sabato 13 ottobre 2012

Lettere & Cartoline / 5

Carissima e dolcissima Figlia,
di te mi parlò tempo fa tua madre.
Fu una situazione buffa. Io ero andata da lei per sapere di mia figlia, per la quale aveva (e spesso a ragione) poche parole di elogio. Le aveva sempre dato fare la mia creatura, non era un rapporto idilliaco il loro. Ma quel "dovercisi dedicare" era parte del suo lavoro. E la tua mamma lo faceva, perché non  tutti gli allievi son come si desiderano.

Altro discorso sono i figli.
E infatti le si illuminò il viso raccontandomi di come, con successo, stavi concludendo la scuola superiore. Mi disse che era vicino il tempo in cui avresti dovuto scegliere cosa provare a fare da "grande". E mi raccontò che ti sarebbe piaciuto fare un lavoro simile al mio.
Così mi chiese quale, a mio avviso, potesse essere la strada migliore e lo fece con tutta l'apprensione e la voglia di capire che una madre ha quando si tratta di una passione, di un desiderio, di una voglia anche effimera di un figlio. Si capiva che vedeva in te grandi qualità e che per nessun motivo avrebbe mai voluto vederle "sprecare". Voleva il meglio.
Proprio come me per mia figlia: il meglio. La felicità.

Ora mi costringi a mille domande: cos'è il meglio? E come facciamo noi madri a sapere cos'è la felicità di voialtri figli se spesso non siamo felici noi per prime?
E ancora: ma poi, che cos'è la felicità?

Forse sono stata felice quando sono diventata mamma.
E questo mi fa pensare che quando lei ti strinse a sè la prima volta, io ancora non immaginavo che anni dopo avrei fatto la stessa esperienza.
È per quello che si prova in quel preciso momento che adesso, pensando a te, ho nel cuore anche lei.
E un pugno allo stomaco. Un male sordo. Un silenzio che fa impazzire.

Ora mi costringi a pensare se ci sia mai un pensiero per una madre che adesso vive quello che vive lei. E spero di no. Spero che non ci siano pensieri da pensare.

Vedi, figlia bella e dolcissima, ho sempre difeso ogni tipo di scelta personale quando qualcuno mette in gioco se stesso. Anche non condividendola. Provando solo ad accettare senza giudizio.
Perdonami se adesso non ho una visione così lucida e fredda e distaccata.

Se infatti riesco a mettermi nei tuoi panni di figlia, non riesco neppure ad accettare di mettermi nei panni di tua madre.
E se sento quasi disperatamente confortevole il vuoto che hai deciso di abbracciare lasciando il tuo giubbetto sul quel tetto, non riesco manco a guardare l'orlo del baratro in fondo al quale immagino essere adesso quella tua mamma, che solo al tuo futuro, parlando con me, pensava.

Ora mi costringi ad altre mille domande e non trovo pace: perché tanta inaudita fragilità che diventa un così terribile coraggio? Perché tanta impotenza? Perché tanto dolore?

Fragilità, coraggio, impotenza, dolore.
Quelli tuoi, figlia bella e amatissima che metti 5 metri tra la tua vita e il mondo, quelli di tua madre che forse adesso non sa più cosa sia vita, mondo, tutto finito dopo quei 5 metri.

E quelli miei, che son qui col cuore gonfio e gli occhi gonfi, incredula che una cosa del genere possa davvero accadere.
E poi quelli di mia figlia che si organizza per venirti a salutare e soprattutto per venire a salutare tua mamma.

Lei, mia figlia, mi ha detto con sgomento quando sono rientrata, che la ragazza di cui arrivavano notizie da ore, eri proprio tu.
Lei, mi ha vista trasecolare, e ha capito e abbracciato le mie lacrime di madre.
Lei, che adesso con le sue compagne parla di tua madre e dice che domani la verrà a trovare e che temo non sia preparata ad incontrare il lato più intimo e vulnerabile una donna che non ha mai visto come una mamma ma come un'insegnante.
Poi saluterà anche te, non ha capito mi ha detto, la tua scelta di oggi, ma ha capito che dovevano esserci tue ragioni profonde. Insindacabili.
"Mamma - mi ha detto- è una cosa gravissima per tutti, siamo tutti troppo piccoli davanti a cose così".
Poi mi ha pregato di smettere di piangere ma non riesco.
Mi sento proprio inadeguata, colpevole, incompleta sia come figlia che come madre.
E non sapendo a chi rivolgermi, invoco e supplico un qualsiasi angelo della pace. 
Se  c'è, che ci venga a trovare, e pace regali a questi nostri cuori che non trovano risposte, perché di risposte forse non ce ne sono. Solo tormento: il tuo a cui forse hai voluto metter fine, quello di tua madre che temo non avrà fine, il nostro, troppo piccoli e inutili davanti a queste cose.
Maledetto tormento!
Se solo sapessi pregare chiederei solo pace. Per tutti questi cuori. Pace.




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