martedì 5 giugno 2012

FuoriModaFuoriTempo /14

C'è un momento preciso in cui la testa sa cosa deve fare: ha tagliato ponti con ciò che le fa male, si e' allontanata da persone che sono altari alla delusione, si e' concentrata su ciò che deve fare, produce energia positiva, e sa dove deve stare.
La testa.
Ha lavorato parecchio prima di capirci qualcosa.
Ha scandagliato ogni piega dell'agenda e ripercorso ogni giorno, soprattutto quelli segnati di arancio. Già con l'inchiostro arancio. Perché non tutti i giorni sono uguali. E quelli arancio sono giorni che hanno ospitato eventi importanti. Giorni in cui di amore si e' trattato.
Li ha rivissuti, riletti, riannusati.
Poi ha cercato di capirne la concatenazione di certi eventi.
E quando non l'ha capita prima, s'è perduta, poi ha pianto, poi con un buco dentro si e' alzata con forza e, togliendosi la polvere dalle spalle, ha ripreso ad andare. Ha deciso che era ora di passare oltre e oltre e' passata.
La testa se si impegna sa fare cose straordinarie.

Poi c'è il cuore. Il cuore e' il pezzo tenacemente fragile e indiscutibilmente tenero. E' la fonte dell'eterna confusione. Perché ti porta sempre a metter in discussione quel che la testa vede con luce chiara.
E allora, se un cuore e' stato derubato, affamato, ignorato, offeso, abusato e poi abbandonato senza una parola, lui fa fatica a rassegnarsi. Forse perche' se ne sta nascosto sotto le carni non ha la dignità e la fierezza della testa, non ha l'orgoglio della testa. Cerca sempre una scusa al torto subito, una giustificazione. "Ci sarà un perché", si chiede con un misto di rabbia e di speranza. E invece 90 su 100 il perché non c'è.
E cosi' se si impegna, il cuore sa compiere veri e propri disastri, in genere all'insegna dell'autolesionismo.

Tranne i rari momenti di pacificazione tra le due parti che fanno sentire strafottentemente onnipotenti, dimentichi di chiunque al mondo, uno vive diviso in due: da una parte la testa che brontola e borbotta come una pentola di fagioli perché quel cretino di cuore sta li' a farsi i film, dall'altra il cuore che cerca di spegner quella luce chiara che non lascia margine di errore a ciò che la testa ha analizzato e definito.

Ad una soluzione bisogna arrivarci, e allora capisci un'altra cosa.
Il dolore che provi, quello che fa piu' male, non sta nel perché il tuo cuore e la tua testa hanno sofferto, o in chi ne e' stata causa.
Quello e' solo strumento. Il dolore vero sta nella strada che porta fin alla fine del gioco, ovvero ritrovare un equilibrio decente che non ti faccia passare dalla fierezza alle lacrime.

Perché e' quello il momento della vulnerabilità. E' quello il momento in cui rischi di trovarti dentro vestiti, scarpe, letti sbagliati e renderti conto che si, e' tutto molto bello, ma non fa per te. E allora aggiungi dolore a dolore, rabbia a rabbia. Conivolgi altri cuori, altre teste. E fa dei guai incredibili. Perché tu sai dove dovresti stare. Magari - in caso di dubbio - meglio fermo. Ma "non ti dai pace". E ti ritrovi in posti sbagliati, a fare cose sbagliate. Ma non per moralismo, per rispetto di se stessi e del prossimo.

Uno dei miei poeti e filosofi preferiti ha scritto: "chi si guarda nel cuore, sa bene quello che vuole e prende quello che c'è".

Lo confesso, e' una lezione che ancora non ho imparato e non so vivere e praticare.
Anche stavolta, a me quello che c'è non e' bastato, non mi fa contenta e non lo so prendere.
Peccato che me ne accorgo solo ora che i Maya hanno detto che finisce questo porco mondo. Sempre fuori tempo io eh...per la miseria!

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