venerdì 1 febbraio 2013

Quando l'amore è questione di cielo (Piccola stella senza cielo - Luciano Ligabue)

C'era tantissima nebbia quel febbraio a Venezia. Era la settimana prima del carnevale, l'ultima settimana "di quiete" per quella città.
Lei aveva deciso di regalargli quel piccolo viaggio per festeggiare il suo compleanno.
Arrivarono di notte e non riuscivano a vedere null'altro che qualche luce sul Canal Grande. Fu difficile anche trovare il traghetto che doveva portarli in hotel.

Lui non era mai stato Venezia e non riusciva ad immaginare come poteva essere una città con strade fatte d'acqua. Non ne immaginava l'odore, l'atmosfera.
Figurarsi se poteva immaginare che la camera dove avrebbero dormito era proprio accanto al campanile di piazza San Marco, in un luogo tanto speciale impossibile da descrivere.
Se ne sarebbe accorto il giorno dopo scoprendo che quell'hotel serviva la colazione in camera perché non aveva una sala apposita in quanto ricavato in uno di quei meravigliosi edifici veneziani la cui architettura é unica.
Quella notte fu piena di fuoco per Lui che si sentiva "una piccola stella senza cielo" . Quella notte fu piena di emozioni per Lei che invece era "una piccola stella senza cielo"
Ma il cielo quella notte non c'era. C'era la nebbia. E tutto era più vicino. Anche le anime.

La mattina successiva uscirono per vedere quello che non si riusciva a vedere.
Lui tuttavia era eccitato come un bambino. Esser lì era davvero strano. E poi con quella nebbia. Era facile anche perdersi tra le calli e giocare a mescolarsi pericolosamente sotto i cappotti. Sicuri di non esser osservati.
Dopo essersi persi a caso tra ponti e piazze, dopo essersi presi e ripresi, Lui chiese cosa Lei non avesse mai visto o fatto a Venezia.

"Non sono mai stata in gondola"

Pochi minuti dopo Lui aveva già trattato con un gondoliere che li invitava a salire a bordo. Veneziano da generazioni, anche lui era imbarazzato e turbato da quella nebbia, non si ricordava uno spettacolo così. Quel giorno tra l'altro aveva poche richieste... Con quel tempo era difficile lavorare.
Fu per questo che scelse un percorso più lento e particolare.
Per Lei, che Venezia l'aveva vissuta e abitata, quella gita in gondola fu un regalo inatteso.
Un libro di poesia imparato subito a memoria. 
Intravedeva scorci familiari avvolti da quella luce surreale e tutto le sembrava più intimo, poetico, pieno di significati. Una magia nella magia.

Venezia invita ad estraniarsi dalla realtà, specie se poco affollata e in una stagione che ancora non attrae folle di turisti.  E loro si "estraniarono" in un loro universo. Passeggiano, fecero l'amore, visitarono musei, mostre, bacari e chiese.
Attraversarono la laguna fino a Torcello.

Sembrava che la nebbia proteggesse la loro intimità.

Poi nel giorno che dovevano rientrare apparve il sole.
Venezia sorrise sfacciata e sorniona come solo una gran dama può permettersi di fare.
Ci fu appena il tempo di vedere da piazza San Marco quello che la nebbia aveva celato fino ad allora e fu una scoperta per Lui mozzafiato, per Lei densa di meravigliosa malinconia.
Ancora qualche scorcio rubato dal traghetto e fu tempo di partire.

Al momento di salire sul treno diverse eran le loro facce e diverse le loro emozioni. Nel salutare quella città Lui la guardava con gli occhi di chi ancora ha tutto da esplorare, Lei invece aveva lo sguardo di chi per l'ennesima volta - a fatica - si distacca da un luogo dell'anima.
Erano stati bei giorni, giorni pieni di passione e vita che avrebbero ricordato nel tempo.
Ma ciascuno per conto suo: il loro tempo insieme, poco dopo finì.

E chissà se fu colpa di quel sole che all'improvviso aveva diradato la nebbia a Venezia e reso terso il freddo cielo di febbraio e limpidi i loro occhi. 
Un sole bello e spietato che aveva asciugato ossa, intimità, anima.








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