lunedì 3 dicembre 2012

Epifanie / 24

Ci sono canzoni che ti presentano il conto, ti riportano a un preciso momento, ti danno le lancette perfino dei nanosecondi grazie alle quali tu possa sapere, senza dubbio alcuno, che tempo è adesso. 
Il tuo tempo di adesso.
Ci sono canzoni che ti annebbiano gli occhi e ti bucano lo stomaco. Per bellezza, per gioia, per nostalgia, perché parte di quello che sei.
E tu sei fatta anche di quella musica lì.
Ci sono canzoni ingombranti, che hai voluto dimenticare per un po' perché legate ad affetti ingombranti. Ma proprio quando le avevi mollate da una parte, ti hanno sorpreso alle spalle.
E sono sempre roba tua, quelle canzoni e quegli affetti.
Ci sono canzoni minime, minuscole, cui però non potresti mai rinunciare perché ogni tuo giorno ha qualcosa di minimo e al tempo stesso irrinunciabile.
Ci sono canzoni arroganti, quelle di cui si poteva fare a meno. Ma tu lo hai scoperto dopo. E va bene così. Son durate comunque 3 minuti, poco più. 
Ci sono poi canzoni indefinibili, quelle che sono la tua pelle. Quelle che dovrebbero esser segnalate nella tua carta di identità.

E quando sono le 3 e mezza di un mattino di inizio dicembre e fuori senti scendere una pioggia tanto fredda quanto insistente, ti accorgi che tutto nel tuo silenzio é pieno di canzoni.

Allora chiudi gli occhi e ascolti la musica. E sai che tutto va. 
Non sapresti dire dove e neppure come, ma tutto continua ad andare. Sul ritmo delle tue canzoni.

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