Perché c'è chi ci pensa prima?
Perché c'è chi ci pensa dopo?
Perché c'è chi non ci pensa mai?
Perché c'è chi se ne dimentica proprio?
(confesso che -appassionata di dettagli- qui qualche risposta me la do' ma non mi passa lo sdegno per la stupidita', la superficialità, l'assenza, l'egoismo)
Il pensiero segue le emozioni, non posso pensare ad una intelligenza che non sia unita ad un minimo sentimento. Il pensare prima denota riflessione e cautela, la ponderazione, la valutazione dell'equilibrio delle parti, ma non sempre è possibile perché a volte neghiamo il pensiero per dare voce alle nostre fantasie e ai nostri desideri e a volte sono proprio quelli che ci mantengono in vita, ci danno l'entusiasmo e la volontà dell'agire. Poi c'è il pensare dopo che è una riflessione su ciò che è stato, sulla categoria del passato che ha avuto degli effetti, a volte sperati a volte no, sul presente, ciò ci aiuta a capire gli sbagli o le manchevolezze, si spera per non doverli ripetere in futuro. Anche se poi io sono dell'idea che il passato, il presente e il futuro siano talmente invischiati che è difficile trovare un netto confine nello spazio temporale. Il non pensare mai, è assurdo, detto da me che penso troppo e quindi, sinceramente non riesco proprio a capire chi esclude questa facoltà dal proprio animo, forse è un mio limite, ma.... chissà. Il dimenticare, in realtà, non esiste perché immgazziniamo tutto nel nostro cervello, che se ha un minimo di funzionalità, dovrebbe ricordare. Avviene, secondo me, a questo punto, la selezione dei ricordi, si trattiene ciò che fa piacere (vedi Freud e il principio di piacere contrapposto al principio di realtà) e si esclude ciò che potrebbe causare dolore. Questa terza categoria del dimenticare è la più difficile perché entra in gioco la personalità di chi dimentica e a volte è troppo difficile da capire, ma io un'idea ce l'avrei.... Un caro saluto, a presto, l'anonima dell'altra volta...
RispondiEliminaR.