mercoledì 26 ottobre 2011

Quando l'amore è aiutarsi a capire (Amarsi un po' - Lucio Battisti)

I suoi occhi alla luce dell’alba erano bellissimi, magnetici.
Parlavano, pregavano, imploravano, desideravano ancora come se non ci dovesse essere un domani: “Io non ti lascio andare via” ripeteva Lui.
E con le parole diceva solo questo, ma i suoi occhi... E le sue mani la trattenevano con forza.
Lei invece doveva proprio andare ma avrebbe voluto restare lì per almeno un'eternità e chiudendosi la porta alle spalle pensò: “Non ci sarà un altro incontro così”.
Era stata la carne a parlare tra loro. Poche le parole. Un’intensità indescrivibile.
Lei lo conosceva da lontano, quanto bastava per evitarlo. Lui non la conosceva affatto. Si erano incontrati al matrimonio di amici comuni e lì avevano avuto modo di parlare un po', degli sposi, della festa, dei loro lavori. Facevano un lavoro simile. E Lui alla fine non era così antipatico. Si scambiarono idee e telefoni, e decisero di rivedersi per capire se potevano fare cose insieme.
Così, nei giorni seguenti, si concessero due caffè: il primo in piedi, veloce e pieno di parole che dicevano tutto e niente. Lui era addirittura imbarazzato. Impacciato. 
Il secondo pochi giorni dopo, seduti in un bar: quindici, venti minuti strappati al lavoro per parlare di lavoro ma il discorso si spostò subito su altro.
Lui l'aveva definita "pericolosa".
Lei cercava di spiegare che non c'era nulla da temere e cercava di parlare di una sorta di situazione che si avvertiva nell'aria e preannunciava tempesta, ma Lui era abile a cambiare argomento, a non ascoltare ciò che non voleva sentire. E quando non voleva sentire, con la mano le spostava i capelli dal viso la zittiva.
Lui aveva capito molto di ciò che Lei non le aveva detto ed era premuroso, protettivo, cercava di non toccare le ferite ancora aperte. Cercava di non sapere da dove venisse Lei per non soffrirne. Si capiva che la desiderava. Ma la evitava, mettendo distanza tra Lei e le premure che aveva per Lei. 
Di fatto aveva una donna e sapeva amarla felicemente, ma per Lui era difficile fermarsi lì. E così da sempre combinava guai: finché erano voglie "passeggere", i guai erano passeggeri. Ma quando c'era qualcosa di più importante in gioco Lui aveva paura di perdere. Di perdere tutto. Stavolta aveva molte remore e paure. Poca fiducia in sé stesso. E paradossalmente aveva paura di perdere tutto prima ancora di avere qualcosa, perché sentiva che quella roba era roba sua da chissà quanto tempo. E di perdere no, proprio non ci stava.
Lei aveva capito molto di ciò che Lui non le aveva detto e cercava di non far precipitare gli eventi, lasciava al momento, alla libertà di essere come ci si sente di essere, senza giudizio. Non era caso di creare inutili complicazioni. Non si sentiva attratta, semmai coinvolta. Non voleva avventure. Non voleva storie. Non voleva niente.
Non voleva l'ennesimo problema da gestire.
Non voleva neppure divertirsi per un po'.
Lui era una persona interessante, meglio sgombrare il campo da equivoci, tranquillizzarsi e finalmente conoscersi. Non voleva sofferenze e drammi più o meno deliranti che poi alla fine son solo capaci di rivelarti la miseria di chi hai davanti.
Alla fine era facile: ci sarebbero state mille cose da dire, da raccontare. Cose su cui ridere, e su cui esser seri. E invece non ci fu bisogno.
Sedevano accanto in quel bar e sembrava che tutto fosse stato già detto.
Lo stesso accadde quella sera quando avevano deciso di prendersi un caffè più lungo e far due chiacchiere chiarificatrici su di loro e sul lavoro.
Potevano usare parole, disegni, musica: invece fu la carne a parlare per loro.
Nessuno dei due cercava quello che accadeva eppure stava accadendo.
E sembrava la cosa più naturale del mondo.

Forse era vero che si conoscevano da sempre, come a un certo punto disse Lui.
Lei non disse niente. Dimenticò il mondo.
Non ci furono copioni di seduzione da recitare, né frasi ad effetto da dire.
Non erano affatto preparati ad un incontro galante.
Erano reduci dal lavoro, stanchi, in disordine.
Ad un certo punto Lui decise di fare la cosa che temeva di più: guardare negli occhi Lei. Prese il coraggio a quattro mani e si mise in gioco: per qualche ora, per un po’di più, per non si sa quanto.
Fu come scatenare il temporale e poi fu la quiete per un attimo e ancora il temporale. E così via. Senza sosta. Ci fu una fame che non fu saziata. Ci fu una pace di cui entrambi provavano nostalgia.
Poi magari ci furono i pensieri pesanti di chi fa i conti con il ritorno al piccolo inferno quotidiano. Ma a questo furono dedicati pochi minuti che ciascuno sospirò per proprio conto.
A quel punto era Lei a non staccare gli occhi da Lui: un uomo così forte.
Si erano detti un sì pieno, senza filo spinato e linee di confine invalicabile, un sì che prometteva solo ciò che era possibile: io ci sono e voglio conoscerti.
Senza progetti, senza impegni, senza bugie, col solo impegno che è il vivere.
Una donna che si era presentata senza maschere e senza aspettarsi niente.
Un uomo che si era offerto lasciando da parte le sue remore e accettando il fatto che davanti a lei doveva venire a patti con il sé stesso che detestava.

Lei, che aveva perso da tempo i suoi riferimenti, tornò a casa certa che sì vuol dire sì. E che il bene non si dimostra con il silenzio o con le parole ma con i fatti.
Con la presenza.
E da troppo tempo le presenze nella sua vita erano quelle di fantasmi.
Lui che combatteva con i suoi turbamenti e con i suoi sensi di colpa, capì che ci sono incontri che viaggiano su binari paralleli alle nostre paure ed esser coerenti e crescere talvolta è anche dover accettare di essere intimamente diversi da come ci immaginiamo.
E così, al di là delle regole che il nostro piccolo mondo borghese impone, il perbenismo, la moralità/amorale, la perversione della perfezione, entrambi furono felici di essersi aiutati a volare nel vuoto. Furono felici di essersi aiutati a capire in un modo bellissimo e naturale che amare non è un verbo, ma un modo di essere, di accogliere, di comprendere, di comunicare, di accettare. Magari talvolta faticoso ma che non può far male a nessuno. 

Soprattutto a chi ama. Se davvero si mette in gioco e ama.
Non per sempre, almeno per un po'.



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