venerdì 20 aprile 2012

***quella finestra

Pomeriggio. Dalla mia persiana filtrava il sole. Finalmente!
Decisi allora di aprirla.
Respirai il cielo di primavera. Le rondini.
C'erano le rondini che pero' volavano basse e danzavano sotto nuvole nere (neppure troppo lontane) che minacciavano il sole.

Più che i colori del vicino maggio, sembrava ancora il cielo incerto di marzo. Un cielo mutevole fatto di lacrime improvvise e altrettanto improvvisi sorrisi.
Già mutevole.

Guardai dalla finestra i tetti della città antica. Quel piccolo panorama di tutta la mia vita, che avrei saputo disegnare ad occhi chiusi, se solo fossi stata dotata di capacita' artistiche.
La mia attenzione si soffermo' su una grande finestra che da lontano guardava la mia.
Quella era la mia finestra preferita perché in una posizione che la rendeva sempre esposta al sole e alla luna.

Una finestra che tante volte aveva destato la mia curiosità per le sue persiane sempre aperte. I vetri grandi e privi di tende, ogni tanto venivano protetti dagli scuri. Qualche volta sotto al davanzale venivano stese lenzuola. Nella stagione calda spesso era tutto aperto e si vedeva solo il vuoto scuro dell'interno. Quasi un buco perfettamente disegnato in quel muro caldo di mattoni illuminati dal sole.
Ma soprattutto la notte il fascino di quella finestra era irresistibile: se gli scuri erano aperti o socchiusi, una luce tremula si intravedeva dai vetri per tutta la notte.

Dalla mia finestra era impossibile vedere l'interno di quella stanza, e questo rendeva ancora più divertente e curioso l'immaginare cosa ci fosse e cosa accadesse la' dentro.
Forse c'erano una, al massimo due stanze di cui una buia.
Un piccolo appartamento che, per la zona della citta' in cui si trovava, probabilmente era stato dato in affitto a studenti, ragazzi in quella bella età in cui tutto e' avventura, il tempo non esiste ed e' difficile capire quando e' giorno e quando e' notte...figurati se ha senso chiudere una persiana.
O forse quella era l'abitazione di un'anziana signora rimasta sola che evitava di chiudere quei grandi infissi esterni in legno per risparmiarsi la fatica e illuminava le sue notti insonni con una sola lampadina.
O magari li' si incontravano due amanti che erano troppo impegnati a far l'amore per poter chiudere la persiana e si limitavano a stender lenzuola e ad accendere candele per consumare la loro passione.

E mentre fissavo al muro le mie di persiane lo sguardo carezzo' quell'amata finestra.
Quel giorno era più piccola. Anzi no, aveva le persiane chiuse.
Il mio primo pensiero non fu che fosse cambiato l'abitante di quelle mura.
Il mio primo pensiero fu che un qualcosa era cambiato per sempre e questa idea fu preceduta da un'ondata di malinconia.
Non avrei potuto continuare ad immaginare cosa accadeva oltre quei vetri che ormai non vedevo più. Nelle mie notti bianche non avrei più potuto osservare la luce fioca e tremula che faceva brillare quella finestra e la mia fantasia.

Intanto il cielo era diventato cupo, in quei pochi minuti il sole era sparito.
Si, era quasi maggio ma era come fosse marzo: ad un improvviso e luminoso sorriso stavano seguendo improvvise e insistenti lacrime.
Infatti aveva preso a piovere.
Anche le rondini non si sentivano più.
Richiusi la mia persiana. Per quel giorno non si sarebbe riaperta.
Era cambiato il tempo e anche il mio umore.
Avrei aspettato un sole più convinto e stabile. Anche per tornare a fantasticare.

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