studenti era “la Parrini” e non è un caso se, nonostante la sua severità, ci stava simpatica. Ma simpatica solo fuori dalla scuola, perché quando vestiva i panni di professoressa ci costringeva ad imprese importanti (tipo armeggiare con un disegno geometrico un intero pomeriggio). O almeno questo accadeva a me, che ero negata per il disegno. E nonostante questo, è proprio colpa della Parrini se invece di fare la farmacista mi sono laureata in storia dell’arte.
A distanza di anni però, riesco a capire cosa volesse quella professoressa così pignola e precisa. Ci invitava a sfidare quei fogli bianchi per scoprire la nostra forza interiore, per stimolarci a superare un limite, per crescere, anche se a noi talvolta non importava niente. Ma la curiosità doveva venire prima di tutto, anche a costo di esser rigorosi e severi.
Un invito che diventava vero, ed era quindi ineludibile, perché era rivolto a noi studenti e al contempo a quella ragazza che era - ed è - in lei.

Ecco allora che questa mostra “Giochi, Battaglie, Storie” è una sintesi molto significativa di quello che è il percorso artistico di Rosalba Parrini, un percorso scelto e mai abbandonato: da quando era studentessa a Siena, poi al Magistero d’Arte di Firenze quindi all’Accademia Albertina di Torino, fino ai giorni che l’hanno vista insegnante.
Rosalba Parrini ha sempre portato con se la sua cifra più particolare, quella che poi ha insegnato anche a chi come me ha avuto la fortuna di incontrarla, ovvero la voglia di mettersi in gioco, la voglia di cercare e superare le sfide.
Non a caso ci invita a scoprire Giochi, Battaglie, Storie, tre capitoli fondamentali di un unico libro che potremmo chiamare “vita”.

Giochi
Giocare, scomporre, scoprire la realtà da molteplici punti di vista.
I dipinti di questa sezione sono caratterizzati dal movimento. Rosalba traccia coordinate geometriche ma poi ne scompone la perfezione. Butta all’aria la falsa necessità di procedere secondo solide regole matematiche e trasforma la prospettiva in pura poesia. Le linee si muovono su fondo nero e diventano parole sinuose, suoni armonici. C’è una sorta di sinestesia in quei volumi che raccontano ciò che è, da più prospettive. Addirittura i pannelli creati con contrasti in rosso si possono montare e di nuovo rimontare in molteplici modi. Le tavole diventano oggetto con cui giocare. E poi la serie “Vieni colore” dove è il cromatismo ad essere protagonista. Teste colorate di cavallo che si intersecano offrendo la possibilità di perdersi in un viaggio onirico e pieno di fantasia.

Battaglie
E’ la figura del cavallo il grande protagonista della serie dei dipinti che Rosalba Parrini racchiude nella sezione “Battaglie”.
Inutile stare a precisare che cosa sia il cavallo per un senese. Ma il cavallo è anche ancestrale simbolo “del tutto”, immagine per eccellenza dell’anima che va saputa dominare e guidare. E per l’artista e per le sue battaglie, può essere tante cose. E’ “strumento” per superare la prova, è bellezza mitologica, è speranza ed è possibilità di una libertà da conquistare sotto un cielo illuminato da una luna rossa.
Il cavallo diviene talvolta una cosa sola col cavaliere al punto che se ne distinguono appena le forme. Parla, gioca come fosse l’umano. Diventa “tutte le cose”, perché tutte le cose si scompongono nella battaglia, le linee di confine diventano meno definite e, se si combatte con passione ed ardore, si può conoscere il caos. Ed ecco che tornano le geometrie colorate e più astratte con cui Rosalba ama guardare le cose, con totale apertura, senza offrire un unico punto di vista. E ancora una volta il colore è fondamentale: sono infatti i cromatismi che ci suggeriscono se si tratta di battaglie vinte o perse. E si resta lì a pensare, a immaginare, a immedesimarsi.

Storie
Poi ci sono le storie. E in questa sezione Rosalba Parrini racchiude il percorso che ha l’ha portata alla pittura del Drappellone del 2 luglio 2014.
Sono davvero storie. Ciascuna è un unicum, per ciascuna è possibile fare mille riferimenti. Di fatto il Drappellone è una sintesi di storie. Ci sono le geometrie, i cavalli, le linee -ancora- sinuose, il rigore prospettico e il cromatismo brillante che racconta Siena, c’è Rosalba e la sua vita di senese, gran parte della sua ricerca. Ma nei dipinti di questa sezione c’è molto di più. Ci sono frammenti di intimità, ci sono luoghi di ombra, momenti più misteriosi e bui, ci sono taccuini di viaggio e parole sussurrate. C’è quello che è stato e che ormai è diventato storia ma c’è ancora la voglia di curiosare, cercare nuovi racconti, magari seguendo il volo in ascesa di un bandierino come fosse un aquilone o la criniera rossa e spettinata dal vento di un cavallo che ancora scalpita e troppe ancora ne avrà da giocare, combattere e raccontare.

mi lascio andare
e provo ad essere felice

(da Misteriosamente il mare - Rosalba Parrini,  Il mio silenzio mosso)





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