sabato 7 maggio 2011

Perché? / 2

Perché c'è chi ci pensa prima?
Perché c'è chi ci pensa dopo?
Perché c'è chi non ci pensa mai?
Perché c'è chi se ne dimentica proprio?

(confesso che -appassionata di dettagli- qui qualche risposta me la do' ma non mi passa lo sdegno per la stupidita', la superficialità, l'assenza, l'egoismo)

1 commento:

  1. Il pensiero segue le emozioni, non posso pensare ad una intelligenza che non sia unita ad un minimo sentimento. Il pensare prima denota riflessione e cautela, la ponderazione, la valutazione dell'equilibrio delle parti, ma non sempre è possibile perché a volte neghiamo il pensiero per dare voce alle nostre fantasie e ai nostri desideri e a volte sono proprio quelli che ci mantengono in vita, ci danno l'entusiasmo e la volontà dell'agire. Poi c'è il pensare dopo che è una riflessione su ciò che è stato, sulla categoria del passato che ha avuto degli effetti, a volte sperati a volte no, sul presente, ciò ci aiuta a capire gli sbagli o le manchevolezze, si spera per non doverli ripetere in futuro. Anche se poi io sono dell'idea che il passato, il presente e il futuro siano talmente invischiati che è difficile trovare un netto confine nello spazio temporale. Il non pensare mai, è assurdo, detto da me che penso troppo e quindi, sinceramente non riesco proprio a capire chi esclude questa facoltà dal proprio animo, forse è un mio limite, ma.... chissà. Il dimenticare, in realtà, non esiste perché immgazziniamo tutto nel nostro cervello, che se ha un minimo di funzionalità, dovrebbe ricordare. Avviene, secondo me, a questo punto, la selezione dei ricordi, si trattiene ciò che fa piacere (vedi Freud e il principio di piacere contrapposto al principio di realtà) e si esclude ciò che potrebbe causare dolore. Questa terza categoria del dimenticare è la più difficile perché entra in gioco la personalità di chi dimentica e a volte è troppo difficile da capire, ma io un'idea ce l'avrei.... Un caro saluto, a presto, l'anonima dell'altra volta...
    R.

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