lunedì 7 marzo 2011

RIFLESSIONI/9 esitazioni

Se in questa notte io ti penso ad ascoltare...

Già, ti penso ad ascoltare. E mi metto in ascolto.
Sento i movimenti, i bisogni, i respiri, le esitazioni di quello che accade dentro.
Di quello che mi accade dentro.

Le esitazioni. Soprattutto.
Che hanno due facce.

Esitare è il nostro più presuntuoso e velleitario tentativo di fermare il tempo, è il voler procrastinare per non decidere, il voler attendere ancora un pochino crogiolandosi nell'alibi dei dubbi.
E' talvolta il modo più autolesionista di stare sulla soglia: nè dentro, nè fuori. E così non si decide con l'idea di potersi tenere tutto e con l'idea di non dover buttar via niente.

Le esitazioni però possono anche essere benedette, perchè impediscono alla tua impulsività di fare errori.
Ti danno quel pizzico di prudenza che ti salva da baratri da cui poi sarebbe faticosissimo e impervio risalire.

Anche decidere il segno di un'esitazione è complicato. Ci mettiamo accanto un + o un -?
E quanto costa? Me lo posso permettere?

Non so che animale sono. La matematica di certo non è la cosa che mi riesce meglio.
So solo che starmene col fiato sospeso non fa per me.

E intanto alla tv le previsioni del tempo dicono che domani potrebbe piovere: speriamo che domattina lo si sappia di già, mi dà già ansia l'immagine di me esitante davanti alla porta col pensiero se dover prendere l'ombrello o meno.
Uffa!
(ci sta bene uffa a questo punto?)

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