sabato 5 marzo 2011

Quando l'amore è figlio del silenzio (Enjoy the Silence - Depeche Mode)

Avevano il piacere di scambiarsi due parole ogni giorno, se non altro il tempo di un saluto. 
Li aveva fatti conoscere un amico comune che aveva avuto a che fare con Lei, per un po' e che alla fine era diventato secondario rispetto alla loro amicizia. 
Si cercavano perché si stavano simpatici, si sapevano divertire e ne avevano molta voglia perchè erano grandi ma ancora bambini.

Col tempo il loro raccontarsi era diventato puntuale, almeno per le cose importanti. Quelle belle e quelle brutte. Scambiarsi gli occhi era un bel modo per capire qualcosa di più di se stessi.

Poi avevano imparato a volersi bene davvero.

Erano due tipi diversi.
Lei se parlava, parlava: non aveva mezze misure. 
Parlava tanto. Diceva quello che pensava e spesso si metteva nei guai. 
Ma era così spudoratamente sincera con Lui, che non riusciva mai a mentirgli, neppure quando avrebbe voluto, giusto per indispettirlo un po'.
Per Lei la fiducia di Lui era importante, perchè a Lui affidava i suoi segreti e le sue emozioni più nascoste.
In quel diluvio di parole però Lei sapeva ascoltare con il cuore sia che fosse a lavoro, o in viaggio, o ovunque: per Lui trovava sempre tempo, era una priorità.

Lui era uno che parlava quando stava per scoppiare, o quando era felice, o quando era in vena, perchè aveva la testa sempre piena di pensieri, quattro telefoni e due computer da tenere sotto controllo e non riusciva a conciliare tutto: la casa, la famiglia, il minestrone sul fornello, gli sms che arrivavano, le chiamate che lo distraevano e le mail da controllare.
Però era generoso e trovava sempre un po' di tempo per Lei.

Entrambi avevano una vita complicata e, in una grande città, per loro era difficile incontrarsi fosse anche per un caffè. Erano poche le occasioni.

La loro naturale simpatia era diventata amicizia perchè si erano imparati a conoscere attraverso le parole, e le parole erano divenute il mezzo che creava la loro quotidianità.
E così, quando non c'erano grandi notizie, il loro parlarsi era "convenzionale". 

Per le gioie era tutto facile.

La parte più critica erano i malumori. Ma alla fine avevano codificato un modus operandi anche per quelli
"Come va oggi?" chiedeva Lui.
"Mah, insomma" rispondeva Lei.
"Che c'è di nuovo oltre alla solita lista di guai?" aggiungeva Lui che già era distratto (odiava le lamentele di Lei)
"Le solite cose, niente di nuovo" stringeva Lei evasiva, perchè sapeva già che Lui non avrebbe avuto spazio e voglia di ascoltarla e che avrebbe dato per scontato che quella mattina si era alzata col piede sbagliato.
A quel punto i casi erano due: o si cambiava argomento e si chiudeva velocemente oppure, armandosi di pazienza, prendeva la parola Lui (che col tempo aveva imparato a gestire le ansie di Lei) e sfoderava una lista precisa di domande che non le offrissero modo di "sforare" con le risposte.

Poi c'erano i giorni in cui era Lui quello a terra.
Lei sentiva la sua voce, capiva al volo e si preoccupava. Lui odiava che Lei si preoccupasse perchè aveva pudore del suo "malessere" e perchè ci metteva tanto prima di riuscire a parlarne.
Lei ci restava male e insisteva. Lui si innervosiva. Col tempo però aveva imparato che Lui era così e si era adeguata, o almeno ci provava perchè di carattere non era così "mansueta". Ma per Lui era disposta ad essere "remissiva".
 
Talvolta accadeva anche che non si capissero: interpretavano le strozzature della voce, i respiri, le sfumature, le virgole... 
Ne nascevano tragedie che mettevano Lei ko e agitavano Lui fuori misura.
Sembravano uragani e tempeste ma alla fine erano bufere che potevano esser contenute in un bicchiere. E giù liti, sproloqui, parolone...in quel momento nessuno dei due era disposto a guardare il casus belli per quel che era. In genere una "bischerata".
Così facevano un po' di guerra e poi facevano pace e in quello stupido aggredirsi, alla fine avevano scaricato la reciproca tensione.

Lei dimenticava subito. Lui ci metteva un po' di più ma era sempre il primo a dire "ti voglio bene dai, basta".
Finchè era nervosismo, amen. Ma talvolta arrivavano imprevisti pesanti nelle loro vite.
Accadde che Lui attraversò un momento difficile. Lei fu costretta ad aspettare due mesi in silenzio prima di poterlo davvero "sentire". Aspettò e appena Lui disse "ok sono pronto", Lei portò di corsa il suo cuore ad ascoltarlo. Non ci fu niente da dire, solo abbracciarsi e far festa perchè il peggio era passato.

Accadde che poi fu Lei a veder naufragare la sua vita e Lui appena si accorse che per Lei era un momento nero trovò il modo di correrle incontro. Non ci fu niente da dire, solo abbracciarsi e far festa perchè il peggio era passato.

Quando si vedevano, il proclama: "devo assolutamente parlarti di persona" era già storia. 
Lì si materializzava la stranezza del loro essere insieme.
Si vedevano. Non si dicevano quasi niente, e semmai parlavano d'altro rispetto a quello che avrebbe previsto il loro "ordine del giorno".

Sarà stata la luce nitida e fredda di un pomeriggio d'inverno a render tutto più chiaro.
Dopo una giornata di lavoro, si erano dati appuntamento in un luogo che avevano già frequentato altre volte. Avevano si e no due ore. Erano passati diversi giorni dal loro ultimo incontro e nel frattempo avevano discusso a distanza. Un po' di polvere era ancora nell'aria. Lei aveva alcuni appunti da fargli. Lui si era risentito per cose dette da Lei.
L'incontro sembrava dover chiarire chissà cosa.
Si salutarono. Si incamminarono verso un locale dove non potesse arrivare quel gran freddo e finalmente si potesse parlare. 
Due parole di circostanza, due passi; giusto il tempo di "sbattere" dove non avrebbero immaginato. Non quella sera. 

Capitarono infatti davanti alla porta di un'agenzia che proponeva viaggi. In bella vista le foto di luogo che somigliava a un posto dove a entrambi sarebbe piaciuto andare insieme in vacanza. Ne avevano parlato spesso, addirittura fantasticato. E ne ridevano.
C'era il mare che sembrava di sentirne l'odore, c'era il sole che sembrava rendere più sopportabile quel freddo, non c'erano figure umane. Sembrava una sorta di paradiso terrestre. E solo loro lì davanti. 
In silenzio. 
"E' proprio questo qui" disse Lui
"Si" disse Lei
Finalmente calò la tensione e si abbracciarono. Si erano capiti senza dire una parola provando la stessa emozione, la stessa voglia.

Camminarono ancora. Il silenzio era rotto da commenti assolutamente superflui. Nessuno si attenne a quel che doveva dire, anzi, "l'ordine del giorno" venne proprio dimenticato.
Si fermarono a bere una cosa che potesse scaldarli. Si guardarono in faccia e capirono molto l'uno dell'altra. 
"Il tuo viso non mi piace"  disse Lui.
"Tu sei troppo stanco" disse Lei.
Furono le uniche cose "serie" che si dissero, appropriate ai giorni e ai problemi che stavano affrontando. Farne la lista sarebbe stato perder tempo.
Poi si misero a parlare di vita, e cose, e genti.
Trovarono anche il tempo di far diventare quasi 4 le ore e restare a cena insieme.
Le parole erano superflue. Il loro guardarsi bastava. E tornava il buonumore. 
Si promisero di passare un po' più di tempo insieme. 
"Invitami tu, però" disse Lei. Lui fece il sornione e disse "si".
Quelle volte che era successo si erano saputi divertire anche del niente.

Fu tutto più chiaro.
Alla fine non erano le parole ad unirli, era il silenzio. Un silenzio "pieno", di verità, di sguardi, coccole, piccole attenzioni e tanto calore.
Il calore di abbracci gratuiti. 
Il calore che apriva per loro uno spazio sacro: l'intimità.

Lì, e solo lì, in quell'intimità, avevano davvero imparato a conoscersi e a volersi bene

Ovvero ad accettarsi così maledettamente belli e imperfetti com'erano.
E quell'intimità era figlia del silenzio: univa le loro anime sole per natura, simili e serpentinate, univa i bisogni delle loro carni nate per la gioia, comunque resistenti alle intemperie del vivere e affamate di carezze. 
Per poche che fossero le occasioni, bastava ricordare che oltre le parole, sopra alle parole, dentro alle parole, c'era il silenzio della presenza, del sentirsi "insieme".
E in quel guardarsi muti l'intimità si faceva pane buono, che bastava a toglier la fame e dare un po' di pace.
Era quello un dono che doveva essere difeso dai pregiudizi, dalle sovrastrutture, dalla cecità del mondo che pretende ruoli definiti. Doveva esser difeso anche dalle loro paure, dalle loro insicurezze, dalle loro infedeltà. E questo spettava a loro.

Erano due anime fortunate. Perchè si erano trovate e incontrate.

E forse, anche questo poteva chiamarsi amore.





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