domenica 27 febbraio 2011

Quando l'amore somiglia a un pop corn (Wake me up when september ends - Green Day)

Si fermo a guardarla sbirciando dalla porta socchiusa.

In quella camera sembrava ci fosse letteralmente scoppiata una bomba: il letto era coperto da un mare di jeans tutti dello stesso modello e tutti della stessa taglia. Poco più in là felpe e magliette. Sembrava uno di quei banchi che animano il mercato dove vale la pena di perdere del bel po’ di tempo a scovare occasioni.

Di quei jeans tutti dello stesso modello e tutti della stessa taglia, variava lievemente il colore. Erano ammucchiati alla rinfusa. E ogni tanto “al volo” ce ne veniva buttato un altro paio. E l’armadio si svuotava.

Lei era agitata e si guardava allo specchio. Si guardava e squadrava un paio di jeans. Poi lo cambiava e ne metteva su un altro paio. Lo ripescava dal mucchio o frugava nell’armadio. E via così. Ormai da quasi due ore.

Era terribile e tenerissimo starla a guardare.

Quelli grigi erano troppo eleganti. Quelli neri troppo “da sera”. Quelli strappati troppo “sportivi”.

Quelli più blu la “ingrassavano” troppo. Quelli più azzurrini erano troppo “dritti”. Quelli sul viola erano troppo “aggressivi”… il resto “non era adatto” e alla fine non ne andava bene manco uno!

Soffiava, sbuffava, faceva smorfie. Scuoteva la testa.
Dalla porta le chiese, con insolita calma: “che accade?” (dio che domanda cretina!)
Lei sobbalzò, non si era accorta di essere osservata già da un po’. Lanciò un urletto isterico a cui fece seguire: “oh, mi hai fatto paura … macché non si bussa più? Anzi, aspetta, mica hai un paio di pantaloni tuoi da prestarmi? Devo uscire tra poco e non so cosa mettermi”.
A dire il vero tutta quella roba ammucchiata sul letto non deponeva a favore di quella richiesta, ma era un giorno importante per Lei.

“Uffa, mi devo ancora pettinare e se non scelgo i pantaloni non so cosa mettere sopra…e poi tra poco inizia il film. Oddio”

Già..oddio!
Oddio se era agitata! Però erano quasi le 17…che diamine! Era appena giusto avesse un po’ di fretta.
Lui la stava aspettando.

Lui.
Lui ci aveva messo molto meno a prepararsi.

Si era limitato a farsi uno shampoo e mettere il balsamo. Poi, dopo la doccia un po’ di deodorante. Jeans puliti e felpa pulita. Giacca a vento. Scarpe da ginnastica.

Ma era comunque un evento: infatti nutriva una certa innata diffidenza verso le abluzioni. Però dopo lo shampoo e il balsamo i suoi capelli ricci e biondi e soffici e voluminosi erano uno spettacolo.

Oddio …. Le chiavi, il cellulare, il borsello, i soldi e poi si, il cellulare, si, dopo ti chiamo, si, stai tranquilla, torno per le otto, si, ti chiamo, si ciaooo.

Lui la vide arrivare trafelata. Era lì da un po’ ma non lo disse. Sorrise e le disse ciao. Lei le guance rosse per l’emozione, la fretta e poi di nuovo l’emozione disse “scusa, ma ho avuto un contrattempo”.

Il contrattempo erano stati i jeans, e dopo tanto battagliare aveva scelto i più normali, quelli color jeans. Poi una felpa, un cappottino, la sciarpa rosa fucsia con sopra i teschietti neri che stava benissimo con lo smalto nero, i capelli lunghi, biondi lasciati liberi e le scarpe da ginnastica.
Erano bellissimi da guardare mentre si incamminavano verso il cinema.

Lui aveva preso a parlare e Lei rideva forte mentre ascoltava Lui.
Tutti e due con le mani in tasca.

Parlavano di certo della scuola. Dei loro compagni e dei loro professori. Perché Lui e Lei erano nella stessa classe: frequentavano la seconda media.

Di fatto quello era il loro primo appuntamento, anzi il primo appuntamento della loro vita anche se no, non si dice così.
Guai!!! E’ roba pomposa, gommosa, da vecchi. Si dice soltanto che avevano deciso di andare al cinema.
E infatti arrivarono al cinema. Fecero il biglietto e scelsero il posto in sala. Lui fece strada. Seduti accanto guardarono il film. Poi lo commentarono. Lo trovarono carino, perché quel pomeriggio era tutto carino. Pop corn compresi.
Già: pop corn così carini, in bicchieroni di plastica così carini, mai più ne avrebbero trovati. Ci puoi scommettere!

Intanto si avvicinava l’ora di rientrare. Ci fu però il tempo per una breve passeggiata, approfittando del fatto che presto sarebbe stato natale e vicino c’era un mercatino di quelli che spuntano proprio in quel periodo.
Lei si soffermò davanti a un tipo che costruiva gioielli di plastica e mirò un anellino a forma di cioccolatino.

Lui glielo volle comprare, precisando che era il suo regalo per il prossimo natale. Un regalo conquistato dopo una trattativa lunghissima, che da due euro aveva strappato per un euro e venti. Anche perché un euro e venti era tutto quello che aveva in tasca dopo il cinema e i pop corn.
Un regalo che per Lei avrebbe avuto un valore inestimabile.
Lui si sentiva soddisfatto di quella spesa, perché lei lo ricambiava a suon di sorrisi. E infatti Lei avrebbe dovuto ringraziare madre natura di avere avuto in dono le orecchie perché quei tanti sorrisi le avrebbero potuto deformare il bel visino.

Arrivarono all’incrocio dove si sarebbero salutati.
“Sai, sei simpatica davvero tanto per essere una femmina” disse Lui.
“Anche te. Anzi, credo che sei il mio migliore amico maschio” rispose Lei.
Si scambiarono un bacino formale sulla guancia e fu come scalare una montagna! Poi un ciao frettoloso e ciascuno prese la strada di casa. Abitavano vicini.

Quando si chiuse la porta dietro le spalle Lei aveva il viso rosso. Mostrò dopo un attimo di titubanza il regalo di natale ricevuto in anticipo. Fu come togliersi il pensiero di quelle mille domande che altrimenti avrebbe subito.
“Com’era il film?”

“Carino” e non aggiunse altro se non che quella sera Lei non aveva fame.

“Perché non hai fame? Stai bene?” (dio che domanda cretina!)

“Si, si. Certo” e dette la colpa ai troppi pop corn.

“Metti a posto i jeans e il resto magari…”

Ma Lei non lo fece. Prima della fine della frase si era già chiusa nella sua stanza e aveva messo su “Wake me up when september ends” dei Green Day. Era un brano che stavano studiando a scuola, nella classe di musica, per il saggio di natale. Ma che diamine, in loop, alla decima volta consecutiva era già un tormentone vero!!!

Fu solo quando arrivò un sms che uscì di camera per correre guardare il telefonino lasciato nella tasca del cappotto.

Lesse. Poi un sorrisone. Poi un sospirone.
Pausa breve… poi: “posso usare il tuo telefono per rispondere che non ho credito?”
“Basta sia chiaro che sei tu a scrivere” (dio che frase cretina!)

Sarebbe stato chiaro.

La risposta ribadiva “Si, si, credo ke davvero sei il mio migliore amico maschio. Ciao. Grazie. Anke io tvb.”

La porta della sua stanza si richiuse e in quel silenzio con sottofondo di Green Day fu possibile tornare indietro nel tempo.

Quasi trent’anni prima. Allo stomaco una botta di ansia, nostalgia, freschezza, bellezza, meraviglia e attesa. Attesa di sapere com’è questa cosa che si chiama amore, innamoramento o boh…
Nella foto i Green Day facevano facce buffe: meno male c’erano loro a riportare i tuoi pensieri ad oggi e a ricordarti che no, non riguardava te. Non era più il tempo del tuo primo amore. Ma quanta tenerezza!
E così, passò ogni fame e nessuno quella sera fece cena. Neppure chi aveva messo a posto i jeans senza manco il conforto dei pop corn.

Ma era stato un pomeriggio importante per tutti.

…Wake me up when september ends…








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