domenica 11 settembre 2011

*** l'amore è senza ritorno

E poi, per caso, una sera ti trovi a parlare al telefono con una signora che potrebbe essere tua madre.
Accade proprio per caso, quando meno te l'aspetti.
Sono anni che senti parlare di Lei, ma l'hai incontrata solo per pochi minuti una volta davanti a un caffè.
Eppure sono bastati quei pochi minuti fatti di sguardi e sorrisi a farti intuire la grandezza di quella donna.

Lei quel giorno era presa da altre mille questioni e tu ti sei sentita quasi una ladra per aver osservato con tanta curiosità i suoi gesti, il suo incedere lieve e garbato in casa sua e nei pensieri di chi quella casa - grazie a Lei - la abita seppur in fuga da anni. E la sua benedizione per quella fuga verso una libertà che è destino, realizzazione. E nessuno lo sa e lo vede come Lei.

Io. Una ladra. Una ladra d'amore. Perché di amore si trattava in quel via vai di parole pronunciate con un tono gentile e sincero alle quali era impossibile non porre ascolto.
Si parlava di commercialisti e medici ma si respirava miracolosamente amore.
Presenza più che parole.
Solidità. Forza. Certezza.

Adesso, al telefono, la voce di quella donna ti regala ancora "presenza".
Ti par di vederla dove l'hai incontrata anzi no, la immagini sdraiata sul suo letto, con una confidenza che ti sembra naturale. Lei parla e la sua voce compie il miracolo di riportarti lì, in casa sua. E per quanto tu discorra di viaggi e luoghi da visitare, non riesci ad immaginarla altrove, perché Lei è casa.
La sua casa. La sua famiglia.

E dice "famiglia" e tu senti, percepisci, vivi molto di più di quello che recita il Devoto-Oli.
La sua "famiglia" è la sua semenza migliore che cresce nel mondo, attraverso il suo amore, attraverso coloro che ama e attraverso le opere di coloro che ama. E di queste opere Lei talvolta sa, talvolta immagina. Così ti viene di dirle quello che è appena accaduto e che tu hai visto realizzare e che è stato bello: Lei sospira di orgoglio e di pace.
E in quel momento Lei è lì.
Riconosce e benedice la sua famiglia in quello che racconti.

La sua famiglia è acqua che è ovunque e si adatta a ogni cosa.
La sua famiglia è il saperci essere a distanza, il saperci essere sempre, il saperci essere anche quando non si capisce o non si condivide, il saperci essere mentre si lascia liberi di andare.
La sua famiglia è accettazione di ciò che va avanti con la felice consapevolezza che questo accade indipendentemente da Lei.
Ed è proprio in questo suo saper essere anche assente che Lei è splendidamente presente, indispensabile, insostituibile.
Un punto di riferimento. Una luce.

Una "presenza", appunto.
Una "presenza" che sostiene le scelte di libertà. La libertà.

Tu parli di cose quotidiane, niente di così intimo, alla fine l'hai vista una sola volta.
Però con Lei finisce che il discorso diventa personale: Lei è casa, mica c'è da esser formali. E ascolti.

Mi accorgo come una madre vede questo mio tempo, questa mia età e come invece la vedo io.
Mi accorgo che sono due prospettive diversissime.
"Voi ci state ancora in mezzo" dice Lei, e si riferisce a una generazione di figli, tanti figli, che forse hanno proprio paura di starci in mezzo e così se ne dimenticano inventandosi montagne di alibi.
Figli che pensano con terrore alla fine, senza aver ancora assaggiato il principio.
Figli che non vogliono responsabilità, perché crescere è scomodo.
Figli che quando stanno bene non vogliono fermarsi, perché fermarsi per loro è un po' come morire.
Figli che quando stanno male, fanno finta di nulla perché così evitano di pensare al tempo che è passato anche per loro.
Figli che quando vanno avanti non si concedono la giusta soddisfazione di dire: questo l'ho fatto io da solo e son stato proprio bravo.
Figli che non vedono più la bellezza, la loro bellezza e cercano, cercano, cercano ma non si sa più cosa.

"Voi ci state ancora in mezzo" dice Lei.
E con questa sola frase ti riporta coi piedi a terra.
Ti rimette al mondo.
Ti riconsegna alla responsabilità della tua vocazione.
Ti dice che una vita ce l'hai e questa vita ogni giorno può essere bella, semplicemente perchè vissuta davvero e non immaginata, sognata e rinviata a un domani che forse non sarà mai.

"Voi ci state ancora in mezzo" dice Lei.
Con dolcezza a svegliarti da un torpore di bugie che ti racconti: sii presente figlio mio, c'è da fare. C'è ancora da fare un bel po'.
E allora pensi che bisogna davvero starci in mezzo, esserci, essere "presenza" come Lei.

Mai ho avuto la fortuna di parlare così con una madre.
Ma poi capisco che questa non è una madre, è una mamma.
E mi commuovo un po'. Non ce ne sono poi così tante.
Capisco che è una donna, una di quelle che "genera" perché Lei è, e c'è.

E mentre leggo Dino Campana la ritrovo in un verso: "L'amore è senza ritorno"

Si, l'amore è senza ritorno.
Presenza che ama senza ritorno.

Grazie.

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