domenica 1 settembre 2013

Confessioni di un'anima persa tra vento e tram numero 3

Fu una folata di vento a portarti via mentre sedevamo sullo scalino dell'antica chiesetta a ripararci dalla pioggerellina primaverile. O forse fu il tram numero 3, quello che passava di lì per poi proseguire ed arrivare a fare capolinea in una strada semi deserta, dove non c'erano né case né uomini.

Di fatto, bastò sciogliere un attimo le nostre mani intrecciate e tu non c'eri più.

Feci tante volte il giro di strade, piazze, vicoli. Presi anche il tram numero 3. Mi persi in quella periferia deserta e in via di costruzione, fino al limitare del bosco.

Davanti al buio di quella macchia fitta mi sentii smarrita e sola: fu necessario rassegnarsi con sgomento.

Mi misi a cercare altro e iniziai a viaggiare, conoscere, incontrare, progettare, costruire.
Qualche volta vinsi, molto spesso persi tutto. Ma sempre mi rimisi in piedi pronta a ripartire.
Conobbi saggi, incontrai opportunisti senza scrupoli, scoprii pensieri diversi dai miei dai quali mi lasciavo sedurre e conquistare, bevvi come acqua tutto quello che era bellezza.
Il bene e il male mi furono maestri.

Ogni tanto mi sembrò di trovare tracce di te. Una volta nello sguardo che si fece abbraccio nella seta di una bandiera, una volta in un saluto fatto di un sorriso lontano, altre rare volte nel suono di poche parole bisbigliate.

Tracce di te, come le briciole di Pollicino.

Poi, quando ero nel bel mezzo del mio viaggiare e non ci pensavo più, sentii di nuovo quel vento.
Lo riconobbi subito e sì che ne era passato di tempo!
Un brivido di quelli che preannunciano una sorpresa che speri: mi girai ed eri seduto accanto a me.

Mi stavi cercando, dicesti.
Da molto, dicesti.
Volevi me, dicesti.

Fu la gioia di un attimo, tempo di un abbraccio.
Poi la paura immotivata di vederti sparire ancora ebbe la meglio.
Mi chiusi nei luoghi più protetti, dove quel vento non potesse entrare.
Ma il vento va dove vuole e tu eri lì.
Sempre lì.
E rimanevi. Nonostante quel vento.
Rimanevi. Anche dopo il passaggio del tram numero 3.
Lo avevi domato quel vento. E infatti ora ti portava da me.
Sempre. Anche quando ti mandavo via.

La tua silenziosa, calma, paziente tenacia mi persuase.
Tornai a sedermi accanto a te, ma tempo di un attimo la pioggerellina si trasformò in un temporale. Non soffiava vento. Ci furono tuoni e fulmini.
E più che perdersi fu uno scappare.
Ciascuno riprese le sue mani.
Ma fu per poco.

I temporali sono impetuosi, però finiscono presto.

Le nostre mani tornarono ad intrecciarsi, per riappropriarsi di un viaggio interrotto tanto tempo prima, forse per troppa ingenuità.

Ritrovando te ritrovai tante cose mie che vivevano in te.

Viaggiammo anche sul tram numero 3 che ancora faceva capolinea nello stesso posto. Lì non c'era più una periferia deserta che confinava col bosco; no, adesso quello era il cuore di un centro commerciale pieno di luci, auto e rumori.
Rimasi stordita da tanto chiasso, il bosco dove avevo perduto ogni speranza di ritrovarti non si vedeva più. Provai nostalgia: era da lì che ero partita viaggiando alla ricerca di altre esperienze.
Eppure, in quel rumore la nostalgia era un sentimento inatteso e poco appropriato.

Mi girai verso di te. L'aria era rossa.
Solo allora, guardando i tuoi occhi, mi fu chiaro tutto quello che avevo cercato fino ad allora.

Io guardavo te e vedevo me.

Il mio cercare, era stato cercarti.

2 commenti:

  1. Fortunata l'anima che ti ha ritrovato. Fortunata l'anima che sa conoscere con confidenza la tua. Fortunata l'anima che intreccia la mano con la tua anima. Deve essere un gran bel viaggio, viaggiare con te.
    Complimenti per la scrittura. Ero capitato qui per caso, ma ora vengo quotidianamente sperando ci siano parole sempre nuove.
    Sandro

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  2. Grazie. Troppo buono. Questo è un diario virtuale fatto di tante esperienze e di tante voci diverse. Io scrivo soprattutto per dare ordine ai miei pensieri, mi fa piacere se sono comprensibili e compresi.
    A presto

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