martedì 29 gennaio 2013

RIFLESSIONI 46 / il prima, l'ora, il poi e la pioggia

C'è un momento in cui tutto ti sembra perfetto. In genere è davvero un momento. E per quanto felice, quel momento diventa importante solo dopo, quando ci ripensi, quando è passato, quando è un ricordo. È nel "poi" che si amplifica la felicità e tu riesci a sentirne l'odore, a vederne i contorni, a toccarla con le mani, a riconoscerla. E sai che quando ripasserà la riconoscerai, magari ne saprai di più. E sai che non potrai contentarti di niente di meno che quello.

C'è un momento in cui impercettibilmente qualcosa si ferma. Lì per lì senti di andare, ti senti in viaggio, in moto, ma poi ti guardi intorno e il panorama ti annoia, non cambia mai, anzi è sempre lo stesso. Ti accorgi che non vai. Ti accorgi che "corri sul posto", come a scuola, quando facevi riscaldamento nella palestra troppo piccola e claustrofobica per correre davvero.  È in quel poi che sentì la fatica inutile del non andare in nessun posto. Magari ti siedi per un po' e pensi a come ripartire.

C'è un momento in cui anche nel tuo muro più solido una piccola venatura si allarga, diventa crepa, talvolta voragine. Lì qualcosa si rompe davvero. E per quanto con ogni forza tu cerchi di rimettere insieme ogni frammento sai già che non tornerà come prima. Ma non ti rassegni e caparbiamente lotti per tenere insieme i pezzi. Ti metti il vestito più bello e più adatto a mascherare il danno, il trucco che toglie le ammaccature, attacchi i manifesti e fai una gran pubblicità al grido di "non è successo niente". Ma prima o poi, quella crepa riaffiora da sotto ogni diavoleria di stucco, e si sa... non regge.
È in quel poi che devi accettare la resa, il cambiamento.

Il "poi" non è un male. Serve a capire. Basta non farne elegia. Basta non farne rifugio.
Nel qui e ora sta la vita. 
Nel poi c'è la nostra piccola grande storia vissuta e c'è il suo senso. 
nel poi c'è quello che abbiamo imparato o che dobbiamo ancora imparare, per accogliere al meglio ciò che verrà.

Tutto serve. Serve il prima, l'adesso, il dopo.
Serve il tempo che scorre a caso e che ci plasma. E serve che noi sappiamo accogliere le sorprese del tempo come opportunità e sfida  per imparare ad essere ciò che si è.
Passo dopo passo, errore dopo errore, felicità dopo felicità, traguardo dopo traguardo, delusione dopo delusione.

A questo pensavo oggi mentre pioveva ed ero morta di freddo.
Ho visto due ragazzi correre sotto la pioggia e ridere.
E mi è sembrato che, nonostante sapessi già tutte queste cose, suonassero proprio nuove. 

Mi è sembrato di fare una grande scoperta, mi sono sentita priva di ogni certezza e inaspettatamente libera. 
Ho chiuso l'ombrello e son rientrata a casa sotto la pioggia. Camminando piano.
C'è tempo.




C'è tempo, Ivano Fossati




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