giovedì 29 dicembre 2011

RIFLESSIONI 37 / abbiamo trasmesso la rubrica...

E poi viene il giorno in cui ti aspetti che finalmente venga accettata l'esternazione di un tuo "giudizio" 
(NB: "giudizio": lo scrivo tra virgolette perché volutamente gioco con questa parola che di fatto odio. Odio la sola idea del giudizio e del giudicare).

Il giorno in cui finalmente pensi che sia il tuo turno, che tu abbia diritto di cittadinanza.
Speri davvero che il tempo sia maturo. Ti sei preparata, hai studiato, hai aspettato di buon grado, hai pure sofferto e faticato.

E invece quel giorno tanto atteso, diventa per te il giorno dell'ennesimo giudizio. Un giudizio che devi accettare, anzi, subire senza appello. Con tanto di dichiarazione di rottura di palle finale. Ma mica subito eh... ce ne vuole...

Complimenti Corsi per la perspicacia con cui ti eri preparata: come uno che va in montagna a gennaio col bikini e la crema solare...

Eri arrivata lì, muta, speranzosa di non dover dire manco una parola, certa che tanto tutto ormai doveva esser chiaro e invece... Ti tocca di parlare e di dire. Forse, pensi, può esser un bene. 

Non capisci. Ti senti disorientata e eviti parole a favore di sensazioni fisiche. Poi ti sembra che veramente ci sia spazio per le parole, che le parole siano richieste, cercate e resti anche un po' basita... all'inizio ci vai piano. ma davvero son chiamata a parlare anche io?
Il gioco cresce. E tu ci cadi dentro.
In men che non si dica ti trovi a girare il manico nel solito paiolo di minchiate. 

Basta: non ne puoi più, decidi che per una volta è meglio se "ti affermi". 
Affermi te, quello che vedi, quello che provi e quello che pensi.

Ma neppure la tua "tenera mezza età" ti ha insegnato che le piaghe altrui non si toccano, manco se te le sbattono addosso, perché poi, una volta sfiorato il bubbone, inutile appellarsi alla ragione, alle parole più o meno misurate che alla fine escono di misura, inutile metter il freno ai sentimenti quando i sentimenti strabordano. 
Tu sei quella stronza che fa male e che mette le mani dove non dovrebbe...
Inutile anche appellarsi al bene che non riconosci più, affogato dall'egoismo, dal cinismo e dal risentimento.

Epperò, quando alla fine anche il limite della tua sopportazione che, per come ti conosci, ormai è veramente diventato extra/ordinario modello santamariagoretti, viene calpestato, succede che ti incazzi. Ma come raramente ti sei incazzata.

Mi si perdoni l'abuso di francesismi.: sì, mi sono incazzata.
Abbiate pazienza, succede anche a me.
E quando mi incazzo cade la mannaia del silenzio così mi sfogo qui. Tanto chi mi sente?

Anzi, a proposto di sentire... se mai qualcuno si sentisse tirato in causa non abbia dubbi: sì, parlo con te. E anche con te. E anche con quell'altra laggiù.
Eh, è andata male, oggi siete tanti.
Chi c'è finito e chi ci si è messo, siete tutti nel calderone della mia incazzatura: quelli che non hanno l'elenco del telefono, quelli che non hanno senso di responsabilità, quelli che non hanno rispetto, quelli che son privi di morale (e io e questi sappiamo di quale morale parliamo), quelli che devono avere l'assoluzione, quelli che vogliono l'estrema unzione e quelli che cercano anche il miracolo.

Notizione, leggete il cartello: 
"LA PREMIATA DITTA CORSI E' CHIUSA PER SANO EGOISMO 
INDOTTO DALLA VOSTRA EMULAZIONE"

Ovvia, voglio provare ad essere egoista per un po'. 
C'è chi va in vacanza per un po'. Io no, sono egoista per un po'.
Offesa. Incazzata e quindi permalosa ed egoista. 
Voglio fare questa esperienza prima di morire, dal momento che la fanno tutti e tutti campano proprio bene, la faccio anche io. Evaffanculo!

Ma porca miseria: ti aspettavi non dico delle scuse, ma almeno la presa di coscienza silenziosa di chi ti aveva usato un torto. Ti aspettavi di esser stata chiara nel tuo giocare a perculare con leggerezza chi ti tirava dentro a difficoltà di cui non volevi sapere niente. Ti aspettavi di esser tacciata di esser stata brusca per la precisione con cui avevi dichiarato che non te ne frega niente di tubi rotti e lavatrici scassate. E invece?
Ancora c'è la fila?

E chi ti vuole così, chi ti dice che sei cosà, chi ti taccia di esser colà...
E tu diventi quella sbagliata. Ma manco per niente!
E allora cari amici, state alla larga! Sono inavvicinabile per il modo e la maniera con cui mi offendete. 
Si, mi offendete. Offendete me, la mia intelligenza, la mia sensibilità, la mia disponibilità.
Mi avete punto e io sento male e mi difendo. Niente altro. Niente di più. 
Forse mi passerà, ma mica lo so...

Tanto avete sempre qualche angelo custode di scorta nel cassetto no? Un amichetto pret/a/porter. Mica resterete a "culo ignudo"? Da soli? No, non ne siete capaci. Chi non a chieder scusa, non sa manco stare solo.
Bene, del malcapitato di turno, abbiatene cura. E buona fortuna.

Cara Corsi, veniamo a noi: 
sbraiti tanto e poi te lo mettono sempre lì. Sei la solita credulona. 
Di buono c'è che alla fine cresci, ma per negativo, non per positivo. Per sottrazione non per somma. E i conti a te non tornano mai. 

Sarà caso di cambiare.


Buoni propositi per l'anno prossimo:
- smettere di nutrire aspettative, anche su se stessi, che l'unica cosa certa è la delusione
- conoscere Jonny Deep (che se con un uomo devi avere a che fare almeno ne valga la pena per il guscio)
- visitare diverse capitali europee così da andarci e raccontarle e non farsele raccontare
- godere il più possibile e fisicamente e moralemente e cerebralmente (ci sarà anche qualche altro che può pensare ai casini vari no?)
- sbattersene delle piaghe del prossimo, sublime e raffinato sistema per fagocitare le dementi come te che pensano sempre che l'altro abbia bisogno di una pacca sulla spalla e dar loro modo di rinfacciarti a vita di averli amati troppo
- smettere di amare troppo chiunque e la qualunque che poi di speciale non c'è quasi nessuno
- smettere di dire la verità anche a chi vuoi bene, perché a verità non la vuole nessuno se non la sua.

E soprattutto ricordarsi che dire "ti voglio bene" non costa niente. La frase è inflazionata e per adesso non tassata quindi abusata.
E ricordarsi che a dirlo, magari con un sofferente e sentito pathos aumentato da un teatralissimo fil di voce, son bravi tutti, anche i pessimi attori.
E tu, che di pessimi attori ne hai recensiti tanti, sarà meglio li stronchi subito.

Buon 29 dicembre, che non sarà come lo scorso 29 dicembre e non sarà di certo neppure come il prossimo che di cose son cambiate, cambiano e cambieranno.

E come direbbe adesso il mio più dolce e simpatico e adorabile amico:
signori e signore, abbiamo trasmesso la rubrica... "una buona parola per tutti" a cura di Sonia Corsi.
Spettacolo unico. Non si concedono repliche. 
O ci sei o non ci sei.
O ti piace o non ti piace.

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