venerdì 15 luglio 2011

RIFLESSIONI 27 / la vita urlata che non capisco

Io guardo e non capisco. Ascolto e non capisco. Cerco e non capisco. Mi confronto e non capisco. Faccio e non capisco. Taccio e non capisco. Vivo e non capisco. Sopravvivo e non capisco.
Sto ferma.
O meglio: mi mettono ferma.
O meglio: ci provano.
Ma ferma non ci sto. Non mi riesce.
E mi chiedo il perché di quel che accade.
Già: perché?
Perché c'è chi vive predicando della sua felicità, gioia e semplicità del vivere e poi fa di sé stesso l'ufficio "complicazioni affari semplici"?
Perché scopri che coloro che "vivono ogni attimo" in genere non riescono ad arrivare fino in fondo alle cose e chiamarle col proprio nome?
Perché tante situazioni che sarebbero davvero semplici, a portata di mano, facili, gratis e pure belle, diventano impervie e incomprensibili?
Oppure diventano pane per rimpianti e rimorsi e rinfacci?

Io non capisco.

E poi questi dicono di vivere alla grande senza troppo pensare anzi, di mordere la vita a costo di farsi male, a costo di ricucire strappi e ferite, perché la vita è bella comunque.
Ed è vero, dovrebbe essere così, la vita è bella comunque anche quando fa male.

E poi questi usano tutto come "ricatto" sottile da tirar fuori al momento opportuno ma mica per ottenere chissà che cosa...no, solo per aver ragione, per essere più forti dell'altro, per "averla vinta" come qui si dice a un bimbo che fa una bizza.
Mah.

E giù a lacrimare per la lesa maestà e poi per la bellezza di certi dolori che la vita ti infligge a fronte di grandi gioie che quei dolori ti insegnano.

Ma che palle!

E' vero: la vita infligge anche dolori, privazioni, delusioni, ti presenta conti talvolta spropositati rispetto ad errori che hai commesso e poche volte la fai franca. La vita ti mette a contatto con squali e sciacalli. Con stronzi e persone senza scrupoli. Con gente che ti usa e con gente che ti consuma, senza pietà, nè rispetto.
E allora?
Decidi di vivere?
Ti farai male.
Lo metti in conto e vai avanti.

Ma c'è anche di peggio. Ci son quelli che amano così tanto il vivere che non vivono manco il bello tanto hanno paura. Non amano per paura: magari paura di non essere all'altezza, oppure che alla fine tutto finisca, oppure perché è più facile amare solo sè stessi.
Eh sì, la gioia finisce, l'amore finisce, come tutto del resto. E ci si resta male. Malissimo. Ci si innamora, si perde l'amore e per anni non si riesce ad amare più nessuno. Si ama l'idea di una persona che prima o poi, un giorno qualunque, ci si accorge essere una persona qualunque; e rimaniamo delusi.
Si resta soli. E' brutto.
Ma almeno abbiamo esperito quella roba lì. Senza far filosofia sentendola nella carne, che di carne si tratta.
E' tutto vero la vita ti mette davanti anche donne sbagliate, uomini stronzi, donne infedeli e traditrici, uomini falsi e bugiardi, donne pericolose e rompipalle, uomini egocentrici che dopo sei mesi già guardano il culo di un'altra, quelli che hanno paura di lasciarsi andare e quelli che si danno anche troppo. Quelli confusi e quelli che fanno promesse di eternità senza sapere che l'eternità non si può promettere perché non è in nostro possesso e quelli che rose, violini e poi "una botta e via", quelli che "con te è in un modo" quando mi innamoro è tutta un'altra storia.
E allora?
Decidi di vivere?
Lo metti in conto e vai avanti.
Oppure, più onestamente, metti un segnale di "non disponibilità" davanti alla porta.
Così eviti le tragedie del caso.
Perchè son tragedie e dolori, e lacrime e parole a fiumi versate come niente fosse.
E' capitato tutto anche a me. Mica sono speciale.
Ma ho capito che se di una cosa se ne parla molto o si pubblicizza molto o si sbandiera molto, quella cosa non è così vera e realmente sentita.
I dolori "all'acqua di rose" guariscono all'ora dell'aperitivo, o a cena, o a una festa, o con una gita al mare, o con una pizza... quelli sì. Ecco perché si sbandierano, per avere attenzione, per richiamare attenzione o peggio.
Magari per affondare il coltello nella pancia di qualcuno quando meno se l'aspetta.
Non l'ho mai fatto ma l'ho visto fare ed è brutto: io non ci credo più a chi "usa" i propri dolori per ottenere ragioni altre. Io non ci credo più a chi, quando sente male, lo mette nelle civette dei quotidiani.
Ecco: in quel caso son propensa a pensare che quello/a non senta male.
Poi, per carità: ciascuno si sfoghi con chi vuole e come vuole.
Io preferisco capire se c'è un orecchio o una spalla di quell'amico e mezzo che ho a cui talvolta rompo parecchio le palle. Perché mi rendo conto che parla parla, non riesco manco a dire quanto sto male, se davvero sto male. E infatti in genere non comunico in maniera corretta. E me la vedo da sola.
Eppoi, quando proprio stai male si vede. Anche se sei vestito da sera e in alta uniforme. E ti tocca di sorridere e scherzare e ridere e dire bugie del tipo "sono molto stanco" a chi ti chiede come va.
E' vero, sei stanco, molto stanco di portare quel dolore dentro fatto di tante cose che non vuoi o che vorresti, un dolore fatto di pietra che rende duri anche i lineamenti del tuo volto, del tuo cuore. Un dolore dal quale non vedi via d'uscita e che sta lì sordo e che non può che stare lì perché anche a parlarne, ma chi lo capirebbe? Ma chi lo vuole stare a sentire? Ma chi lo vuole condividere fosse anche per un abbraccio silenzioso?
Se la persona che amate di più al mondo vi dice "ho mal di testa", potete consolarla, potete aiutarla, potete trovare un farmaco, starle vicino... ma voi il suo mal di testa non lo "sentirete" mai.
E soprattutto non ve lo prendereste addosso volentieri e con slancio, pur di toglierlo a lei.
Ecco perché non lo "capirete".

E allora inutile chiedere, inutile pretendere, inutile fingere. Soprattutto disponibilità a un esistere e un a esserci nonostante tutto che non c'è e che non è.
Tutte bugie.
Certa vita urlata come roba così speciale non la capisco. Ecco. Non la capisco. Mi pare teoria. La pratica sta altrove. Ma forse mi sbaglio.
Inutile aggiungere parole inutili.

2 commenti:

  1. "Ma ho capito che se di una cosa se ne parla molto o si pubblicizza molto o si sbandiera molto, quella cosa non è così vera e realmente sentita."
    Ho idea che non ti sbagli affatto. Ma meglio non aggiungere altre parole. (inutili?) :)

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  2. eh sì, sono giunta alle tue stesse conclusioni cara Sonia. chi sbandiera, non sente. altrimenti che avrebbe da sbandierare? vivrebbe

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