venerdì 18 febbraio 2011

Quando l'amore sembra "dovere" (Kashmir - Led Zeppelin)

Lei si avvicinò. Si mise seduta sulle sue ginocchia. A cavalcioni. Un attimo dopo lo stava baciando. Lui la lasciò fare. E si lasciò scegliere. E sembrò da subito una cosa vera.
Era il tempo delle feste a casa fra amici, con i genitori che fanno finta di non esserci.
Era la stagione in cui tutto sembra possibile, o meglio, a portata di mano.
Lei era un tipo dolcemente autoritario. Aveva sogni e tutti misurabili. A Lei bastava.
Lui ancora non lo sapeva cosa fosse. Di certo si sforzava di stare dentro “la misura” perché, soprattutto in provincia, è necessario esser misurati. Amava il rock, suonava da autodidatta le chitarre (“le” nel senso di tutte), amava scrivere, amava la fotografia, sognava di viaggiare ed era convinto che i viaggi fossero quelli che si prenotano, si organizzano e ci portano in posti esotici. Questo era ciò che sapeva. A Lui bastava. Per intanto.
Poi si sposarono, fecero casa.
Lui smise di sognare di diventare un artista e si mise la giacca per lavorare.
Le chitarre diventarono definitivamente un hobby e tramontò il suo sogno di essere rockstar. Le fotografie diventarono un modo per raccontare i viaggi che facevano. Gli scritti finirono nei cassetti.
Lei non voleva essere un artista.
Era tempo in cui si doveva essere seri e diventare grandi.
Ma la storia, che sembrerebbe finire qui, doveva appena iniziare.
Come in Kashmir, dei Led Zeppelin, proprio lì dove la musica sembra sfumare e invece poi ricomincia.
Ci volle poco e Lui, che non si era mai concesso con coraggio alle sue passioni, fu investito dalla passione. Si invaghì di una ragazza delle sue parti fino al punto di farla “scappare” di casa ma poi decise che a casa era meglio farcela tornare.
Lui non avrebbe mai potuto lasciare Lei. Giurò a se stesso che no, non avrebbe permesso alla sua passione di portarlo altrove. Lui doveva tornare a casa.
Fu il suo primo viaggio senza prenotazioni e senza organizzazione e fu disastroso ed emozionante.
Poi arrivarono i loro figli.
Lui iniziò a viaggiare per lavoro: capì allora che piaceva alle donne e che le donne gli piacevano molto.
Fu un susseguirsi di viaggi: tra capelli biondi, tra capelli mori, tra occhi chiari e occhi scuri.
La vita diventò una sfida da giocare e vincere giorno per giorno.
Lei non sospettava neppure. Lei ormai era solo una madre ed era convinta che Lui non potesse piacere a nessuno, perché Lui era un brav'uomo ma bello... proprio no.
In questo andare, incontrò per caso in una giovane donna incapace di amare e priva di equilibrio. Fu la sfida che più di tutte lo conquistò. E fu la sfida che Lui perse, perché Lui ci perse la testa. E gli sembrava di sognare.
Fu quando la giovane donna pensò di potergli dare un figlio che Lui si svegliò di colpo e si ricordò che era già padre e aveva una casa e aveva Lei.
Già, Lei, la sua prima passione diventata ormai noiosa abitudine.
Lei che d'altronde non lo amava più e lo guardava come si guarda qualcosa che sta lì.
Lei che coltivava le sue passioni “misurabili” e il suo giardino a “misura” mentre Lui non si dava pace e non trovava pace e bruciava di passione.
Ma Lui doveva tornare a casa.
Pur morendo di dolore, lasciò la giovane donna al suo destino. Ma ci vollero anni, mesi e giorni. E pagine scritte, e foto scattate, e musica.
Fu il suo secondo viaggio senza organizzazione e senza prenotazioni e fu terribilmente disastroso e terribilmente emozionante.
Combattuto tra la necessità di restare con Lei e il la nostalgia della giovane donna e di quella storia senza equilibrio, inciampò in un paio di occhi “color del mar dei sargassi”.
Non seppe mai perché, ma a quegli occhi Lui regalò molte parole. Non fu soltanto la voglia di una carezza dopo tanta sofferenza. A lei raccontò cose di cui non era mai riuscito a dire prima. E la donna con gli occhi “color del mar dei sargassi” lo sapeva confortare, ascoltare e anche consigliare.
Lei però aveva pelle di carta e su quella pelle fece scrivere le sue poesie.
Lui scrisse, lesse, si poi la buttò come si butta un foglio di carta su cui si è versato inutile inchiostro.
Lui disse che quegli occhi erano il massimo che un uomo possa desiderare, ma non il meglio, perché poi Lui doveva tornare a casa.
Fu il suo terzo viaggio senza organizzazione e senza prenotazioni. Fu un viaggio verso se stesso. Terribile, solo terribile.
Giurò che sarebbe stato l'ultimo.
Giurò che avrebbe viaggiato solo per lavoro.
Giurò che avrebbe scritto tanto, ma mai mai mai più d'amore.
Giurò che non avrebbe più guardato un paio d'occhi.
Se non quelli di Lei che ormai sapeva di non amare più.
Se non quelli di Lei che non lo amava più.
Erano passati gli anni.
Lei era diventata un tipo autoritario. Aveva molti meno sogni e tutti ancora misurabili.
Lui ancora non lo sapeva cosa fosse. Di certo si sforzava di stare dentro “la misura” perché, soprattutto in provincia, è necessario esser misurati.
Aveva scoperto che pur essendo drogato di passione non poteva fare a meno della droga della tranquilla abitudine. Aveva scoperto che si può esser drogati di senso del dovere. E che si può amare quello più di una donna. E sempre di amore si tratta.
Aveva soprattutto scoperto che Lui doveva tornare a casa.
Sapeva che Lui doveva tornare sempre a casa.
Per intanto. Almeno fino al prossimo viaggio.
 

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