lunedì 13 giugno 2011

*** sensibilità

Ci sono persone così sensibili da non essere capite. Sono persone che semmai vengono giudicate.
Sono persone che vengono spiegate da chi le incontra. E lì giù che si sprecano interpretazioni psicoanalitiche del cappero.
Tutti a dir loro come sono. E in genere sono sempre troppo.
Sì. Sono condannate ad essere troppo. 
Troppo allegre, troppo tristi, troppo malinconiche, troppo timide, troppo eccessive. Sopra le righe, sotto le righe. Mascherate, innaturali, animiste, aride, generose, indifese o indifendibili, pesanti, superficiali, esagerate, pessimiste, tragiche.
E via andare.
Magari sono solo persone che accettano con difficoltà una certa durezza del vivere quotidiano che fa tanto figo ma che alla fine è così innaturale...
E queste persone per sopravvivere a sé stesse, si devono adeguare e non hanno altra possibilità che difendersi. Magari recitando male una parte in commedia e perdendo il senso di quello che sono, la bellezza di quello che sono, la ricchezza di quello che sono.
Devono difendersi: difendere la loro eccessiva sensibilità dalle piccole grandi coltellate che arrivano puntuali, magari mascherate da carezze o da rivendicazioni di "libertà" o affermazioni di "esistenza" pretese senza accorgersi che questo lo si fa a spese altrui.
Mi capita di riconoscerle queste persone: poco fa ad esempio, nella bellezza del disarmante sorriso di un'anziana signora che mi ha sussurrato qualcosa di bislacco mentre parcheggiavo faticando il mio "Ciao".
Con una tenerezza commovente negli occhi.
E io che parlo sempre tanto, davanti a loro sto in silenzio. 
Non si spiega la sensibilità.
Non si spiega perché è difficile esser sensibili e vivere da esseri sensibili.
Non si spiega perché da lì all'esser "fuori dal mondo" è un attimo.
Eppure la vita più calda e sfrenata passa da quel sentire, dal lasciarsi portare senza bugie.
A chi non viene capito, a chi è costretto a farsi violenza per provare a farsi capire, a chi cerca di farsi accettare modificando sé stesso, a chi non riesce a trovare la sua strada, a chi una strada ce l'ha ma non ha il coraggio di fare il primo passo, a chi colleziona no, a chi trova porte chiuse, a chi non ha più una casa, a chi perde occasioni per essere o per essere migliore di quello che è, a chi non vuole crescere e vivere un'età diversa che magari non è nè migliore nè peggiore di quella che ha già vissuto, a chi è solo per scelta e a chi è solo per condizione. A chi ha pensato o provato a rinnegare la propria sensibilità considerandola una croce e non una risorsa inesauribile.
Ecco a chi penserò dopo domani. Dispersa anche io in questo mare di pelle e fiato e paure.
Dopo domani.
In silenzio sotto una luna speciale che da tanto aspetto
Peccato per chi non avrà tempo di guardare all'insù.


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