lunedì 7 novembre 2011

RIFLESSIONI 35 / come altrove con le scarpe bagnate

Talvolta la vita ti passa davanti agli occhi come un film.
O forse la morte ti passa davanti agli occhi come un film.
Che poi è lo stesso.

E non capisci se sei nel film, se ti sei addormentato nel bel mezzo della trama e sogni e, soprattutto, se siamo subito dopo i titoli di testa o, magari vicino ai titoli di coda.
Succede qualcosa di inatteso, perché poi tutto quello che succede è inatteso, ma il caso vuole che sia qualcosa di particolarmente forte.
Qualcosa che ti scuote e ti porta fuori dal tuo corpo.
Il tuo corpo è lì e tu sei altrove e lo guardi, lo guardi mentre si muove in una scena, in un contesto.
In un film, appunto.

Oggi stavo guidando, vedo luci di polizia e ambulanze, rallento. Immagino un incidente. La tangenziale a 4 corsie di domenica pomeriggio non è poi così affollata: si stanno giocando le partite.
Piove.
Si procede a senso alternato.
Ecco, tocca alla mia corsia.
Non ci credo.
Un'auto è ferma per strada. Accanto un'ambulanza con poche persone che si muovono. Dalla parte della mezzeria gli uomini della stradale che segnalano chi passa e chi sosta. A terra (sempre dalla parte della mezzeria) un telo verde, bagnato dalla pioggia. Dal telo escono due scarpe lunghe. Da uomo.
A me che arrivo in lieve salita dalla parte più bassa della strada, sotto quel telo mi pare di vedere il Cristo del Mantegna.
La sua auto è grigia, la suola delle sue scarpe è grigia, anche i suoi pantaloni mi paiono grigi, perché si intravedono sotto il telo verde.
Ma cavolo: è a terra, sull'asfalto. Non su una barella.
Va bene è coperto, ma si bagnano le scarpe.
Non è stato un incidente. Più plausibile sia stato un malore. E che ci sia stato ben poco da fare.
Stanno tutti lì e nessuno si muove: solo le auto, la paletta della polizia e la faccia dei poliziotti che tentano sorrisi a chi passa (forse per tranquillizzare i conducenti) mentre fanno scorrere il traffico.

Io ero lì e guidavo, ne sono certa. Ma era come fossi nella strada di sopra a guardare la scena.

La morte talvolta è beffarda.
Non solo ti strappa alla vita, agli affetti, ma ti porta via anche la dignità.
Chiunque fosse lì sotto, era circondato da gente purtroppo impotente, in mezzo alla strada, sotto la pioggia, con le scarpe bagnate, da solo.
Io ho sentito la sua solitudine. Che poi credo sia la solitudine di tutti. La solitudine di chiunque nasce e di chiunque muore.
Ma che solitudine potente che è!
E ci ho messo un bel po' a riprender colore e fiato.
Ho anche pensato che ci sono fini peggiori, ma questo certo non mi ha fatto star meglio.

Nessun pensiero e nessun abbraccio oggi mi avrebbe tolto quel freddo tremendo dalle ossa.
Quella solitudine assoluta.
Poi ho fatto altre cose, ho cercato di pensare ad altre cose. Perché la vita continua. Già...

Ma ancora adesso ho il vuoto dentro e le scarpe bagnate. E sono sola. Anche io su quell'asfalto.

E non ho sonno, anzi ho fame, ho voglia di fare l'amore, ho voglia di ballare: ho voglia di vita, per reazione, per dispetto, per rabbia.

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