mercoledì 12 ottobre 2011

***i trasgressivi animali metropolitani

C'è chi dev'esser trasgressivo e sprugiudicato per contratto.
Son quelli nati e cresciuti nei posti trendy, quelli che stanno tra gente figa, quelli che fanno mestieri cool, quelli che sono così oltre le mode che non badano al look, quelli che sono intellettuali alla maniera dei "radical chic" di vent'anni fa.

E' gente nata solitamente nelle metropoli, perché se viene dalla provincia hai voglia a vestirla a festa, si vede.
La provincia è un peccato che non si lava facilmente. Ti rimane addosso e in certi ambienti ti rende inadeguato.
Devi metterci molta creatività per far diventare questo diffetto un pregio, se ci riesci è fatta: ottieni di risultare simpatico/a.
Ma resti un provinciale, l'animale metropolitano è ben altro. Altro passo, altra falcata, altro sguardo sulle cose.

L'animale metropolitano muore di disperazione per la sua solitudine ma ti racconta che è felice e pieno di amici, fa un sacco di cose belle, sta sempre bene e che il viver solo è una sua precisa e voluta scelta di vita. (Peccato non abbia mai provato la compagnia).
Non ha orari, passa da un aperitivo a una festa, da un concerto a un cinema, da un dibattito a una presentazione.
La vita è un "vernissage" o meglio, una "vernice"  di piccoli sensazionali nulla progettati con un incredibile dispendio di energie.
Il frigo vuoto, giusto un po' di alcol. Il letto sempre pieno di carne, ma mai di corpi. 
Dai trenta ai quaranta devono conquistare il mondo ad ogni costo.
Dai quaranta ai cinquanta se non li hanno rimpiangono di non aver figli, come si rendessero conto che quella potrebbe essere una ipoteca sulla morte. Poi se ci pensano sul serio, son ben felici che il mondo finisca attorno al loro ombellico.

E poi sono esauriti.
Uhhh, come sono stanchi gli animali metropolitani!
Lo stress è la loro malattia che alimentano con uno spregiudicato egoismo e un'insanabile solitudine che li rende financo aggressivi.
Ma vanno compresi: sopportano ritmi inumani, ergo possono essere disumani, talvolta. Chissenefrega tanto!

Tra questi i casi più degni della "pietas" di classica memoria, sono coloro che devono esser trasgressivi per contratto ma non lo sono di natura.
Magari son persone molto dotate, brillanti, intelligenti, ma starebbero meglio a produrre nella quiete di una vita a ritmo lento, fatta di buon vino e niente superalcolici, pochi lustrini e pochi stravizi, più coccole e meno pornografia.

Perché anche se non è sempre vero che la droga va a braccetto col sesso e il rock'n roll, questo mito tarda a morire.

Se sei una persona perbene e vivi nello zoo degli animali metropolitani, fai fatica ad accettare di esserle perbene. Un pochino maledetto devi esserlo per forza no?
Hai paura di coltivare affetti veri che pure provi, ma che rifuggi come fossero il demonio. Pensi di essere eterno, ti convinci, malgrado lo specchio, di essere bellissimo, fighissimo, indispensabile e molto amato. E sei nel delirio di onnipotenza travestito da simpatica, cordiale, amicale, modestia.
E così qualcuno ti prende sul serio, vede in te quello che non c'è e tu osi, e osi, ti proponi anche spettinato, sgradevole ma il tuo motto è: io sono così, costi quel che costi. Son pronto a perdere tutto. Io mi basto!

Poi, se trovi qualcuno che ti ama e che ti offre bellezza, lo distruggi, perché sotto sotto, non ti senti degno.
E lo fai con un piano perverso che alterna puntate di bieco e cattivo abuso a puntate di francescanesimo e flagellazione.
E come dice il poeta "non riesci più a volare". 
O meglio: non sei mai riuscito a volare, incapace di toccare almeno per una volta con le tue nude mani prive di protezione il dolore, l'amore, la speranza, la gioia, una qualsiasi emozione.
Inadeguato alla vita, non vivi se non perennemente protetto e quindi costretto da un preservativo.
E siccome sei animale metropolitano, diventi un animale metropolitano che a tratti è anoressico del jet set, a tratti è bulimico di stravizi per recuperare le assenze da quel mondo in cui tutti vogliono bene a tutti perchè nessuno sa voler bene manco a se stesso.
Un essere bi-polare. Perennemente dibattuto tra il vorrei e non vorrei. Tra la bellezza di ciò che potresti essere e la falsità di quel che ti costringi ad essere. 
E attorno il vuoto è sempre più cosmico.
Perchè attenzione: quando sbagli, non è mai colpa tua, dipende sempre dall'altro. Dai complessi dell'altro, dai problemi dell'altro, dal suo modo di farti sentire in colpa. E tu, di sentirti in colpa non ne puoi più.. 
E allora continuerai a voler bene, tanto non sai che cazzo vuol dire, ma da moooltoo lontano.
L'importante è che tra un paio d'ore ci sia una nuova festa, un nuovo aperitivo, un altro vernissage...vai col circo e che ci sia un buon drink.

Poi, ogni tanto, qualcuno come te ci tira il calzino.
Mica per finta eh... per davvero.
E lì a metter le ceneri in un urna ci si ritrova magari in due: un parente e una ragazza di provincia.
Il circo continua a brillare, ma altrove.
Sì, alcuni scrivono parole che suonano dolore di circostanza, ma non di partecipazione. 
Nessuno si sporca le mani. Nessuno si sporca le scarpe con la terra del camposanto. Al camposanto non ci sono drink e lustrini, musiche a palla e gente che ride. E all'animale metropolitano le lacrime e il silenzio fanno terrore.
E allora via dalla malattia, via dalla morte. Guai a chi ne parla. Guai se ne hai condiviso talvolta qualche dettaglio con qualcuno: quel qualcuno diventa un testimone scomodo che ti tiene in scacco.
E quanta sfiducia in sé stessi e nel prossimo.
Ecco il lato triste della bella favola.
Che brutta vita deve essere quella dell'animale metropolitano. 

E tu, animale metropolitano che hai vissuto la trasgressione per contratto e non per natura, che ti si violentato fingendo di piacerti ma in realtà volendo piacere agli altri, e che ti sei proibito emozioni e sentimenti, e che ti sei raccontato tante bugie al punto di allontanare da te chiunque ti abbia carezzato con amore sincero e gratuito, adesso che sei freddo dimmi: ne è valsa la pena?

E soprattutto, dopo tanta ingrata e ingiustificata e immatura strafottenza, avresti mai pensato di trovarmi qui?
Difficile mettersi nelle scarpe di una ragazza di provincia senza offendere e saltare a conclusioni banali da filmetto rosa, eh?
Difficile credere ad interessi diversi da quelli materiali? 
Difficile accettare che c'è chi si sforza di vivere mettendo al primo posto l'anima nuda com'è e poi il resto? 

Quante cose vorrei sentirti dire adesso se non fosse già tardi.
E poi qui c'è un silenzio che suona, fa freddo ed è quasi buio... 
E tu, che non hai mai pianto neppure al telefono, sapresti parlare al freddo e al buio e in questo silenzio che suona?

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