martedì 3 luglio 2012

Lettere&Cartoline / 2

Nella notte tra il 2 e il 3 luglio del 2012, dopo il Palio
Amico dolcissimo,
stasera il mio unico pensiero privo di rabbia e pieno di tenerezza è per te.

Siamo vicinissimi e lontanissimi. E mai lo siamo stati come adesso.

In questo momento il tuo cuore è in subbuglio. Perso dentro un sogno bellissimo. E batte forte, più di quando regalasti il tuo primo bacio e io c'ero, più di quando ti sei innamorato da ragazzino e io c'ero.
In questo momento sei fra l'incredulità e la gioia, una gioia che capisce solo chi l'ha vissuta da dentro, chi l'ha aspettata per tanto tempo, chi l'ha cercata superando delusioni e sconfitte e si è sollevato dopo esser stato atterrato dai brutti scherzi che fa la sorte.
Lo so che è così perché sono nata dove sei nato tu.

Il mio cuore adesso invece è in subbuglio perché si è perduto dentro un incubo. Inutile spiegarti il perché.

Sento la tua campanina che suona a vittoria e so che non dormirò.
Penserò che non è giusto e poi penserò a te che sei lì ad abbracciare volti e voci e pensieri che sono quelli della tua famiglia, della tua identità, del tuo mondo più intimo.
Penserò a quegli abbracci che sono gli stessi che vorremmo regalare e ricevere tutti noi che siamo nati in questo posto maledetto e spudoratamente bello in una notte unica come solo questa sa e può esserlo.

Niente a che vedere con il tuo abbraccio di oggi, che non dimenticherò se non altro per il coraggio con cui mi hai avvicinata e del quale ti ringrazio. Un abbraccio di quelli che si danno senza dire una parola, stringendo un po' di più per far sentire la "presenza".
E tu che mi conosci e che sai bene quando per me è troppo, sai anche che in quel momento ti ho odiato. Tu andavi pieno di quelle speranze che a me erano state di nuovo scippate in maniera incomprensibile. Non avevo forza neppure per guardarti e mi avrebbe dato fastidio la fierezza delle tue aspettative. Ma tu, lo stesso, mi hai stretta. Grazie.

E poi tutto è stato come doveva essere. Tutto troppo "secondo copione". E anche questo mi fa rabbia, schifo. E tu lo sai. Sai tutti i perché.

Ma queste sono parole, perché poi penso a noi, a me e a te e ai nostri discorsi. Penso a quanto hai aspettato questo momento e sento che ti voglio bene al punto che mi metterei le scarpe e verrei a cercarti per abbracciarti un attimo e dirti, senza dirtelo, che sono contenta per te. E sarebbe giusto farlo.
Perdonami se non ho il tuo coraggio.
E so anche quanta voglia avresti tu di abbracciarmi per augurarmi di cuore che la tua gioia di adesso, sia presto anche la mia.

Nella mia televisione girano i cavalli. Il tuo è sempre il primo. Poi passano immagini di persone e tra le tante facce conosciute io cerco solo gli occhi tuoi. Quelli di trent'anni fa. Uguali.
E sento che adesso vorrei essere lì per te e vorrei tu ci fossi per me, anche solo un momento. Per quante volte ci siamo parlati di questa bella nostra festa, per quante volte ci abbiamo pianto, riso, per la seta dei nostri diversi colori che una sera di tanti anni fa (quella felice per entrambi) ci avvolse in piazza, per questa nostra enorme passione, per i discorsi infiniti fatti a sviscerare i perché di questa gioia che tardava a venire e tardava come un figlio voluto, cercato e poi faticosamente trovato.

Avrei dovuto farmi vedere. Te lo dovevo.
Ma non siamo sportivi, non in questo gioco che diventa vita vera.
E a me ora girano proprio le palle.

E allora ti scrivo. Perché tu sei tu e sei speciale. Lo sei da trent'anni per me. E quel che ci lega da tutto questo tempo, stasera mi fa trovare la forza di un pensiero d'amore che sia davvero unico per te.

Ti prego, fai che questa notte sia lunga più che puoi. Indimenticabile lo sarà di certo. Bevitela fino all'ultima goccia e fai che - in qualche modo - sia solo tua.
Io da qui, il mio abbraccio sincero lo divido con te. E che sono sincera, lo sai.
Ti voglio bene.

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