martedì 2 agosto 2011

RIFLESSIONI / 30 con avvertenze

AVVERTENZE:
questo post è vetero-femminista, assolutamente sessista, di genere, contestabile e di parte. Ovviamente tratta di temi che vengono generalizzati e quindi banalizzati, perché non si dovrebbe fare di tutta l'erba un fascio, ma oggi mi sono svegliata così e vaffanculo l'imparzialità e l'equidistanza.
Chiunque abbia da criticare, sappia che per me ha ragione a prescindere. Hanno tutti ragione. Avete tutti ragione.


Dal Devoto-Oli si evince che:
ego è un sostantivo maschile
egoarca è un sostantivo maschile
egocentrismo è un sostantivo maschile
egoismo è un sostantivo maschile
egotismo è un sostantivo maschile

Solo egolatria e egologia sono sostantivi femminili


Ho sempre pensato che l'egocentrismo fosse una caratteristica tutta femminile, e invece più invecchio -pardon- più faccio esperienze di vita, e più mi convinco che la grammatica non sbaglia: l'ego è assolutamente maschio.

Da che mondo è mondo ci raccontano che le femmine son principesse, i maschi principi che fanno di tutto per loro. Ed è così da Cenerentola a Pretty Woman.
Poi nella vita vera le favole non esistono e si scopre ben altro.
Ma il maschio occidentale, quello forte, dominatore, padrone rispetto alla donna remissiva e regina della casa rappresenta uno stereotipo che niente ha a che fare con l'egocentrismo. Lì semmai si tratta di forza, di potere, di dominio.
E poi andava bene qualche tempo fa, ma oggi le cose sono cambiate.

Forza, potere, dominio tra maschi e femmine sono più in equilibrio.
E' vero che una moglie infedele è sempre una puttana, e un marito infedele è uno che si gode la vita, ma insomma, son fiduciosa che, piano piano, arriveremo anche smettere di occuparci delle faccende altrui.

E mentre lo stereotipo del macho perde credibilità e presenza, a mio avviso prende campo l'idea che l'ego è maschio.

Parlo soprattutto della generazione dei maschi "nostrani" che oggi va dai 40 ai 55 anni.
Uomini che hanno studiato e che quindi non sanno mettere un chiodo nel muro. Uomini che hanno avuto relazioni importanti o matrimoni naufragati. Uomini ancora sposati ma solo all'anagrafe. Uomini rimasti sempre soli per "scelta" e per voglia di libertà. Uomini che hanno avuto così tanto da fare che non hanno mai avuto abbastanza tempo per capire se stessi. Uomini che iniziano a guardare al futuro accettando mal volentieri che forse l'adolescenza è finita. Uomini che accettano mal volentieri che la famiglia di origine è ormai composta da "vecchi" e che è tempo di prendersi le proprie responsabilità non a parole, ma con i fatti. Uomini che iniziano ad avere i primi "acciacchi" dell'età e se la fanno sotto tanta è la paura di crepare. Uomini che non sanno parlare dei loro problemi e delle loro difficoltà con nessuno e diventano malattia per gli altri.

E in generale con loro ci parli male. Perché non sanno confrontarsi, non hanno dimestichezza con i sentimenti e l'interiorità, alcuni sono molto profondi ma così inabili a far pace coi sentimenti e l'intimità che no, non si sporcano le mani. Non ce la fanno a dirti chi sono, dove sono, cosa vogliono, cosa amano.
Eppure pretendono tutto. E lo fanno in maniera "naturale", sorridente, inconsapevole, imponendosi con sottile violenza, naturale egoismo, spontanea arroganza. 
Sono loro il centro dell'universo: prendere o lasciare.
E ogni tanto provi anche pena, perché non sanno cosa si perdono.

E' brutto e forse pure banale ridurre tutto a pezzi di carne e a voglie carnali, ma una donna bella o brutta che sia, ha attributi sessuali ben evidenti: seno, deretano, in primis.
L'uomo no. L'unico "oggetto" attorno al quale sin dalla nascita madre, padre, parenti ed affini gli permettono di costruire la propria identità sta ben nascosto dentro ai pantaloni e il buon costume vuole che non lo si possa mostrare.
Un vestito attillato, una gonna corta, esaltano la femminilità di una donna, la mascolinità di un uomo resta nascosta, penalizzata, sebbene ci sia la loro mano che sovente dà una sistematina ai "gioielli di famiglia" come a ricordare al mondo: ehilà, qui c'è un uomo! 

Se un secolo fa un uomo che voleva una donna se la "comprava" trattando col padre o col fratello, adesso il quarantacinquenne navigato che non ha manco più da giocarsi la carta del maschio latino che fa? Torna bambino, si mette al centro di un suo universo e usa l'ego per attrarre. 
Per attrarre non per andare a cercare. No, il bambino strilla e la mamma corre. Il meccanismo è lo stesso, raffinato ed evoluto in base alle esperienze e all'età.

A) I belli, bellissimi.
Ci sono uomini belli, bellissimi, che sanno di essere belli, bellissimi e che forti di questo pensano sia assolutamente inevitabile che una donna li osservi con interesse e subito scatti il desiderio. Come a dire: "Bella, con questo gran bel guscio intorno pensa un po' cosa non c'è tra le mie gambe..."
In genere hanno fatto l'errore di impegnarsi a vent'anni e metter al mondo un figlio perché a quell'età ci si innamora tutti in maniera inconsapevole e irresponsabile, ma poi capiscono che il mare è pieno di pesci e che la vita è ancora lunga e quindi addio primo grande amore ed eccomi qui a far del bene al mondo. E la loro aria è proprio quella di "benefattori" dell'universo femminile. Un qualcosa che la donna si deve conquistare con fatica perché lui, il bellone, può sempre scegliere.
In genere sanno di palestre e cosmetici più di un estetista diplomata ma di filosofia ne sanno molto meno e non si rendono conto di quanto possono essere noiosi. Il loro ego è così epidermico che è fin troppo facile sbatterci contro.

B) Quelli "normali"
Poi ci sono uomini "normali" più o meno piacenti, che in genere la buttano sulla seduzione. Fanno più fatica dei belloni, hanno un'acume molto più sviluppato, hanno molte più insicurezze da colmare, ma alla fine il senso di quel che fanno mira a farli diventare il centro di un universo attorno al quale deve girare il resto del mondo. Impegnati o non impegnati loro non si fermano. Devono sedurre, sedurre chiunque, piacere a chiunque. Confermare a loro stessi che possono essere oggetto di desiderio nonostante non siano perfetti, e nonostante ci sia la pancetta e la chierica, e nonostante il tempo passi, e nonostante non sia più tempo di motocicletta e partite di calcetto con gli amici.
Loro conquistano e una volta che la "preda" è caduta ai loro piedi, magari manco gli interessa più. L'eternità è "il tempo che passa da quando finisci di scopare con una, a quando quella chiama il taxi per andarsene a casa".
Perchè l'importante è "essere liberi",  "vivere".
E se gli chiedi liberi da cosa non sanno rispondere perché alla fine non c'hanno mai pensato e son così prigionieri di se stessi e delle loro paure di non essere all'altezza. Mai all'altezza di nessuno/a. Neppure di chi vuole loro bene e infatti alla fine si ritrovano disperatamente soli e si buttano in situazioni sbagliate perché da lì possono sempre scappare con un alibi che "regge".

C) I bruttini
Poi ci sono i bruttini o i proprio brutti. Questi o manco ci provano e diventano i migliori amici di tutte le donne, o si affannano a sviluppare doti altre. Sanno imbiancare, sistemare il lavandino rotto, si adattano a qualsiasi tipo di necessità. Insomma ci mettono fantasia, intelligenza, voglia di fare, e c'è caso che siano anche pronti a mettersi in gioco, a innamorarsi davvero, magari di una stronza con cui fanno famiglia e dalla quale prima o poi vengono "abbandonati". E l'ego esce fuori lì, quando l'abbandono diventa il loro unico motivo di vita. E tutto l'universo deve consolarli.


Ma perché l'insicurezza maschile, la fragilità maschile, la paura maschile devono esser sepolti dall'egoismo, dalla tracotanza dell'egocentrismo?
Colpa delle mamme che ne fanno il centro dela loro vita e che si relazionano loro come se il cordone ombelicale non fosse mai stato tagliato? Colpa delle donne che pronte ad un accoglienza totale credono ancora che si debba accettare tutto e di più? Colpa di tutta questa tecnologia che ci permette di comunicare tutto il giorno tutti i giorni ma ci rende universi isolati incapaci di "mescolarsi" e confrontarsi occhi negli occhi?

E poi, in generale.
Colpa nostra che non riusciamo più ad ascoltare nessuno manco noi stessi con l'alibi delle troppe cose che abbiamo da fare e che ci stressano?
Siamo davvero così aridi, avidi e egoisti?
Ci pensiamo mai che la vita è una, e passa, e ora è già storia?


C'è chi sostiene che queste mie riflessioni mi facciano male alla salute. Beh, forse ha ragione. Ci sono giorni in cui non ne posso fare a meno. Almeno qui mi sfogo.

Perché al di là di tutto, se un uomo, una donna, non riescono ad essere umani, a provare umanità, compassione nel senso più antico e originale del termine, il resto è assolutamente superfluo.

1 commento:

  1. O come l'hai?
    Ma soprattutto con chi ce l'hai??? :-)
    Comunque brava, magari non dici molto di nuovo ma lo dici in maniera "ganza". ;-)
    Ciao M.

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