giovedì 13 settembre 2012

FuoriModaFuoriTempo / 15

Ci sono solitudini che come alcune gioie vere, intense, sono difficili da raccontare.
Ti spiazzano. Ti strapazzano.
Sono emozioni che sfuggono, non hanno confini, non possono esser definite.

Con il tuo fiato appanni il vetro e poi ci scrivi sopra. Tre, forse due nomi e mezzo. Ma dura poco: e quei nomi scivolano via.

Come son durate poco le persone sulle quali hai scommesso e che ti hanno detto "ti voglio bene", "sono con te".
Tu hai creduto fosse la verità e hai puntato tutte le monete che avevi sulle loro bugie.
Poi, hai perso.
Peccato. 
Ma per carità, si vive lo stesso.

E la siccità di questa estate che ti ha privato anche della vista del mare, ti regalato un panorama giallo ocra, brullo, onirico, a suo modo meraviglioso.
I rami secchi si son rotti da soli.
E la prima pioggia, che ha bagnato la terra, ha portato nuovi profumi.

Era ora di capire, accettare, accogliere quello che doveva accadere con l'umiltà e la forza di chi crede che il pericolo non è mai il cambiamento, ma il nostro ostacolare e vanamente impedire che il cambiamento avvenga.

Oggi, serenamente, auguro buona vita a chi di vita me ne ha portata via tanta, senza scrupoli, senza dir ciao, senza dir grazie e senza manco saperlo.

FuoriTempo, magari. Ma non è mai troppo tardi.

Io sono e guardo altrove.

L'estate è quasi finita. Per fortuna.




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