lunedì 5 agosto 2013

Confessioni di due anime che si riconoscono senza conoscersi

Poi venne il giorno in cui un'anima amica di cui Lei non sapeva neppure il nome, la fece riflettere per pochi eterni attimi sul senso dei segni e delle parole.
Fu uno scambio di sapere senza tempo e senza possibilità di definizioni.

Si incontrarono per caso ma chissà da quanto tempo viaggiavano accanto.
Lei aveva lo sguardo perso e l'anonimo compagno di viaggio prese la parola. Come fosse la cosa più naturale da fare e così fu.

Le ricordò di come ci perdiamo la visione profonda delle cose, presi come siamo dal caldo e dalla fretta.

Così le parlò di tante cose. Ad esempio del numero 1 che è l'unità. Già, perché nell'uno ci sta dentro il due, poi il tre e così via.
E le rammentò di avere l'accortezza di chiamarle col nome più corretto di "cifre" e non di "numeri".
E da un'unità di fatto si proviene anche se ci disperdiamo.

Poi le disse dei molti sensi delle parole. Della sacralità delle parole che devono esser ogni volta "scoperte", "rivelate". Liberate dai mille veli che ne oscurano colori e sfumature e collocate così nude nel giusto contesto per cui sono usate.

Accarezzate, ascoltate, scoperte, denudate con curiosità e passione come si fa con chi si vuol amare.

Poi le disse di usare la volontà. Una volontà cosciente capace di provocare liberazione o meglio libera/azione.
Una volontà capace di farti tenere testa e accogliere con prontezza quello che all'improvviso può (nel bene o nel male) travolgere.

Le disse molto altro e le consigliò in quel caldo e in quel gran movimento di inutili energie di fermarsi a guardare l'essenziale.

Da quel momento Lei ebbe di che riflettere, ma per iniziare bastò poco.
Era caldo davvero, eppure si agitava da tempo un vento fatto di falsità, invidia, meschinità, ambiguità e tutta quella variopinta gamma di bassezze umane dominate dalla superbia, dall'egoismo, dall'ignoranza, dall'egocentrismo.
Per di più quel vento le ripresentava - come in un film - una serie di fantasmi e vampiri con cui era giunto il momento di dirsi addio.

Con un atto di decisa e cosciente volontà chiuse le finestre e impedì al vento di entrarle dentro e provocare scompiglio.

Era il momento (anche solo per un'ora) della bellezza e della pace. Avrebbe potuto partire, cercare, immaginare chissà quali fantastici luoghi per un attimo di felicità.

Invece non ebbe dubbi. Abbassò ogni luce, spense il girare della sua testa e cercò il silenzio.

Fu una bella giornata.
E fu grata all'esistenza di averle fatto incontrare quell'anima amica di non sapeva il nome, ma con cui tanta era l'appartenenza.


Nessun commento:

Posta un commento