mercoledì 4 luglio 2012

***valigie

Anni fa proprio a quest'ora chiudevo una valigia.
La chiudevo sopra una delusione tremenda e la chiudevo verso un qualcosa di assolutamente sconosciuto.
L'indomani, piena di tristezza e con la speranza di dimenticare quella tristezza, sarei partita per un viaggio che si sarebbe nel tempo rivelato meraviglioso, inatteso, incredibile. Forse (per certi aspetti) il viaggio più coraggioso e straordinario dei miei ultimi cinque anni.

Una pazzia dettata dalla voglia di fuggire dall'ennesimo dolore provocato dall'ennesimo cavallo.

Andavo lontano, in luoghi per me affascinanti e sconosciuti, ad incontrare persone sconosciute. Arrivai molto in ritardo senza sapere bene che faccia e che voce avesse chi mi stava aspettando. A dire il vero, non sapevo neppure se qualcuno mi stesse davvero aspettando.
Sapevo solo che dovevo sorridere.

Con mia sorpresa invece erano li' da ore, dopo tutto quel ritardo, sorrisi, gentilezze e anche un bigliettino e un disco. Per me. Proprio per me.
Aveva aspettato anche il tramonto che semplicemente toglieva il respiro.

Poi trovai un cuore, un mondo, una famiglia, una parte di me.
La parte più "ragazzina" e spensierata. Quella che poteva scorrazzare sul motorino e cantare a squarciagola canzoni stupide, quella che poteva mangiare cornetti con la nutella la notte alle tre perché non c'era stato tempo di far cena, tante erano state le cose da fare e tanta era stata la passione da consumare per tutta questa vita che all'improvviso scoppiava col caldo dell'estate.
Il mare. Il lavoro. I concerti. Gli incontri.
Poi un intimo silenzio e la luna vicina che si poteva toccare. Come quella di stanotte.

E ancora viaggi, progetti, la voglia di vivere e di non esser stanchi mai.
Affetti sinceri, profondi, onesti.
Amore per tutto o qualcosa di molto simile.
Poesia, musica, bellezza. Una candelina sulla torta di compleanno e una foto fatta di spalle a due ombre davanti ad una città. E tutto che sembrava possibile.

E fu un viaggio bello, denso, lungo che - come tutti i viaggi - a un certo punto fini'. E quando fini' fu bruttissimo. Magari necessario, ma doloroso. Per tutti.

Pero' cinque anni fa non ero la persona di oggi. Molto devo a quel periodo e a chi lo ha vissuto con me.

Pensavo di esser la più grande e invece per certi, molti, aspetti riuscii ad esser la più piccola.
Pensavo di sapere il da farsi e il come fare, e invece sbagliai tutto.
Pensavo di conoscere la strada e mi persi.

Ho pagato un prezzo molto caro per quegli errori. Forse eccessivo e anche un po' ingiusto. Ma nessuno ha mai la bilancia per dosare amore e odio, rabbia e comprensione. Si va di pancia. Si fa come si può.

Ma non mi pento neppure un attimo di aver stretto certe mani bianche e forti che, finche' ci son state, son state preziose. Mani che si sono mostrate premurose e mature, serie e sincere. Mani che io ho offeso senza rendermene conto. E di questo mi pento. Si. Mi pento. Anche adesso.

Invece non mi pento neppure un attimo di certi giorni pieni di sole, della paura dei gechi, di strade dagli odori forti fino al disgusto, di rose rosse, di cd fatti su misura, di lettere, di una piccola sala da te iraniana dove risuonavano solo canzoni di Gianna Nannini, di libri e di notti piene di parole, sorrisi e calore sulla pelle.

E adesso che son solo bei ricordi, lasciatemi dire grazie. Lasciatemi ancora sorprendere come allora, quando si rideva di me perche' mi aspettavo che uscisse da un momento all'altro il cartello di "scherzi a parte", tanto ero incredula di trovarmi li'. Dentro a quel sogno.

Son certa che nessuno si riconoscerà in queste parole, ma se mai accadesse, grazie.
Grazie di cuore. Devo molto.
E di tutte le parole dette, questa frase, scritta su un biglietto che portavo sempre com me e conservata in un borsello che mi fu rubato tempo dopo, resta vera in tutti i sensi: in andata e in ritorno:

"Qualcuno ha detto che la bellezza salverà il mondo. La tua, fosse anche solo per un momento, ha salvato il mio"

Nessun commento:

Posta un commento