mercoledì 28 settembre 2011

FuoriModaFuoriTempo / 11

Non sopporto il fumo.
Il fumo di chi fuma, il fumo di ciò che brucia e il fumo di ciò che è bruciato, il fumo negli occhi e il fumo in gola.

Non sopporto il sapore di fumo, neppure quando è dolce come quello di certi narghilè che si trovano ancora nel Medio Oriente vero, quello trafitto dalla guerra.

Di conseguenza non sopporto l'odore di fumo che ti si appiccica addosso come una pelle sporca che devi proprio lavarti per mandarla via e tornare a respirare.

Non sopporto neppure i venditori di fumo. Nè quelli da quattro soldi che li riconosci subito, nè quelli abili e ben avvezzi a far sembrare tondo quel che è quadrato.

Non sopporto le cortine fumogene, quelle che puntualmente alza chi deve nascondersi, difendersi, sparire in una nebulosa nera.

Non sopporto i segnali di fumo, troppo deboli e flebili in quest'era iper tecnologica e comunque da sempre fraintendibili, interpretabili, ambigui a seconda del vento.

Il vento.
Ecco, invoco il vento.
Che si portasse via tutto questo maledetto, puzzolente e inutile fumo.
Che rendesse limpido l'orizzonte e che ci portasse in salvo, finalmente.

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