lunedì 21 marzo 2011

RIFESSIONI/12 amici-amici

Ho tanti amici. Non posso davvero lamentarmi. Ed è una benedizione. Non riesco a contarli anche perché ci sono alcuni che magari pensavo lontani e all'improvviso mi sorprendono come non avrei mai immaginato.

Ci sono poi gli "amici amici".
Quelli che non c'è un'altra parola.
Quelli che non sono solo la tua famiglia, ma sono soprattutto parte di te. E fanno parte della tua vita in maniera totale, senza giudizio, senza limiti, senza poterne fare a meno perchè -per i casi più strani e le vie più misteriose- si son trovati mescolati alla tua carne e al tuo sangue. In viaggio con te.

Quest'ultimi - per quel che mi riguarda- posso contarli.
Basta una mano. E con certezza alzo tre dita. Forse meglio due e mezzo, perché uno di questi è amico-amico quando gli va. Quando c'è, c'è tutto che non vedi i confini, ma talvolta si perde un po'...

Accade poi che ci sono momenti in cui, anche se non sei in Giappone (e per carità non voglio essere blasfema) vivi scosse telluriche.
Niente di speciale perchè ciascuno ha ogni giorno le sue.
Però magari in quel momento lì tu sei un po' meno preparato, o più debole, o così stanco che avresti voglia di distrazione, di un panorama diverso, di un qualcosa che ti distolga.
Un piccolo aiuto, gratis magari.

Cerchi in primis l'amico-amico, in quanto lì c'è poco da spiegare, è già tutto chiaro.
Anche perché (sempre per quel che mi riguarda) ha ben poco senso sedersi davanti a un amico-amico e fare l'elenco della spesa delle cose che non vanno.
Meglio un abbraccio, una cena, parole a vanvera e vedere se alla fine ci si ride sopra, si dà un bello scossone al diaframma e si ricomincia a respirare un po'.

Già perché l'ansia, la paura (me lo spiegavano poco fa) "colpisce" per primo il respiro. Infatti "sotto stress" trattieni aria come se tu fossi in procinto di andare in apnea. Interrompi il naturale vai-e-vieni dell'ossigeno dentro i polmoni e poi giù fino alla pancia e alla fine ne risente anche il cervello.
Ecco allora che l'amico-amico non può far niente se non offrirti una sorta di respirazione bocca a bocca, una specie di primo soccorso.
Lui, ti guarda (non ti vede, ti guarda), capisce che la tua faccia non è giusta e prova a farti cambiare espressione.

Ora, dopo che hai lanciato sos vari, dopo che hai chiesto senza pudore, ci sta pure che l'amico-amico abbia un bel po' di cazzi suoi da risolvere. O sia in Tibet. O abbia la febbre a 39.
Capita anche che abbia da sollazzarsi altrove, beato lui, e tu devi accettare che non ne voglia sapere di te.
Ma che non abbia manco percepito le vibrazioni del tuo malessere ti turba un po'.
Ti irriti e ti tocca cominciare a pensare se sia o meno il caso di abbassare un altro di quei tre diti su cui eri pronta a metter la mano sul fuoco.

Poi ci ripensi. Cerchi di fare la tua parte di amico-amico e perdonare l'assenza.
Va bene, e anzi sei felice se i tuoi due e mezzo amici-amici hanno di meglio da fare.
Alla fine son periodacci per tutti e un po' di gioia fa bene, se c'è e quando c'è.

Per fortuna però ho tanti amici: una benedizione.
E così una bella nottata con la luna quasi piena ci scappa lo stesso.
Per ridere poi cerchi di farti amica anche la birra e alla fine -da quasi astemia - la risata te la fai.

E resto qui con le mie due dita e mezzo alzate...
Ho solo una paura: non vorrei che il rumore di queste bombe di primavera ci rendesse del tutto sordi e le radiazioni nucleari ci mutassero geneticamente al punto di non sentire niente "no, nessun dolore, no..." etc, etc, etc. 

Io senza quei miei due e mezzo amici-amici, non sarei la stessa donna. E difendendo me, la mia identità, la mia anima, non posso fare a meno che difendere la loro presenza dentro di me.
Perdonando, quando serve. Aspettando, quando serve. Rinunciando, quando serve.
Soffrendo, quando mi fanno più o meno inconsapevolmente soffrire magari usando parole inappropriate o atteggiamenti indelicati.
Forse - mi dico- è solo questione della mia sensibilità e allora resto lì. Convinta e tenace, testa contro muro.
Pronta sempre ad esserci. Perché ho mille difetti e altri mille, ma io sono così.
E poi si tratta di due dita e mezzo... senza sarebbe davvero un gran guaio!

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