venerdì 22 marzo 2013

***carezze di primavera

Stasera il pretesto mi riguardava in maniera personale: si doveva fare un brindisi al quale non potevo mancare. Altrimenti alle nove, sarei andata dritta a casa. 
Non ho affatto voglia di uscire in questo periodo: non sono dello spirito adatto. Ma c'erano tre compleanni da bagnare col vino e tra quelli c'era anche il mio. Non esserci non sarebbe stato giusto. 
Eppure in questi giorni di rabbia, malinconia e tristezza c'è stato un attimo in cui ho pensato che era meglio evitare di rovinare la serata ad altri.

E invece no. 
No perché Raffa ha lanciato l'idea e con Sabry hanno organizzato, no perché le altre si sono liberate e no perché Laura che non poteva venire mi ha scritto parole dolci e mi sono ritrovata a pensarla molto. E stasera che ho brindato anche per te e con te Laura e al tuo modo raro di esser preziosa. In qualche modo c'eri, almeno nei miei pensieri.

Non ce la faccio ad esser lì per le 20 e salto la prima tappa della serata: il saluto a Silvia (che è a lavoro in hotel). Oltre al dispiacere di non salutarla, mi perdo una specie di "esproprio proletario" di ogni sorta di gadget da albergo (dal set per radersi alla spugnetta per pulire le scarpe). Ora, Silvia è generosa. Pare non abbia consentito l'assalto alla sala colazione con le micro nutelle da portar via, ma quanto al resto -dalla penna allo shampoo- ha regalato di tutto. 

Poi il gruppo si è spostato per l'aperitivo. 
Arrivo tardi e vado direttamente al locale. Loro sono tutte lì.
Non manca nulla: il vino è aperto e i taglieri sono pronti tranne il mio; Lella mi dice che ha ordinato per me cibo vegetariano. Mi commuove quasi il fatto che si sono anche ricordate che sono "vegetabile" (neologismo coniato per me da un noto critico enogastronomico italiano).

Le guardo: sono tutte belle. Raffa con i suoi occhi grandi e trasparenti. Antonella con i suoi silenzi pieni. Giusy che invece è tutta energia. Paola con cui ne ho vissute così tante che basta uno sguardo e siamo già dentro. Lella con la sua "irrequieta" forza creativa. Giovi solare sempre, anche quando è difficile trovare parole. Sabry che stasera ha una luce speciale, forse sono i capelli così ben sistemati o i recenti tormenti, ma è particolarmente bella. E Leti che appena arrivo mi carezza e mi scalda le mani. Leti è così, una mamma.

Le guardo, mentre scherzano sul vino e sull'età e cercano di ricordare serate in discoteca che hanno avuto luogo forse ai tempi dei brontosauri. 
Le guardo. Sono proprio belle; mi dispiace non essermi manco pettinata.
Le guardo e penso che mi piacerebbe trovate un aggettivo per cogliere l'anima di ciascuna di loro, ma è difficile.

Raffa mi vede stanca e il discorso scivola dentro i dolori di questi giorni, ma stasera quella roba deve restare altrove.
Meglio godersi la dolcezza del vino e della compagnia  e a tal proposito, siccome le festeggiate (io in primis che fra l'altro ne vado pazza) non hanno pensato ad ordinare un dolce, si banchetta con le brioche che il locale non ha venduto durante la colazione del mattino.
Peccato non aver fatto incetta di nutella all'hotel di Silvia...  Ci sarebbe stata bene.

A proposito...
Giovanna mi mostra il suo "bottino di guerra". Sono fiera di lei: ha preso di tutto. Come Sabrina, che ha anche portato via foglietti per appunti. Giusy e Paola mi regalano un po' della loro refurtiva i coupon per avere sconti negli hotel della stessa catena... ma è Lella che mi lascia senza parole offrendomi l'imperdibile bustina con tutto il necessario per cucire, oggetto fondamentale per quando perdi bottoni (che comunque non cucirai mai, sia perché non sei portata per ricucire bottoni o altro, sia per il dispiacere di usare quel miracolo di ago e filo così ben sistemato dentro quella bustina che a consumarlo sarebbe un delitto).
Diciamo che pur avendo tutte trent'anni, ancora dobbiamo per fortuna superare la fase adolescenziale...e quando arriva il momento di salutare ti dispiace quasi che quelle due ore siano volate via.

E mentre torno a casa mi trovo a pensare che anche nei periodi più brutti e bui, la dolcezza di chi ti vuole bene sa farsi strada e riesce a insinuarsi oltre le porte che hai chiuso e le trincee che hai alzato per difenderti da un quotidiano che non ti piace.

Se non si possono dimenticare i dolori, neppure si possono dimenticare le carezze che li rendono più sopportabili.
Stasera ho ricevuto una di queste carezze. La prima carezza di primavera. Sono fortunata. 
Grazie citte. Questa canzone parla di me, ed è per voi.










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