sabato 8 ottobre 2011

Quando l'amore sembra un regalo di Natale (Sapevo il credo– Cristiano De Andrè)

Ogni volta che si incontravano era come se si vedessero ogni giorno: tutto naturale, senza filtri, “come veniva”. Era stato così difficile lasciarsi che alla fine non si erano lasciati mai.
Si conoscevano da una vita, erano stati sposati e quando avevano deciso di separarsi in nome della reciproca libertà, lo avevo fatto sapendo che del tutto separati non sarebbero potuti restare. E infatti...

Era quasi il 25 dicembre.
Quel Natale Lui correva dai suoi e da quella nuova donna di cui forse era innamorato ma che gli dava il tormento.
Lei cercava rifugio tra le belle (troppo belle) braccia amiche (troppo amiche) del suo nuovo, diciamo, “fidanzato” e forse per questo aveva in testa quella canzone popolare che fa “...meglio sarebbe se non t'avessi amato...

Non erano contenti di questi amori che non erano come volevano loro e se lo raccontavano.
E se lo raccontavano ogni volta: al telefono, via mail, ad ogni incontro.
E se lo raccontavano mentre facevano l'amore.

Si perchè quando si incontravano era naturale fare l'amore. E si arrabbiavano per le loro storie, come a sfogare l'uno con l'altra le reciproche e personalissime insoddisfazioni.

Poi, dopo le lamentele e la passione oppure la passione e le lamentele, si mettevano a ridere e Lui faceva per Lei l'attore, imitando chiunque. Sapeva di farla ridere e a Lui dava gioia il suo sorriso. Ed era bravissimo: avrebbe potuto viver di questo, altro che attraversare su e giù il paese a far riunioni noiose in giacca e cravatta....

Lei rideva, ma non sapeva proprio ridere; era proprio ridicola nel ridere. Le usciva una vocetta stridula vagamente isterica... proprio non c'era abituata. Ma con Lui aveva sempre riso e rideva ancora, nonostante tutto: le ridevano gli occhi.

Giovanottino tu mi piaci tanto...” canticchiava Lei quando quella notte arrivò all'hotel vicino a un'autostrada qualunque. Era disperatamente felice.

Non si aspettava nulla.
Non si aspettava neppure che la camera di quell'hotel, che su internet si dava tante aree e vantava 4 stelle, fosse tanto brutta.
Ad un tratto si chiese perchè fosse lì, ma non si dette il tempo di trovare una risposta e si rimise a sussurrare quel motivetto “... e non sapendo neppure l'Avemaria...”

Lui aveva telefonato, era ancora in viaggio.
Lei era già dentro quel letto della camera brutta con quei bruttissimi quadri che solo gli alberghi non si vergognano di esporre. “...come farò a salvar l'anima miiiiiaaaa...”

Sul comodino c'era anche la Bibbia, notò.
E questo le strappò una sorriso.
No, non si aspettava davvero nulla, non pensava a nulla. Si sentì sollevata.
Le venivano in mente tanti pensieri, proprio come quando non si pensa a niente.

Guardando il televisore spento le passò davanti agli occhi la loro casa, quella casa che avevano messo su insieme con tanto entusiasmo e che ancora oggi esisteva in quella grande città che per un po' era stata anche la loro città. Raramente però capitava che si incontrasserò lì: o c'era Lui o passava Lei perchè anche lei aveva un bel daffare con il lavoro che la portava in giro.
Sospirò ad alta voce.
Chissà, forse per questo non avevano avuto figli, forse per questo non riuscivano ad avere altre storie che durassero più di 8/9 mesi.
Tutte uguali: un po' di passione, un po' di innamoramento iniziale, poi la crisi e la paura di trovarsi in trappola. Già, la libertà. E per preservare la libertà, entrambi cercavano vie di fuga.
Due anime perennemente in fuga, anche l'una dall'altra, per poi comunque essere sempre insieme.
Lui poi era specializzato nel cercare donne che sin dall'inizio presentassero qualche “incompatibilità evidente” con la sua indole. Ma, testardo e orgoglioso, doveva batterci la testa prima di mollare.
Era comunque un modo sicuro per mettersi in salvo ancor prima di correre il rischio.
E quasi quasi Lei lo invidiava per questo.

Sì, perchè invece Lei, che giurava e spergiurava di non voler “mai più” innamorarsi, alla fine si innamorava sempre e sempre di tipi tragicamente sbagliati. E giù lacrime e sangue.
Ma alla fine anche questo era un modo sicuro per mettersi in salvo ancor prima di correre il rischio.
Qualche volta ripensava al suo matrimonio.
Ma sì, era giusto che fosse così. Almeno con Lui non aveva rimpianti.
“...sì come piace il mare alle sireneeee...

Lui finalmente bussò alla porta. Si mise sotto la doccia, poi provarono parlare. Dopo il “beh, allora come va?”, erano già uno appiccicato all'altra. Era sempre stato così, anche quando litigavano. Era sempre così.

Il resto poteva aspettare. E infatti aspettò.

La luce del mattino era color rame. C'era un'atmosfera irreale, fuori.
Dentro quella camera, dentro quel rapporto indefinibile, c'era molta realtà invece.
Ormai era quasi Natale e presto dovevano ripartire.
Lui, che adorava il Natale, le aveva preparato tre regali, uno più bello dell'altro e tutti come sempre azzeccati: nessuno la conosceva meglio di Lui, manco sua madre!
Lei non regalava nulla a Natale e infatti nulla gli regalò. Anche Lei lo conosceva meglio di come conosceva se stessa. Lo avrebbe giurato.
Fu per questo che si sorprese tanto di quella scoperta.
Avvolti da un'irreale luce color rame, dentro quel letto della camera brutta con quei bruttissimi quadri che solo gli alberghi non si vergognano di esporre, parlavano vicini vicini.
Lei lo carezzava mentre Lui parlava.
Fu allora che Lei scoprì che la pelle di Lui subito sotto la curva dell'addome e subito prima dell'osso femorale era come la seta. Mai se ne era accorta prima.

Dovette fare uno sforzo per continuare ad ascoltarlo, perchè mentre Lui parlava, Lei si era distratta. Aveva chiuso gli occhi e continuando a carezzare quel preciso punto del corpo di Lui, le era sembrato di essere al mare e di giocare con quella sabbia sottile che solo raramente si trova. Sì, indugiava su quel piccolo lembo di pelle e le sembrava proprio di essere al mare, distesa ad occhi chiusi sulla spiaggia, con la mano che s'attarda dentro la sabbia calda, finissima e accogliente, per poi farla scivolare via. E con la sabbia, via anche i pensieri.
Una sabbia impalpabile.
Impalpabile.
Im-pal-pa-bi-le...ripeteva dentro di sè lentamente, mentre quella mano che toccava Lui la portava immediatamente al mare.
Ecco - com'era il loro rapporto –  im-pal-pa-bi-le, di grana extra fine, necessario, confortevole, caldo quanto basta per essere a casa.
Im-pal-pa-bi-le.
Sorrideva, perchè a Lei non era mai importato di definire con un aggettivo la loro vicenda strampalata. Eppure in quell'aggettivo c'era caduta per caso come per caso la sua mano aveva inciampato in quei 20 centimetri del corpo di Lui mai esplorati prima.
Una cosa strana davvero, pensava Lei, dopo tanti anni e tanti chilometri fatti insieme e nei modi più consueti e inconsueti.
“Ma mi stai ad ascoltare?” le chiese Lui.
“Si, certo” fece Lei e dovette compiere ancora una piccola fatica per tornare alla realtà.
“Sai che questo pezzettino di pelle non lo conoscevo ? – disse fuori tempo Lei – sai che l'averlo scoperto è un vero regalo per me?”
Lui sorrise ma non le dette molto peso.

A Lui capitava di cogliere questi momenti di Lei, senza poi capirli fino in fondo.
Lei pensò che quella sensazione era la più bella sorpresa di Natale, un regalo inatteso.
Si accorse solo allora che in quel preciso momento era Natale anche per Lei.
Poi arrivò l'ora di andare in quell'aria color rame.
Questa volta era stato speciale: Lui le aveva regalato il Natale.
Raggiunsero le loro auto.
Lui la baciò e partì verso i suoi disastri.
Lei lo baciò e partì verso i suoi disastri.

Sì, si sarebbero rivisti presto, chissà dove, ancora così.
Per tutta la vita.


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