lunedì 25 febbraio 2013

FuoriModaFuoriTempo / 19

La vita -si sa-  è una ruota: prende e dà. 
Così dopo periodi di buio si vivono giorni luminosi e perfetti.
E capita che chi fino a un attimo prima non aveva quasi niente, per una serie di circostanze a un certo punto ha tutto: salute, affetti, amore, lavoro soddisfacente e pieno di realizzazioni. 
A quel punto dovrebbe essere felice.
E, se si tratta di persona che non è generosa e riconoscente verso l'esistenza, potrebbe semplicemente pensare per sé e godersi tutto questo ben di dio.

Invece, quasi sempre accade, che chi va a stare bene, si diverte ad accanirsi contro chi non ha la stessa fortuna e, dimenticando la melma dello stagno dove con altri cercava di galleggiare, si mette a fare il tiro al bersaglio contro chi è ancora lì che annaspa e va sempre più giù.

Certe cose posso anche capirle: c'è chi sostiene che quando uno si libera da una condizione di "sofferenza", di "bisogno", di "solitudine" esistenziale, inizia ad odiare chi invece resta indietro.
Non ad evitare, ma proprio ad odiare chi ancora è prigioniero di una vita complicata.
E questo perché chi è nei guai è un pensiero "scomodo", sembra esser lì per ricordargli i momenti in cui nei guai c'era anche lui. 
Così cancellando i compagni della sventura che fu, si compie una sorta di rito magico per cancellare il pericolo di ri-scivolare nella melma.
Perché -si sa- la vita è una ruota, prende e dà. 
E potrebbe riprendersi tutto. E non sia mai, per carità!

Bene.
Ma la domanda che rivolgo ai fortunati vincitori di questa manciata di grande fortuna e prosperità è: vi ricordate delle vostre giornate vuote, quelle piene di no e di delusioni e di "giri sul nulla"? 
Pensate di lavarle via epurando dalla vostra quotidianità chi ancora ha un calendario fatto di salite belle irte?
Non sarebbe più coraggioso e anche corretto esser solidali (magari solo col pensiero), ma solidali?
Perlomeno con chi solidale e affettuoso lo è stato nella malasorte.

Io non capisco, ed è un limite mio. 
Ora, agli occhi di qualche attualmente fortunato, risulto essere nelle schiere dei "paria", dei fuori casta, inavvicinabile, meglio se invisibile. Tralasciamo pure che la mia parte l'ho sempre fatta onestamente, anche quando ne avevo piene le palle. Tralasciamo anche che mi sono fatta invisibile  per rispetto.
Penso... penso ma non ne vengo a capo.
Sono i momenti vuoti che danno senso ai momenti pieni.
Sono le persone sbagliate che danno luce alle persone giuste.
Ok: mettiamo che per qualcuno sono stata la persona sbagliata nel momento vuoto.
E perché questo adesso crea motivi di ostilità, di astio?
Eppure, mi verrebbe da dire, in quel momento ero giusta per riempire un vuoto e un senso ce l'ho avuto. Accidenti se ce l'ho avuto. E al solito c'ero tutta ed ero nuda, disarmata, sincera.
Per questo davanti a certe prese di posizione resto basita: certo sono stupida e non posso capire,  inoltre sono ingombrante e molto poco malleabile, ma non gioco sulla pelle di nessuno. 
Di nessuno.

Prendo di nuovo atto: sono e resto fuorimoda, fuoritempo, ma -soprattutto- fuori dal mondo.
E per me va benissimo così. 
Il resto, tutto il resto, se c'è da fare, si farà. 




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